FOGGIA - All'alba di ieri una guardia giurata ha ucciso in un paesino Tavazzano, in provincia di Lodi il cugino, Amato Di Paolo, 29enne di Cerignola. A muovere la mano del killer, Sebastian Ganci, di 40 anni è stata la gelosia. L'uomo ha sparato diversi colpi contro il cugino, reo di volersi portare a letto una ragazza rumena di 17 anni ospite a casa sua e di cui si era invaghito.
Quando ha sentito il cugino dire «a me di lei non interessa niente, la voglio solo portare a letto», non ha capito più nulla e ha sparato. Ha detto più o meno così al pm di Milano Andrea Fraioli, l'omicida.
Ieri, davanti al magistrato, il vigilantes ha confessato, ma al termine dell’interrogatorio, come ha riferito il suo difensore, Eliana Zecca, si è sentito male. «E' stato visitato dai medici del carcere - ha assicurato il legale - ed è tutto sotto controllo. Ma è sotto choc, non riesce a darsi una spiegazione del gesto».
Al pm, la guardia giurata ha spiegato che tra lui e la ragazza, di cui si era invaghito e che era sua ospite a casa, c'era un’amicizia 'specialè. Amicizia, questo è il senso delle poche parole pronunciate, che sperava si trasformasse in una relazione stabile e che il cugino, da poco venuto da Cerignola (Foggia) a trovarlo, stava rovinando.
Ganci nel corso della sua ricostruzione, al pubblico ministero ha pure detto di aver avuto «paura» in quanto durante il violento litigio il cugino avrebbe minacciato di «buttarlo giù dalla finestra». Inoltre ha parlato di un battibecco avvenuto qualche ora prima del delitto, aggiungendo che il 29enne lo avrebbe provocato dicendo «me la porto via».
L’avvocato Zecca, che stamane ha incontrato il suo assistito in carcere, ha tenuto a precisare durante il colloquio che Ganci ha pianto e ha ripetuto: «Mi dispiace, ma non ho capito più nulla. Non so cosa mi è successo. Io non sono un delinquente. Mi sono rovinato la vita».
Il difensore ha inoltre aggiunto che domani il vigilantes confermerà la versione resa al pm anche nell’interrogatorio al gip Alessandra Clemente chiamata a decidere sulla richiesta di convalida del fermo e della misura della custodia cautelare in carcere.
LE PAROLE DEL GIP - Ha parlato di «furia omicida" dovuta alla «gelosia» e di «persona instabile che gestisce male le frustrazioni», il gip di Milano Alessandra Clemente nel provvedimento con cui oggi ha convalidato il fermo e disposto il carcere per Sebastian Ganci, la guardia giurata pugliese che domenica scorsa ha ucciso, a Tavazzano nel Lodigiano, il cugino di 29 anni, Amato Di Paola, dopo una lite per via di una ragazza di 17 anni di cui il vigilantes si era invaghito.
Il giudice, che nel provvedimento riporta le dichiarazioni messe a verbale dalla minorenne, di origine romena, parla anche di un verosimile «abuso di cocaina», ritrovata nell’appartamento dove è avvenuto il delitto assieme a hashish. Sul punto sono in corso accertamenti per capire se e chi abbia fatto uso di sostanze stupefacenti.
Secondo la ricostruzione finora emersa e riportata nell’ordinanza, il vigilantes di 40 anni, innamorato della 17enne, qualche giorno prima del delitto sarebbe andato a Cerignola (Foggia), il paese di origine, assieme alla ragazza per una breve vacanza.