Si parla ancora poco di quanto il cambiamento climatico possa e stia impattando sulle nostre vite individuali e sui territori della nostra bellissima Regione. Non è un cambiamento virtuale o futuro, è invece un cambiamento inesorabile e assai presente che interessa le nostre comunità, le nostre città, la Regione come il mare che ci abbraccia, il Mediterraneo, considerato a ragione uno dei più grandi hot spot del cambiamento del clima.
Pertanto, comprendere che il clima alterato e in crisi non significa solo il temporale e l’alluvione ogni tanto, o la temperatura delle acque balneabili bollente, ma anche un impatto significativo su sviluppo socio-economico delle nostre città, con danni alle agricolture, alle coltivazioni, alle risorse idriche già in sofferenza, alla urbanizzazione, alla domanda di energia, al turismo, e non da ultimo ma ancor più sulla salute umana e sulla qualità dell’aria, sarebbe già una forte presa di coscienza collettiva e una conseguente necessaria spinta all’azione. Ed è per questo che proporre azioni di adattamento e mitigazione/gestione sostenibile dei territori è un dovere ed una necessità da parte delle istituzioni, come quella che in questo momento rappresento, ma devono inevitabilmente essere accompagnate da un aumento della consapevolezza nella popolazione, nella cittadinanza, che veda in questo agire istituzionale ma anche collettivo una sfida strategica per il nostro futuro.
La Regione da parte sua lavora da anni alla propria Strategia di adattamento ai cambiamenti climatici, promuovendo indirizzi, linee guida che per la prima volta rappresentano una valida organica analisi in materia di clima della Puglia, con il dettaglio dei principali pericoli legati ai cambiamenti climatici per il contesto pugliese e le conseguenti azioni di adattamento per ogni ambito territoriale. Ma non è solo un report scientifico e limitato ai c.d. addetti ai lavori: bisognerebbe farlo conoscere alle persone, le cui vite impattano ogni giorno verso otto pericoli prioritari presenti nella nostra Regione (alluvioni, frane, incendi, siccità, ondate di calore, e preferisco fermarmi qui, per far comprendere quanto siano già da noi tutti vissuti, sfiorati e comunque tristemente noti).
In questo sprono alla responsabilità individuale e collettiva, ritengo inoltre molto importante il ruolo della comunicazione, che deve dare messaggi precisi e veicolati tramite Enti, Istituzioni, Associazioni che fanno la loro parte, affinché sia curato anche l’aspetto emotivo del nostro presente, affinché sia affrontato con evidenza il cambio del nostro stile di vita reso obbligato dall’emergenza planetaria; lo si è fatto durante il Covid, e tutti abbiamo ascoltato ed eseguito le direttive per quanto possibile, per salvare noi stessi e i nostri cari, e dunque possiamo farlo ora che il nostro unico pianeta grida il suo inesorabile SOS.
Sono fiduciosa nel genere umano e nella capacità di resilienza già dimostrata: credo che adattarci - previa puntuale informazione e formazione - a stili di vita più sostenibili sia prima di tutto un limite di tipo culturale da superare insieme e singolarmente, nelle nostre abitudini, per poi agire ogni giorno, cominciando da oggi e senza rimandare, per salvare noi stessi e la nostra «casa comune», per dirla con il Papa ambientalista Francesco I.