Sabato 06 Settembre 2025 | 11:30

Vino, donne e turismo: nel Foggiano 5 cantine fanno brand

 
Massimo Levantaci

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Massimo Levantaci

Vino, donne e turismo: nel Foggiano 5 cantine fanno brand

San Severo, l'unione tra le seconde generazioni di marchi storici. D’Alfonso Del Sordo, Pisan-Battèl, d’Araprì, Ariano, Antica Cantina: ufficiale l'intesa

Lunedì 13 Novembre 2023, 11:30

SAN SEVERO - Cinque cantine per fare brand, ma altre adesso potrebbero chiedere di aggregarsi secondo le voci raccolte a margine della presentazione di “San Severo Doc”. Il circuito inaugurato a Vieste, lo scorso 16 ottobre è stato presentato nell’ultimo fine settimana nella città dell’alto Tavoliere, capitale del vino e del barocco: un connubio mai abbinato finora. «L’obiettivo è destare l'interesse dei mercati, fare in modo che le nostre etichette stiano sulle tavole dei più rinomati ristoranti di Puglia e del resto della penisola. Puntare su una quota di consumatori in ascesa, le donne», commenta Paki Attanasio presidente del Gal Daunia rurale che ha promosso l’evento. Un’idea giovane, che poggia sulle gambe degli imprenditori di seconda e terza generazione di marchi storici che provano adesso a fare corpo unico, dopo anni di contrapposizioni. «Oggi si può fare, un tempo sarebbe stato impensabile - commenta Girolamo d’Amico, socio storico delle cantine d’Araprì - troppe inimicizie e gelosie tra noi».

Le cantine coinvolte (D’Alfonso Del Sordo, Pisan-Battèl, d’Araprì, Ariano, Antica Cantina) sono tutte rappresentate dai discendenti 30-40enni. Il decano del gruppo è Gianfelice D’Alfonso Del Sordo, nome storico della vinificazione made in San Severo, che così battezza l’unione: «È il coronamento di un percorso, abbiamo raggiunto la consapevolezza di stare insieme, si sono riunite cantine che hanno dimensioni e storie diverse, vogliamo raccontare lo storytelling di un territorio». Ora il passaggio sarà promuovere San Severo Doc là dove la celebrazione dell’enoturismo diventa prodotto, uno strumento di mercato: «Il vino racconta il lavoro degli uomini e San Severo ha tanto da raccontare sul tema. Siamo andati per cantine per conoscere il lavoro di generazioni di vignaioli e vitivinicoltori, abbiamo abbinato un tour alla scoperta del barocco di San Severo perchè oggi il turista è soprattutto un viaggiatore che vuol conoscere i luoghi. Quanto al vino - il pensiero di Ester Fracasso ideatrice del progetto - ritengo sia uno scandalo non trovare sulla carta dei vini dei ristoranti di Puglia e in diversi locali della provincia di Foggia alcuna etichetta locale. E allora siamo andati alla fonte del problema, il primo workshop lo abbiamo fatto a Vieste per cercare di capire, là dove il turismo esplode ogni anno, dove sia il problema parlando con operatori turistici e ristoratori».

Vieste e San Severo possono dunque essere considerati il punto di partenza e di arrivo della narrazione di un territorio che attraverso il turismo punta a raccontare il lavoro degli uomini. Un’operazione di risveglio dell’identità di un popolo: «Accanto a ogni bottiglia c’è una storia - condivide il sindaco di San Severo, Francesco Miglio - e c’è ancora tanto da raccontare». Lo ricorda Antonio Pisante dell’omonima cantina: «Nella sterminata rete di ipogei San Severo annovera 540 cantine, non tutte oggi in attività». L’indice di una storia che può ancora snodarsi attraverso i sentieri della conoscenza e che la Regione intende affiancare, facendo anche autocritica: «Puntiamo a diversificare la nostra offerta turistica - ha detto Grazia Di Bari, consigliera delegato alle Politiche culturali - finora troppo omologata. Vogliamo portare i turisti nell’entroterra, legarli a una storia e farli ritornare. Finora non è accaduto: un tempo su dieci turisti, sei non tornavano in Puglia. Oggi stiamo invertendo questo trend».

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