Il pm Rosa Pensa ha chiesto la condanna a 4 anni di Alessandro Scotece, 18 ani, accusato di porto illegale di armi e favoreggiamento perché avrebbe ricevuto e buttato in un tombino la pistola che un suo conoscente all’epoca dei fatti minorenne usò per uccidere Nicola Di Rienzo, 21enne assassinato nei giardinetti di via Saragat in città la sera del 27 novembre 2022.
I difensori, gli avv. Domenico Lupoi e Antonietta De Carlo, hanno sollecitato l’assoluzione e in subordina la condanna al minimo della pena; la sentenza del gup Francesca Mannini sarà pronunciata nelle prossime settimane; il processo si celebra con rito abbreviato. L’imputato è ai domiciliari con braccialetto elettronico dal 19 dicembre; fu arrestato dalla squadra mobile il 13 luglio 2023 su ordinanza in carcere del gip; quello stesso giorno e per gli stessi reati – detenzione e porto illegale di una pistola calibro 7.65 mai rinvenuta, e favoreggiamento per aver aiutato il baby-killer a eludere le indagini prelevando l’arma e occultandola – fu arrestato e posto in comunità un altro ex minorenne, che si dice innocente condannato a 1 anno e 5 mesi, il 27 novembre dal gup del Tribunale per i minori e rimesso in libertà. A sparare 5 colpi a Di Rienzo, volto già noto alle forze dell’ordine, fu uno studente incensurato che all’epoca dei fatti aveva 17 anni: si costituì subito dopo, fu arrestato, sta scontando una condanna definitiva a 10 anni inflitti il 21 giugno 2023 dal gup del Tribunale per i minori di Bari nel processo abbreviato. Il baby-killer confessò subito, dicendo d’aver ucciso Di Rienzo con una pistola trovata casualmente in campagna: si presentò armato all’appuntamento con la vittima in quanto temeva per la propria vita, dopo aver detto a Di Rienzo che non intendeva più rubare per conto suo e insieme al lui, al che il ventunenne aveva preteso che gli consegnasse 500 euro al mese altrimenti l’avrebbe ammazzato. L’omicida aggiunse d’aver buttato la pistola nei giardinetti e d’essere scappato in scooter dirigendosi in Questura per costituirsi.
L’accusa non crede al movente indicato dallo studente; il gup nel motivare la condanna a 10 anni ha scritto che la causale del delitto “appare inserirsi in un contesto di attività criminale, operando vittima e imputato nello spaccio di droga”. Un familiare di Di Rienzo “ha svelato i dissapori tra vittima e imputato inerenti la comune attività di spaccio. I due e Scotece spacciavano insieme, proprio il giorno del delitto si scambiarono diversi messaggi su Instagram in quanto intendevano riappacificarsi in seguito a un litigio sui conteggi della vendita della droga”. Secondo l’accusa, Alessandro Scotece era presente al momento dell’omicidio in cui non ebbe alcun ruolo, bene rimarcarlo. Prelevò la pistola usata per uccidere Di Rienzo, si allontanò insieme all’altro ex minore (già condannato per gli stessi reati); e nella vicina via Mario Natola si disfece dell’arma buttandola in un tombino. A carico di Scotece ci sono tre circostanze essenzialmente: un telefonino nella sua disponibilità fu trovato vicino al cadavere, il che dimostrerebbe la sua presenza sul luogo del delitto; il 13 maggio 2023 Scotece venne intercettato mentre confidava a amici: “Io stavo là, mi sono trovato: sono rimasto a fianco di Nicola quando…” (seguono parole incomprensibili) “si è alzato, se n’è andato, ha fatto due/tre passi” (riferito al tentativo della vittima di allontanarsi dopo essere stato colpito dalle prime pistolettate) “e poi gli ha buttato altre due botte da dietro” (riferito all’omicida); il coimputato disse d’aver incontrato subito dopo il delitto Scotece che aveva un pacco (che lui intuì successivamente contenere la pistola) di cui si disfece, buttandolo in un tombino.