Sabato 06 Settembre 2025 | 18:04

Nessuno può giocare con il futuro dei meridionali

 
Onofrio Introna

Reporter:

Onofrio Introna

E pensa tu se il Sud non fosse ignorato

L’autonomia differenziata tanto cara ai leghisti non è una riforma come altre, è una minaccia a legge armata all'unità della Repubblica

Domenica 25 Agosto 2024, 12:58

L’autonomia differenziata tanto cara ai leghisti non è una riforma come altre, è una minaccia a legge armata all'unità della Repubblica. È un attentato alla parità dei diritti di cittadinanza, sancita dalla nostra bella Costituzione, nata dalla Resistenza e dal confronto solidale dei padri costituenti e dei partiti antifascisti e democratici, nel secondo dopoguerra.

Favorirà i cittadini del già prospero Centro-Nord, attribuendo alle Regioni più ricche la competenza di ulteriori materie, con i relativi fondi, conseguentemente. Questo a scapito dei meridionali, che vivono in un Mezzogiorno in disagio socio-economico, per colpe non proprie, ma dei Governi nazionali di ogni colore, che si sono avvicendati negli ultimi decenni. La legge Calderoli finirà per avvantaggiare alcuni Italiani, cittadini di massima serie, mortificando quelli del Sud in una serie B senza speranza di promozione. Sembra evidente che quanto si potrebbe verificare contrasterebbe con il nitido dettato dell'articolo 3 della Carta costituzionale, laddove si stabilisce indiscutibilmente che «tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge», senza distinzione, anche «di condizioni personali e sociali».

Non viene soltanto affermata e tutelata l'uguaglianza di tutti gli Italiani, ma si attribuisce solennemente «alla Repubblica», nel secondo comma, il compito di rimuovere gli ostacoli economici e sociali «che impediscono il pieno sviluppo della persona umana».

È apprezzabile, perciò, l'iniziativa del presidente della Regione, Michele Emiliano, che ricorre alla Consulta contro la riforma leghista. È tempestiva e coerente con la battaglia della Puglia e del Sud contro il regionalismo spinto «spaccaItalia» lombardo-veneto. Dodici punti, sviluppati in 88 pagine, per contestare la legittimità costituzionale dell'autonomia differenziata, non altro che una versione moderna, 4.0, del vecchio cavallo di battaglia della Lega padana delle origini, il federalismo di Umberto Bossi e del prof. Miglio.

Il ricorso alla Corte si affianca alle richieste di referendum abrogativo e si pone come risorsa provvidenziale in caso di un malaugurato NO dei massimi giudici alla consultazione popolare.

Riparando alla scivolata del mancato Sì del Consiglio regionale alla richiesta di referendum, la Puglia è stata la prima Regione a ricorrere alla Corte costituzionale. Denuncia la violazione del principio di uguaglianza dei cittadini e dell'unità e indivisibilità della Repubblica. Richiede, inoltre - ed è una novità di particolare importanza - di dichiarare illegittima la riforma del titolo V della Costituzione, approvata nel 2001 e dalla quale derivano tutte le particolari forme di autonomia regionale progettate o avanzate negli ultimi ventitrè anni.

Per la prima volta è posta in discussione dal Centrosinistra lo «schema» dell'autonomia promosso all'inizio del Duemila dallo stesso Centrosinistra, la famigerata modifica del 2001, l'intervento normativo ab origine che viene strumentalizzato dal Centrodestra per replicare alla coalizione progressista. In pratica: «l’avete voluta voi, perché adesso siete contro?».

Obiezioni che lasciano il tempo che trovano: in politica è legittimo cambiare, alla luce di fatti e circostanze mutate nel tempo. Lo scatto d’orgoglio del fronte democratico anti-autonomista riscatta qualsiasi errore: le oltre 500mila firme per il referendum sono state conseguite prestissimo online e la raccolta continua ancora sui banchetti, prossima al risultato, grazie anche all'impegno dei partiti, di Cgil, Uil, Anpi, movimenti, asssociazioni e a testimonianza della voglia di partecipazione dei cittadini e della risoluta condanna dello scellerato progetto Calderoli. Quattro Consigli regionali hanno approvato le due richieste di quesiti abrogativi, il NO all'autonomia differenziata è in testa alle agende politiche, estive e post-estive.

In ultimo, in Basilicata, i presidenti delle Province di Potenza, Matera e settanta sindaci hanno chiesto al presidente della Regione Vito Bardi di dire NO alla legge Calderoli. La Lucania è retta da un’amministrazione di Centrodestra e la sollecitazione potrebbe restare inascoltata, nonostante qualche dissenso nella maggioranza, ma resta il significato politico di una iniziativa, che si aggiunge a quelle del Pd nel Consiglio regionale lucano ed è promossa dal primo cittadino di San Paolo Albanese, un comune di poco più di 200 abitanti. Mosè Antonio Troiano, esponente Pd è vicepresidente dell’associazione dei sindaci del Sud Italia, Recovery Sud.

Il Mezzogiorno unito si batte contro l’autonomia del Nord, che rischia di creare un’Italia a due velocità. L’autonomia differenziata è una secessione dei ricchi, un disegno eversivo dell'uguaglianza tra i settentrionali e i meridionali, Un Robin Hood al contrario: ruba alle Regioni povere del Sud, per dare alle Regioni ricche e ingorde del Centronord.

«Contiene già nel suo corpo la divisione intesa come volontà egoistica e come perverso progetto politico»: lo ha messo in luce, perfettamente, l’arcivescovo di Napoli, Domenico Battaglia. Anche secondo la lucida lettura del presule, «la volontà egoistica» dei territori ricchi riprende il progetto politico di quarant'anni fa, di dividere l’Italia, separando il suo Nord, divenuto opulento con le braccia e l'intelligenza dei meridionali, da quel Sud impoverito dalla perdita di risorse, svuotato di fondamentali ricchezze al posto delle quali sono arrivati a fiumi inganni e false promesse».

Le parole di mons. Battaglia sono le nostre di sempre. L’unità nazionale è messa seriamente a repentaglio. La parità di servizi tra i cittadini del Nord e del Sud ne uscirà scardinata. L'autonomia differenziata, concludiamo, è il peccato originale: nessuno può permettersi di giocare con il futuro dei meridionali, i diritti civili e sociali vanno garantiti in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale. Contro l'ingiustizia dei potenti, Bertold Brecht scrisse: «Ci sarà pure un giudice a Berlino!». Anche per noi: ci sarà pure un giudice a Roma.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)