Sabato 06 Settembre 2025 | 15:04

San Severo, Celeste era tornata dal marito violento: «Non avevo soldi per vivere sola»

 
Filippo Santigliano

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Filippo Santigliano

San Severo, Celeste era tornata dal marito violento: «Non avevo soldi per vivere sola»

Nel giorno dei funerali riemerge la tragica odissea di Celeste Palmieri, uccisa a colpi di pistola dal marito che poi si è suicidato

Martedì 22 Ottobre 2024, 09:48

18:09

SAN SEVERO - «Sin dai primissimi giorni di matrimonio mio marito - il signor Mario Furio, poliziotto penitenziario attualmente in pensione con cui sono sposata da 35 anni, siamo genitori di 5 figli - ha manifestato la sua forte gelosia nei miei confronti». È la sera del 3 febbraio 2024 quando Celeste Rita Palmieri, 56 anni, milanese residente a San Severo, siede in caserma davanti ai carabinieri che poche ore prima hanno arrestato in flagranza il coniuge per maltrattamenti. Tre giorni dopo l’uomo verrà scarcerato dal gip con allontanamento da casa, divieto di avvicinare la moglie e braccialetto elettronico. Misure che non gli hanno impedito la mattina del 18 ottobre di uccidere a pistolettate la Palmieri davanti a un supermercato e poi suicidarsi.

«Pugni in faccia» - «Premetto di aver già denunciato mio marito due volte e per questo si è instaurato un procedimento penale» spiega la donna nel raccontare un incubo durato 35 anni. «Ricordo quando sin dai primi tempi del nostro matrimonio mi schiaffeggiava e mi prendeva a pugni anche in faccia per i più futili motivi, alcune volte perché semplicemente volevo andare a trovare a casa i miei genitori, altre volte perché geloso; ci sono i referti del pronto soccorso. Come quando mi ruppe il naso con un pugno e subii un intervento: dopo quell’episodio lo lasciai andando da mia madre con le mie tre figlie per evitare ulteriori violenze».

«Devi essere eliminata» - «Promettendomi di cambiare, purtroppo mi convinse a tornare a casa. Ma dopo neanche un giorno mi disse: ‘le donne come te non meritano solo violenza fisica, ma devo essere eliminate’. Udite queste parole, presa dalla paura aspettai che uscisse di notte per andare al lavoro, preparai le valigie e con i miei tre figli raggiunsi i miei genitori che vivevano a Milano e decisi di intraprendere le vie legali per la separazione. Mi fu detto dalle forze dell’ordine che Furio era stato segnalato sotto casa nostra, lo descrissero con una parrucca rossa; aveva con se medicinali tipo Xanax, fu sottoposto a Tso; finita la cura iniziai a ricevere le sue telefonate con cui si scusava per il comportamento. Mi convinsi così a andarlo a trovare all’ospedale psichiatrico di Milano, di riportarlo a casa, di ricominciare a vivere con lui, probabilmente spinta dalle sue parole di falso amore, dalla pietà provata nel vederlo in quelle condizioni, ed anche per la nostra attuale casa dove avevamo impegnato parte del nostro patrimonio».

«Pareva cambiato» - «Inizialmente mio marito fors’anche spinto dalla felicità di una nuova casa, sembrava essere cambiato. Essendo io casalinga la disponibilità del denaro era sempre in mano sua, mi escludeva da ogni decisione sulle spese, anche di decidere cosa comprare per la spesa. Mi diceva: “tu puoi solo fare la serva a tua madre” facendomi sentire una nullità; la mia autostima era azzerata dalla sua rabbia e dalle brutte parole. Ricordo una lite nel 2008, mi prese per il collo, riuscii a divincolarmi, denunciai l’episodio alla Polizia, ma purtroppo continuai a abitare nella stessa casa: oggi non ricordo neanche più il motivo di quella decisione. Avemmo altri due bambini. Nel 2010 dopo un litigio sul nome da dare all’ultimo nato, andai a vivere per due mesi a casa di mia madre a San Severo, ma mio malgrado fui costretta a tornare da lui perché non avevo soldi per poter vivere da sola».

Liti per i soldi – «Lui è il totale padrone dei soldi della nostra famiglia. Il 23 agosto 2018 quando era da poco andato in pensione, non ottenendo risposte sul perché i soldi diminuivano costantemente andai in banca dove avevo una delega sul conto ma appresi che mi era stata tolta: così decisi di prendere le distanze da quest’uomo. Gli chiesi di vivere sotto lo stesso tetto ma in modo indipendente perché non volevo essere la sua serva. Rispose: “tu vali quanto ti ha dato tua madre e non vali niente perché lei non ti ha dato niente”. Lo spinsi e lui alla presenza dei miei figli più piccoli mi prese per il collo iniziando a strangolarmi; le urla richiamarono l’attenzione dei vicini. Mio marito per la paura decise di lasciarmi e scappare di casa; mi affidai a un avvocato e mio marito lasciò casa su consiglio del suo difensore. Più persone mi riferirono che mi seguiva. Una volta lo trovai dietro di me e disse di volermi parlare per fare pace; io spinta dalla paura, dall’incoscienza e forse incapacità di reagire a quelle pressioni, decisi di tornare con lui».

«Avevo paura» - «Avevo paura che potesse vendicarsi fisicamente di me; decisi di rinunciare alle vie legali e in tribunale rilasciai dichiarazioni tali da consentirgli la non colpevolezza dei fatti a lui attribuiti». (Furio fu assolto in via definitiva a marzo 2022 dall’accusa di maltrattamenti per fatti antecedenti all’estate 2018) «e da allora la violenza fisica fu fortunatamente annullata, ma non cambiò l’aspetto economico e tutt’ora non ho la possibilità di accedere al denaro. Diceva: “i soldi te li devo dare io e non ti devi assolutamente permettere di prendere un centesimo”. Lui preferisce spendere il denaro per svaghi personali, ricevo ogni mese un massimo di 50 euro. Non ce la faccio più a vivere così, sono psicologicamente a pezzi».

Il ritorno a casa - Ad agosto 2023 Furio andò via di casa, la moglie presentò una denuncia. «A novembre scorso decisi di ospitarlo a casa perché era convalescente per un’operazione agli occhi, pareva che le cose iniziassero ad andare meglio, ma in due occasioni fui aggredita fisicamente e non chiamai le forze dell’ordine temendo di aggravare la situazione. Oggi voi carabinieri gli avete telefonato per convocarlo nei vostri uffici; lui ha creduto che la telefonata fosse frutto di una mia decisione ma non se ne sapevo niente. Ho sentito citofonare ed eravate voi carabinieri, stavo aprendo la porta quando mio marito mi ha afferrato alle spalle; ho gridato “aiuto” e sono stata colpita ripetutamente con un coltello da cucina. Grazie all’aiuto dei miei due figli minori sono riuscita a divincolarmi ed aprire ai carabinieri». Sulla scorta delle denunce della Palmieri c’erano due processi pendenti, da riunire, a carico di Furio per maltrattamenti e stalking: la moglie doveva essere interrogata in aula la mattina del 17 ottobre in Tribunale a Foggia, ma l’udienza era stata rinviata. Ventiquattr’ore dopo l’omicidio-suicidio.

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