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I ritardi, il caldo, le attese: l’incubo dei treni nell’estate arroventata

 
Enzo Verrengia

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Enzo Verrengia

Frana fra Benevento e Ariano Irpino: stop alla circolazione ferroviaria sulla Foggia-Caserta

I treni accumulano ritardi spaventosi in questi giorni di inizio estate, quando si richiederebbe maggiore efficienza, visto l’aumento dei viaggiatori

Mercoledì 02 Luglio 2025, 13:00

«Quando c’era lui i treni arrivavano in orario!» Be’, adesso al governo c’è una destra la cui componente principale non nasconde certe nostalgie… Eppure i treni accumulano ritardi spaventosi in questi giorni di inizio estate, quando si richiederebbe maggiore efficienza, visto l’aumento dei viaggiatori. Sia da nord a sud che nel verso contrario, salire su una pensilina comporta il rischio di attese micidiali, vista anche l’impennata delle temperature, che danno pienamente ragione ai catastrofisti climatici.

In proposito scrive lo storico friulano Maurizio Boccichet: «Ovviamente nell’800 c’erano più treni merci che di servizio per i passeggeri, mentre oggi la situazione è del tutto opposta. L’infrastruttura serve più per spostare le persone che le merci e i treni sono molti di più di un secolo fa. Questo provoca problemi e la retorica del ritardo non è che l’effetto di una complessità che di tanto in tanto si inceppa».

Retorica? La scorsa domenica verrà ricordata come un incubo sui binari. Gli Intercity che scorrono lungo l’Adriatico, già retrocessi ad accelerati di una volta dall’accresciuto numero di fermate, sia a scendere che a salire creavano buchi neri di incognite sui tempi di percorrenza per un fantomatico guasto sulla linea Milano-Piacenza. A questo si aggiungeva il black-out dei radar nell’Italia settentrionale, che aggiungeva disfuzioni dagli effetti disastrosi. Gente che non atterrava, coincidenze che saltavano, prenotazioni vacanziere da modificare. «Cos’altro potrebbe succedere?» esclama sconfortato Gene Wilder in Frankenstein Junior. E Marty Feldman replica: «Non so, potrebbe piovere?» Macché! Afa tropicale dal Salento alla riviera romagnola, dove il clima peggiora per l’umidità.

Va peggio sulla tratta Napoli-Roma. Ne fa le spese, fra gli altri, il deputato di AVS Francesco Emilio Borrelli, bloccato sull’alta velocità Napoli-Frosinone a Caianello, cui una passeggera ha riferito: «Ci hanno lasciato fermi per oltre un’ora e mezza sotto il sole, senza acqua né assistenza. Il treno è stato soppresso senza alcuna comunicazione chiara sulla nostra sorte. Ci è stato detto che un altro convoglio ci avrebbe portato a Venafro, ma era già pienissimo. La gente si è lanciata per entrare, ma non c’era spazio, non si respirava».

Prevedibile la rimostranza del parlamentare di opposizione: «Siamo davanti all’ennesima vergogna che colpisce i viaggiatori delle ferrovie italiane. Treni soppressi, zero assistenza, caos e panico. I cittadini vengono lasciati soli, trattati senza alcun rispetto. È inaccettabile che il ministro Salvini parli ogni giorno del Ponte sullo Stretto, quando in realtà chi viaggia in treno subisce ogni pesanti disagi».

Parole non diverse da quelle di Matteo Renzi in un suo posto precedente su Facebook: «Ho preso tre treni in questa settimana. E per tre volte ho fatto ritardo, oggi più di un’ora. Vi sembra normale che il Ministro dei Trasporti Salvini si preoccupi di tutto tranne che del funzionamento delle ferrovie? Ogni giorno inventa una scusa diversa: il chiodo, il pantografo, lo sciopero, il Pnrr, le cavallette.»

Dinanzi a questi disagi che riunificano il Belpaese, sono inevitabili certe considerazioni. Il look futurista dei vagoni non sempre corrisponde alla funzionalità. Incidenti e interruzioni non confermano l’adeguamento agli standard europei. Prima di curare la promozione del trasporto pubblico ne vanno stabilizzati gli aspetti tecnici. Anziché i premi di consolazione - rimborsi e beni di conforto - bisognerebbe operare sulle componenti di una rete ancora soggetta alle inadeguatezze precorse. Senza dimenticare che nel sud borbonico sorsero i primi collegamenti sulle strade ferrate, e nulla avevano da invidiare all’Inghilterra pioniera delle locomotive a vapore.

Alla leggenda metropolitana della puntualità ferroviaria nel Ventennio viene da contrapporre l’inarrivabile ironia di Giulio Andreotti: «Ci sono due tipi di matto. Quello che si crede Napoleone. E quello che crede di poter risanare le ferrovie italiane».

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