Sabato 18 Ottobre 2025 | 17:53

E ora la guerra santa della destra leccese contro gli «infedeli»

E ora la guerra santa della destra leccese contro gli «infedeli»

 
Sandro Frisullo

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Sandro Frisullo

E ora la guerra santa della destra leccese contro gli «infedeli»

La campagna elettorale si è conclusa con la vittoria, seppure di misura, della destra con l'elezione di Poli Bortone a sindaco della città

Sabato 29 Giugno 2024, 12:59

La campagna elettorale si è conclusa con la vittoria, seppure di misura, della destra con l'elezione di Poli Bortone a sindaco della città. Il risultato va riconosciuto e rispettato. Amareggia, tuttavia, che lo stesso rispetto non è riservato, purtroppo, a chi oggi sconfitto viene trattato con supponenza e derisione. La destra leccese, nelle ultime settimane aveva deciso di scatenare una sorta di guerra santa contro gli “infedeli” (peggio se leninisti secondo la grottesca definizione della Poli) rei di aver occupato abusivamente il municipio. Alludendo a chissà quali macchinazioni e alimentando il sospetto di manipolazioni delle operazioni elettorali ordite nell’oscurità. Ogni mezzo è stato utilizzato per denigrare l’avversario e deformare la scelte amministrative. La demagogia è stata sparsa a piene mani, e rappresentare Lecce allo sbando è stato uno sfregio alla verità dei fatti. Chi ha ridotto il confronto elettorale a questo livello si è assunto una grave responsabilità trasformando l'avversario politico in un nemico da abbattere. Voglio augurarmi un ripensamento che punti a realizzare un confronto rigoroso e senza confusione tra posizioni diverse, nella consapevolezza che il 50% dell'elettorato non ha votato per l'attuale maggioranza. Il sindaco di tutte e tutti non può essere la retorica dei comizi elettorali. Vedremo all'opera una destra che certo non ha risparmiato sparate propagandistiche così prodiga di mirabolanti promesse. Ma una seria cultura di governo ha bisogno di equilibrio e di mediazione e chi subentra nell'amministrazione deve avere cura nel completare le opere progettate e cantierizzate invece di annunciare "sconvolgenti" novità, incurante dei danni e delle conseguenze negative per la città.

Vedremo se funzioneranno gli annunci di smontare il PUG (piuttosto che il filobus..) di revocare i progetti di pedonalizzazione del centro e il piano di riorganizzazione della SGM (e di come affrontare le questioni legate al traffico e all’inquinamento dell’aria) o di trasformare Lecce nella città dei fiori…vedremo se finalmente Lecce sarà una città felice e piena di sole (il campo dei miracoli nel paese dei balocchi..)..vedremo. Non è peregrino prevedere che questa bolla narrativa è destinata a sgonfiarsi contro l'urto delle questioni concrete e materiali della realtà urbana difficilmente comprimibili dalla propaganda elettorale. Più ragionevolmente e realisticamente si tratterà di fare i conti con le cose fatte e quelle da completare e anche con le innovazioni che si intendono introdurre. Avendo cura della sostenibilità dei conti, il corretto uso della spesa pubblica, trasparenza e imparzialità nella gestione amministrativa. Il tempo del governo mal si concilia con quello degli slogans e della demagogia. Seguiremo l'attività amministrativa con grande attenzione e senza pregiudizio alcuno. Anche la coalizione di centrosinistra sarà chiamata a riflettere sulle cause di una sconfitta che rinvia alla qualità del suo rapporto con la società leccese, con i suoi bisogni e gli interessi legittimi che esprime. Di ragionare più attentamente sull'esercizio della funzione di governo, sul suo essere un mezzo e non il fine della politica. È nel rovesciamento del rapporto mezzi/fini che spesso risiede un atteggiamento di autosufficienza e di presunzione nel considerare l'acquisizione del consenso come un dato scontato. Il consenso è il risultato di un'azione politica e sociale che deve potersi sviluppare in modo costante lungo tutto l'arco temporale che intercorre tra un'elezione e l'altra. Il consenso partecipato (non passivo) non risiede nell'occupazione delle leve di potere, nel "governo dall'alto", ma, al contrario, nell'incrociare bisogni e diritti negati e nell'azione di trasformazione della società. Bisognerà pur prendere atto che questo sistema maggioritario così iperpersonalizzato, depotenzia la mediazione politica e ne indebolisce i soggetti organizzati, partiti e corpi intermedi. L'analisi differenziata del voto, per territori e luoghi sociali, evidenzia una scarsa connessione con alcuni strati sociali, quelli più vulnerabili, il cui orientamento elettorale dipende solo marginalmente dall'azione del buon governo amministrativo. Un disagio sociale ed esistenziale profondo, un bisogno di cura e di protezione a cui spesso la sinistra non sa rispondere se non rilancia la politica come lotta per i diritti sociali a partire dal lavoro precario e sfruttato e dal diritto universale alla sanità pubblica. Connettendo in modo intelligente le scelte del governo locale con le politiche generali. Ma proprio su questo terreno si è registrato un deficit di una presenza autonoma della politica e dei partiti,a fronte del quale la stessa generosa iniziativa di Salvemini (la campagna di ascolto e rendiconto promossa da mesi nei diversi quartieri) non poteva che essere parziale nel colmare questo limite, oggettivo. Adesso tocca a Salvemini, forte dello straordinario e appassionato consenso ricevuto, accompagnare partiti e associazioni nel lavoro di radicamento sociale e di far maturare, soprattutto nelle nuove generazioni, un'idea alta della politica che non può ridursi all'obiettivo fallace dell'"elettoralismo" o del "governismo". Di guidare questa comunità nelle battaglie di una opposizione democratica e repubblicana per tutelare gli interessi generali e i beni comuni della sua e della nostra Lecce.

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