L’Italiano più famoso nel mondo, Berlusconi era per tutti il simbolo del Miracolo Italiano, colui che rappresentava il sogno del riscatto economico e sociale per l’Italiano medio, che aveva costruito dal nulla un gruppo imprenditoriale che dall’edilizia era passato al mondo della comunicazione interpretando l’evoluzione e anticipando i cambiamenti.
La politica appartiene ai visionari, a coloro che sanno disegnare scenari interpretando i cambiamenti, e sanno presentare la propria proposta accendendo la speranza, costruendo la partecipazione del popolo ai processi di attuazione dei programmi di governo.
Sapeva sorridere della politica, usava le sue mitiche barzellette per rompere il gelo con i suoi avversari, piuttosto che per rompere le ostilità interne nelle riunioni politiche di partito e di coalizione; sapeva unire ed entusiasmare; da vero leader, con umiltà ascoltava e faceva sentire chiunque al centro dell’attenzione.
Da vero gentiluomo, era galante con tutte le donne, le omaggiava e le faceva sentire importanti, e tutte, di qualsiasi età e ceto sociale, agognavano un suo sorriso.
Non si sottraeva alla piazza, amava esaltare il suo popolo, sedurre e conquistare le platee, e ancor più amava le promesse solenni, i giuramenti di piazza, le firme pubbliche dei programmi elettorali, con l’impegno a dimostrarne in seguito la loro realizzazione.
Vinceva, i suoi lo seguivano sempre, non era mai solo, neanche quando andava all’opposizione.
Dopo di Lui, quanti Presidenti di Consiglio si sono succeduti senza essere espressione della volontà popolare ma di giochi di palazzo….
Berlusconi è stato l’unico grande statista italiano ad aver calcato da protagonista la scena politica internazionale nella Seconda Repubblica.
Con la sua esperienza di grande imprenditore e la sua visione europeista, aveva abbracciato il Partito Popolare Europeo e promosso il primato della politica sull’economia, incentrando il programma del suo partito e dei suoi governi sulla centralità dell’economia sociale di mercato, il pilastro del popolarismo europeo.
Egli aveva basato le sue strategie di politica internazionale sulla consapevolezza della centralità dell’Italia nel bacino del Mediterraneo, la sua funzione strategica di punto di equilibrio nel rapporto difficile con le economie ed i sistemi sociali del Nord Africa e del Medio Oriente e dell’Est Europa. In questo aveva costruito una forte condivisione di intenti con i Popolari spagnoli di Aznar.
Berlusconi primo ministro si era battuto per affermare la necessità di una politica europea sì atlantista, ma al contempo forte nel costruire autonomamente la propria indipendenza energetica attraverso una strategia di diversificazione delle fonti di approvvigionamento.
Egli aveva capito che, ai giorni nostri, le politiche di sicurezza e difesa non possono prescindere dalla indipendenza energetica, e che quest’ultima poteva essere assicurata solo da un intenso lavoro diplomatico non affidato solo ai nostri ambasciatori, ma gestito nelle scelte e nelle alleanze dalla Politica, basata quindi su strette relazioni personali.
Grazie alla sua grande amicizia con Gheddafi, Mubarak, Ben Alì, Putin e Nazarbaev l’Eni aveva certezze e stabilità nella gestione dei pozzi petroliferi e nell’importazione di gas e petrolio.
Un’amicizia scomoda, quella con Gheddafi, per gli interessi francesi ed americani: Sarkozy organizzò l’attacco a Gheddafi sfruttando un momento di difficoltà di Berlusconi.
Oggi possiamo rivalutare ed apprezzare la battaglia di Berlusconi per portare la Turchia nella Ue, dopo la sua essenziale adesione alla Nato: cosa sarebbe stato della guerra fra Russia ed Ucraina se Erdogan non si fosse impegnato nei dialoghi di pace fra le due nazioni? Cosa sarebbe dei traffici commerciali nel Mar Nero e nell’Egeo se Erdogan si dichiarasse «neutrale»? Con il Partito repubblicano americano di Bush aveva sempre avuto un rapporto costruttivo, a sostegno di un «tlantismo fatto di cooperazione, e non servilismo.
Persino con Tony Blair lo legava una strettissima amicizia, all’insegna di una visione della politica popolare, vissuta fra la gente.
Il suo attivismo e la sua autorevolezza nella scena politica internazionale davano fastidio a molti, a coloro che pensavano di poter continuare a decidere, nel chiuso di qualche stanza di Bruxelles, le sorti economiche dell’Europa: ricordiamo tutti lo scambio di sorrisini sarcastici su Berlusconi fra Sarkozy e la Merkel nel corso di una loro conferenza stampa congiunta… ma la storia rende giustizia: quei sorrisini, come un boomerang, hanno spazzato via, nel tempo, i loro autori dalla politica europea, Berlusconi, invece, è rimasto sulla scena, da protagonista, e resterà sempre indimenticabile per tutti.
Con la sua perdita, si apre in Italia una stagione di nuove responsabilità per chi vorrà raccorgliene il testimone nell’interpretare il popolarismo e garantire la centralità del nostro Paese in un Europa in forte cambiamento.