FOGGIA - Due reparti si fronteggiano da anni: la Fisiatria universitaria da un lato, la Geriatria dall’altro. Patologie molto diverse, via via di pazienti e parenti da mattino a sera che attraversano l’unico corridoio per passare da un capo all’altro. Tanta confusione, vociare continuo e persistente anche se l’invito al silenzio dovrebbe essere la regola d’oro in certi ambienti. Alla sofferenza dei malati si aggiunge anche questo trambusto fuori ordinanza. Una situazione che si protrae da troppo tempo. Ma ora qualcosa dice che bisogna dire basta. Siamo agli Ospedali riuniti, il nuovo policlinico regionale che sta cambiando gradualmente pelle: nuovi reparti, grandi attrezzature, il nuovo Deu dell’emergenza-urgenza indicato come il fiore all’occhiello della futura e ormai prossima trasformazione. Ma negli anziani al terzo piano del terzo lotto la sensazione di esser lasciati soli non muta. «Il direttore generale Vitangelo Dattoli è venuto a rendersi conto di come stiamo messi - così alla Gazzetta il primario di Geriatria, Massimo Zanasi - unico direttore a farlo da quando ci sono io in questa struttura. Speriamo che qualcosa cambi nel rispetto dei malati e di un’emergenza anziani che nella nostra società sta assumendo una rilevanza sociale sempre più importante».
Non è la coabitazione in quanto tale quella che viene denunciata da Zanasi: «I malati sono tutti uguali, ma le patologie diversissime. Nulla contro i colleghi e il personale della Fisiatria con i quali abbiamo anzi anche un rapporto di collaborazione, ma non possono coesistere due reparti così diversi su di un unico piano. Chiediamo il rispetto per le persone in carrozzina, per gli anziani accompagnati a spalla dai parenti che avrebbero bisogno di maggior privacy e riservatezza».
La circostanza del trasloco pone altre questioni sul tappeto. La società invecchia e c’è sempre più bisogno di residenze per anziani, luoghi di ricovero e cura perchè anche le famiglie disposte a tenere in casa i propri cari scarseggiano sempre più. Aumentano infatti le dimissioni protette da parte dei parenti: la norma prevede che l’Asl invii la commissione invalidi per verificare le condizioni dell’anziano e mandarlo d’ufficio in una Rsa, una procedura che permette di saltare a piè pari le lunghe liste d’attesa presenti ormai in tutte le residenze sanitarie per anziani sia private che convenzionate. «In tre mesi ne abbiamo fatte una quarantina di dimissioni così - dice il dottor Zanasi - ma noi abbiamo diciotto posti letto quasi tutti sempre pieni, quando i parenti chiedono la dimissione protetta il posto letto non può liberarsi subito. Così si formano le file al Pronto soccorso. L’ospedale a mio avviso dovrebbe occuparsi anche delle post-acuzie, dal momento che la popolazione invecchia e la richiesta di questi luoghi è costante».
Anche “Nonno libero”, il clochard vestito di buste, è stato ricoverato qui per quindici giorni. Ora è all’ospedale Casa Sollievo a San Giovanni Rotondo: chi si sta prendendo cura di lui indica in quell’uomo enigmatico e sconosciuto che ha circolato fino a poco tempo fa per le strade di Foggia, un simbolo di riscatto anche degli ultimi che passa necessariamente dalle cure e dall’assistenza che si può ricevere in un ospedale.