FOGGIA - Suona l’allarme rosso alla Fpt Industrial, l’italoamericana Fca vuole farli in proprio i motori per i veicoli commerciali, da quarant’anni prodotti a Foggia, ed ha dato ieri il preavviso alla direzione di stabilimento. Dal luglio 2021 circa 150mila motori l’anno potrebbero prendere la strada di Pratola Serra (Avellino) dove ci sono gli impianti della Sevel, la fabbrica che produce i veicoli commerciali. Bye bye così alla vecchia Sofim, lo stabilimento di Foggia è un’autorità riconosciuta a livello mondiale (in ascesa le commesse anche con il Giappone), da una decina di anni con una produzione annua stabilmente sopra i 300mila propulsori. L’annuncio della direzione aziendale di Cnh Industrial ai sindacati ha suscitato comprensibile preoccupazione tra i circa 2mila lavoratori foggiani e dell’indotto che mai si sarebbero sognati un annuncio di questo tipo, peraltro in una fase in cui i motori prodotti a Foggia vanno a gonfie vele.
Che con la Fiat americana le cose potessero cambiare si intuiva già da un pezzo, era solo questione di tempo. Oggi il gruppo Fca è sostanzialmente diviso in due: da un lato Fiat-Chrysler formano il segmento “Automobiles”, dall’altro c’è il segmento cosiddetto “Industrial” con la capofila Cnh che ingloba al suo interno anche l’ex Sofim, divenuta nel tempo Fpt industrial che produce a Foggia i motori diesel più venduti al mondo. Evidentemente però non è bastato. Nell’ottimizzazione dei costi Fca intende eliminare un passaggio, dunque che senso ha - la domanda che potrebbe essersi posta il management - tenere i motori a Foggia e non pensare di installare una linea di produzione dove già nascono i veicoli commerciali?
Ora il management di Cnh dovrà cominciare a guardarsi intorno per cercare in giro quei clienti che assicurino in tutto o in parte la commessa di Fca. Ci sono due anni per farlo, ma naturalmente la perdita allo stato è molto grave e dirigenti e maestranze all’interno dello stabilimento si chiedono innanzitutto come fare per recuperare quelle linee di produzione oggi esternalizzate. Un’operazione che di fatto dovrebbe scattare a settembre, ma sarebbero già in corso le grandi manovre per provare sin da ora ad attutire il colpo dell’annuncio decisamente a ciel sereno. I sindacati, che hanno voluto incontrare separatamente l’azienda, ufficialmente non parlano. L’ha fatto ieri soltanto la Fiom Cgil, che ha preliminarmente censurato il comportamento delle altre sigle (Fim Cisl, Uilm Uil, Fismic) di pretendere incontri separati «quando i problemi dei lavoratori sono gli stessi». «La Fiom - recita una nota - ritiene che il raggiungimento dei notevoli risultati conseguiti nel corso degli anni dalla CNHi di Foggia, e che hanno permesso all’azienda di stabilire di anno in anno sempre nuovi record siano il frutto dell’intelligenza, del lavoro e dei sacrifici affrontati dai lavoratori. Per la Fiom è un punto fermo il futuro occupazionale di tutte le lavoratrici ed i lavoratori in stabilimento a prescindere dalla tipologia di contratto di lavoro in essere. Pertanto alle normali scadenze riteniamo debbano essere stabilizzati i rapporti di lavoro oggi precari».
I lavoratori sono convinti che la qualità del motore Cnh e le capacità dimostrate dal sito foggiano nel corso degli anni sapranno affrontare questo momento di crisi e di superarlo ben prima della data fatidica del luglio 2021. Tuttavia lavoratori e sindacati chiedono «quegli investimenti che da tempo il sito attende di ricevere. La salvaguardia occupazionale dello stabilimento rappresenta la priorità assoluta - leggiamo in una nota fatta circolare ieri - monitoreremo con determinazione il processo di salvaguardia e rilancio della fabbrica di Foggia», mentre la Fiom chiede che «alle normali scadenze vengano stabilizzati i rapporti di lavoro oggi precari».