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San Severo, mafia e droga: la Dda chiede 35 condanne per 290 anni

 
Redazione Foggia

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San Severo, mafia e droga: la Dda chiede 35 condanne per 290 anni

La requisitoria del pm, adesso parola al nutrito collegio difensivo. La sentenza del gup di Bari sarà emessa la prossima primavera

Giovedì 17 Settembre 2020, 10:21

San Severo - La Dda chiede 35 condanne per circa 290 anni di carcere, con pene da 9 mesi a 21 anni di carcere, nel processo abbreviato «Ares» davanti al gup di Bari. Gli imputati, la maggior parte di San Severo, sono accusati a vario titolo di mafia e traffico di droga (riconducibili ai clan Nardino e La Piccirella-Testa); spaccio; estorsioni; tentato omicidio; gambizzazioni; armi, ricettazione e furto. Il blitz della Polizia del 6 giugno 2019 fu contrassegnato dall’emissione di 50 ordinanze cautelari (42 in carcere e 8 ai domiciliari) del fip del del Tribunale di Bari. I pm a febbraio chiesero il rinvio a giudizio di 43 imputati per 90 imputazioni, per fatti avvenuti tra 2015 e 2016; e il processo durante l’udienza preliminare si è diviso in 3 tronconi: abbreviato per 35 imputati davanti al gup Annachiara Mastrorilli che quando emetterà la sentenza nella prossima primavera si pronuncerà anche sulla richiesta di patteggiamento di 2 imputati; abbreviato ma davanti ad un altro gup per il presunto boss Severino Testa e Carmine Delli Calici; rinvio a giudizio del presunto capo clan sanseverese Vincenzo Giuseppe La Piccirella e del foggiano Giuseppe Spiritoso che saranno processati da ottobre dal Tribunale di Foggia; ci sono infine un sanseverese e un albanese per i quali la difesa chiede il proscioglimento con il gup che deve ancora pronunciarsi.

Il pm ha chiesto condanne (e parziali assoluzioni) per tutti i 35 imputati. La pena più alta, 21 anni, è stata chiesta per Franco Nardino , 57 anni, detto «Kojak» ritenuto al vertice dell’omonimo clan: è un nome storico della criminalità sanseverese, sin da quando era una costola della «Società foggiana», mentre dall’inchiesta Ares sarebbe emersa per la prima volta - dice la Dda - l’autonomia dei clan locali, sempre legati però alle batteria della «Società».

L’accusa poggia su intercettazioni e rivelazioni di pentiti. Secondo l’accusa negli ultimi anni a San Severo hanno comandato il gruppo Nardino e la batteria La Piccirella-Testa dopo un patto di non belligeranza, occupandosi di droga soprattutto e di estorsioni (soprattutto il secondo gruppo). Il clan Nardino si sarebbe rifornito di cocaina da Olanda, Germania e Napoli, cercando di avviare un canale con l’Albania per approvvigionarsi di marijuana; il clan La Piccirella-Testa avrebbe imposto agli spacciatori sanseveresi di rifornirsi dal gruppo o di versare una percentuale sui guadagni.

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