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La malattia di re Carlo e l’oscuro dolore della «piccola gente»

 
Gino Dato

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Gino Dato

La malattia di re Carlo e l’oscuro dolore della «piccola gente»

Ai grandi vanno gli allori delle grandi cose della Terra ma anche la gloria della sofferenza

Mercoledì 07 Febbraio 2024, 14:45

La notizia è che una testa coronata della Terra, Carlo III d’Inghilterra, ha un tumore. La non-notizia è che la malattia di un grande, sia politico o personalità eminente in altri campi, suscita la pietà collettiva dei contemporanei e accende l’attenzione più morbosa della gente comune.

«Sua Maestà ha scelto di condividere la sua diagnosi», conclude il comunicato di Buckingham Palace sulle peripezie del sovrano, «per prevenire speculazioni e nella speranza che possa aiutare una maggiore comprensione verso chi è malato di cancro».

Auguriamo ogni bene a sua maestà e La ringraziamo per la condivisione e la speranza che il dolore riflesso possa aiutare a capire, ma queste ragioni «democratiche» non bastano a dare una risposta al quesito che noi ci poniamo ogni volta che accade: sì, perché le malattie dei «grandi» interessano in modo così spasmodico il mondo intero? Diventando quasi un argomento di pettegolezzo? Mentre la cattiva salute della gente comune rimane confinata nell’oscuro dolore del privato, della piccola vita, e nell’indifferenza di tutti?

La figura di Carlo si staglia sulla scena delle umane patologie insieme agli altri grandi che, in questi ultimi mesi, nei settori più diversi in cui spiccano, dalla politica allo spettacolo alla cultura, dall’allenatore del Bologna, Siniša Mihajlović, alla scrittrice, Michela Murgia, hanno dato prova di combattere contro un male.

Per tutti costoro la risposta più ovvia è che i grandi sono grandi in ogni loro manifestazione, e tutto ciò che fanno e vivono come comuni mortali gode dell’enfasi che si riserva alle gesta non dei comuni mortali, destinati a calcare le buie scene del quotidiano, bensì degli eroi. Ai grandi vanno gli allori delle grandi cose della Terra ma, ecco il punto, anche la gloria della sofferenza.

Se questa è solo mestizia e tribolazione e silenzio per la gente comune, tristi trafile in corsie ospedaliere, sale operatorie bunker, ambulatori, corsie incapienti, medicine e cure, per i grandi la malattia non si sa perché mette a nudo tutta la umanità che si cela nell’umanità.

Ai tempi del re Sole, nella Chambre du Roi, la giornata del sovrano era una ostensione di tutte le attività di quest’ultimo: esibite e condivise, dalla caccia, alle passeggiate alle udienze e persino ai bisogni quotidiani del corpo. Il re era grande e aleggiava maestosità anche quando era assiso sulla seggetta per i suoi bisogni corporali.

Ai nostri tempi il «re Sole» troneggia ancor più - e magari inconsapevolmente - quando il destino obliquo si fa beffa. Vedi, per tutti, appunto il triste tardivo regno di Carlo IIII e le tribolazioni dei Windsor.

Ma noi comuni mortali, per accettare la nostra caducità, ce la mettiamo tutta. Proviamo a rifugiarci nella regalità e potenza perché solo in queste, nonostante la distanza dal popolo, riponendo la nostra voglia di salute senza tempo, ci illudiamo di ritrovare l’elisir di lunga vita.

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