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Foggia, omicidio Di Rienzo: il 17enne chiede un percorso di recupero

 
Redazione Foggia

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Foggia, omicidio Di Rienzo

Il difensore ha presentato l'istanza al Tribunale della libertà: «La permanenza in casa o in comunità gli consentirebbe di proseguire gli studi e intraprendere una nuova strada»

Domenica 11 Dicembre 2022, 13:09

FOGGIA - Ha confessato, è incensurato, si è subito costituito per cui non c’è pericolo di fuga. Poggia su queste basi il ricorso dell’avvocato Carlo Alberto Mari al Tribunale per la libertà per chiedere la permanenza in casa o il collocamento in comunità (misura intermedia tra carcere e domiciliari) per il diciassettenne foggiano, rinchiuso da 2 settimane nell’istituto minorile Fornelli di Bari per l’omicidio di Nicola Di Rienzo, ventunenne ucciso con 5 colpi di pistola a torace, addome e schiena il pomeriggio del 27 novembre nei giardinetti di via Saragat. Il minore subito dopo raggiunse in scooter la Questura, si costituì, confessò a squadra mobile e Pm per i minori Gianna Maria Nanna.

Disse di non aver avuto intenzione di ammazzare il conoscente ma solo di spaventarlo mostrandogli la pistola, invece Di Rienzo non si era intimorito, cercando di disarmarlo, inseguendolo e in quella fase l’indagato sostiene di aver fatto fuoco; sostenne d’aver ucciso perché minacciato da Di Rienzo (era libero da marzo dopo 13 mesi in carcere e ai domiciliari per tentato furto in una laboratorio orafo) per conto del quale non voleva più rubare come succedeva da qualche mese, al che la vittima avrebbe preteso che comunque gli consegnasse 500 euro al mese: spettava al ragazzo vedere come procurarseli, anche trovandosi un lavoro.

Il movente fornito non convince chi indaga (vedi articolo a fianco ndr). Il Pm dopo la confessione firmò il decreto di fermo per omicidio volontario e porto e detenzione illegale di pistola calibro 7.65, che non è stata ancora trovata. Tre giorni dopo il Gip Patrizia Famà convalidò il fermo e dispose la prosecuzione della detenzione al “Fornelli”.

Contro questa decisione l’avvocato Mari ha presentato ricorso al Tribunale della libertà da discutere nei prossimi giorni, riproponendo le argomentazioni già sottoposte al Gip: l’indiziato è incensurato, e le denunce a suo carico per tre rapine avvenute tra il 2020 e il 2022 devono ancora essere vagliate in sede processuale; si è subito costituito per cui non esiste alcun pericolo di fuga; ha confessato a Pm e Gip. Mandarlo ai domiciliari (per i minori la cosiddetta “permanenza in casa”) oppure trasferirlo in comunità dove sarebbe seguito da educatori e assistenti sociali, consentirebbe al ragazzo – sostiene il difensore – di proseguire gli studi e di iniziare un percorso di recupero fuori dalla struttura carceraria.

Il Gip aveva tuttavia rigettato la richiesta difensiva, ritenendo il carcere minorile l’unica misura idonea a soddisfare le esigenze cautelari, principalmente quella di evitare il rischio di reiterazione dei reati. Pericolo che sussiste – ritengono Pm e Gip del Tribunale per i minorenni – per la gravità dei fatti e considerate le modalità e il contesto dell’omicidio, il 14° del 2022 in Capitanata, il quinto a Foggia. Chi indaga rimarca come l’indiziato si sia procurato senza difficoltà una pistola, dimostrando di saperla usare e sparando a bruciapelo e il movente del delitto da lui fornito insinua dubbi: ci si trova davanti a un ragazzo terrorizzato da un mondo criminale da cui voleva allontanarsi, come da lui affermato? Oppure nonostante la sua giovane età il presunto omicida è «già ben inserito in un contesto dedito alla commissione di reati», come ipotizza la Questura?

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