MONTE SANT’ANGELO - Condannato anche in appello all’ergastolo Matteo Lombardi, 52 anni, detto “il carpinese”, originario di Monte Sant’Angelo e residente a Manfredonia, commerciante d’auto dopo un passato da allevatore. E’ stato riconosciuto colpevole d’essere il mandante e uno degli esecutori dell’omicidio premeditato e aggravato dalla mafiosità di Giuseppe Silvestri, 41 anni, soprannominato “L’Apicanese” assassinato all’alba del 21 marzo 2017 a Monte Sant’Angelo; agguato collegato alla guerra tra il gruppo Lombardi/Ricucci/La Torre (ex batteria Romito) e i rivali dei Libergolis che dal 2009 a oggi ha visto 13 morti e 5 feriti/scampati in 13 fatti di sangue. La corte d’assise d’appello di Bari poco dopo le 16 di ieri ha confermato la sentenza pronunciata dalla corte d’assise di Foggia il 5 ottobre del 2020. Silvestri, ritenuto vicino ai Libergolis, guidava un “Fiat Doblò” quando da un suv “Toyota Rav” 3 o 4 killer fecero fuoco con la lupara.
Lombardi detenuto a Voghera da dove ha assistito alle udienze in videoconferenza, è in carcere dal 17 aprile 2019 quando fu arrestato dai carabinieri del nucleo investigativo di Foggia su ordinanza del gip di Bari chiesta dalla Dda. Si dice innocente e sostiene che all’ora dell’agguato avvenuto alle 4.50 sulla strada panoramica di Monte, era in macchina con Antonio Zino manfredoniano di 43 anni, diretti a Lodi in Lombardia dove parteciparono nella mattinata a un’asta per la compravendita di auto. I giudici hanno confermato anche la condanna di Zino a 3 anni per favoreggiamento per aver confermato l’alibi del presunto assassino. I difensori dei due garganici ricorreranno in Cassazione.
Lombardi, ex alleato dei Libergolis nella faida con gli Alfieri/Primosa, è in attesa di giudizio anche nel maxi-processo “Omnia nostra” alla mafia garganica a 45 persone: è accusato di mafia, autoriciclaggio e d’essere uno dei mandanti del tentato omicidio di Giovanni Caterino sfuggito a Manfredonia la mattina del 18 febbraio 2018 ai sicari che volevano vendicare la morte di Mario Luciano Romito assassinato il 9 agosto 2017 nelle campagne di San Marco in Lamis nella strage con 4 vittime: mattanza per la quale Caterino è stato condannato anche in appello all’ergastolo quale presunto basista.
Il sostituto procuratore generale Giannicola Sinisi nell’udienza del 25 gennaio aveva chiesto ai giudici di confermare l’ergastolo per Lombardi su queste basi: trovato anche il suo dna su una cartuccia repertata dai carabinieri sul luogo dell’omicidio Silvestri; l’alibi fornito è falso perché l’imputato la mattina del 21 marzo 2017 non partì da Manfredonia insieme a Zino, ma lo raggiunse al casello autostradale di Poggio Imperiale dopo aver preso parte all’agguato; e nel processo d’appello si sono aggiunte le dichiarazioni dei fratelli mattinatesi Andrea e Antonio Quitadamo, pentiti dopo aver fatto parte del clan Romito, che hanno indicato in Lombardi uno dei sicari.
Gli avvocati Francesco Santangelo e Michele Laforgia chiedevano l’assoluzione di Lombardi (come l’avv. Angelo Pio Gaggiano per Zino) perché le dichiarazioni dei pentiti sono contrastanti e non riscontrate; perché la prova del dna desta perplessità per la procedura seguita per ricavarlo e comunque, non avendo… età il codice genetico, non prova che la cartuccia sia stata inserita nel fucile il giorno del delitto; perché l’alibi fornito da Lombardi è vero e dimostrato.