Ita, missa (ancora) non est, è una buona notizia. Buona è la notizia che la cessione della nostra maggiore linea aerea non si è ancora formalizzata e quindi resta viva (anche se con possibilità purtroppo non grandi) che non si realizzi. Anni fa il Times di Londra un giorno annunziava a piena pagina «Il Continente è isolato dalla nebbia», stesso approccio è quello di un giornale che titolava, «Ita a un passo dall’entrare nel gruppo Lufthansa» mentre è ovviamente il Gruppo Lufthansa a un passo dall’entrare in Ita. Confusione di causa e effetto non da poco.
Che la privatizzazione della compagnia aerea è di fatto necessario, è certo. Ma che questa privatizzazione debba essere avviata cedendo di fatto il controllo della compagnia alla Lufthansa è frutto di miopia gestionale, aziendale e culturale. La cessione della compagnia aerea nazionale alla Lufthansa è un errore triplice: finanziario, manageriale e culturale. I conti non tornano? In Italia quando i conti non tornano ci si dimentica che il divario della forbice - costi crescenti, ricavi calanti - si può correggere sia riducendo i costi, che ampliando i ricavi. Non cercare di ampliare ai ricavi, come è il caso della Ita - fortunatamente ancora (Non) missa est – significa rinunciare ad avere una gestione manageriale corretta. Ma nel caso di Ita Airway ci vogliono nuovi orizzonti. E qui deve operare lo Stato. Lo Stato non è il migliore manager possibile, anche se spesso è di fatto l’unico imprenditore possibile in settori strategicamente chiave. Telecomunicazioni, information technology, sono esempi in cui la capacità di agire sul mercato di molti colossi statunitensi dipende in larga misura dal sostegno esterno del governo americano che non si esprime con finanziamenti diretti, ma di fatto c’è, e favorisce in maniera decisiva quella che poi si presenta come una gestione manageriale competitiva dei colossi suddetti.
L’Italia, che pure deve allo Stato imprenditore gran parte della sua crescita – IRI prima di decedere per eccesso di parassitismi ha svolto una funzione eccellente, l’ENI e l’ENEL pure – non sta usando questa filosofia «parallela» e a farne le spese sono tanti potenziali imprenditori nazionali. Per risanare la linea aerea vittima di dissennate politiche aziendali, nuove strade manageriali vanno battute. E queste strade vanno ricercato alla luce di considerazioni collegate di interesse paese. Questa è la strada che il Governo italiano deve esplorare per ITA Airways, e che i managers della linea aerea non hanno mai cercato. Con il ritorno al turismo di massa post Covid, l’Italia può aspirare ad un grande recupero di turismo. Il nostro Paese è, e rimane, paese prediletto – giustamente – in tutti gli angoli del pianeta. Quale è il flusso di gran lunga maggiore di turismo che si annuncia nel post Covid? Non ci sono dubbi: è quello con l’Oriente. Milioni di individui verranno da India e Cina, e India e Cina sono l’evidente cancello per il favoloso oriente dei turisti occidentali. In questa logica il trasporto aereo nazionale può tornare ad avere un ruolo promotore centrale. L’Italia ha tutte le caratteristiche per essere il riferimento centrale di questo flusso enorme: bellezze naturali, clima eccellente, cultura. Ricordate cosa è stata Rimini per il turismo di massa dal Nord Europa? È lo schema che il Governo deve riproporre per India e Cina.
E nell’interesse di una attività economica fondamentale per l’Italia - turismo - ci vuole una visione integrata turismo di massa e trasporti aerei. L’Italia può diventare il cancello per l’Europa e per l’Occidente del turismo di massa orientale. In questa prospettiva come si fa a rinunciare ad una autonoma strategia di politica aerea della maggiore aviolinea nazionale? È in questa logica che Air India e Air China sono i naturali interlocutori per una strategia di sviluppo di Ita Airway. E qui ci vuole una capacità promozionale di sintesi che avvantaggi tutte e due le componenti: turismo e trasporto.
Antonino Turicchi, Direttore generale per Finanza e Privatizzazioni del MEF.ex direttore generale della Cassa Depositi e Prestiti, è il perfetto interlocutore a cui rivolgersi. Eccellente manager finanziario pubblico, la sua storia e i suoi successi lo provano, non è stato assistito da un punto di vista di strategie imprenditoriali dai manager della linea aerea che avrebbe dovuto prospettargli orizzonti manageriali diversi, e non lo hanno fatto. Ora deve affermare questo processo: Ita Airways deve diventare pilastro per «l’oro turistico italiano», diretto e intermediario, dell’Europa con l’Oriente. C’è una colossale opportunità imprenditoriale, manageriale e culturale paese.
La privatizzazione di Ita Airway va vista nel contesto generale della imminente enorme ripresa del turismo di massa da e per l’Oriente e va considerata funzione strategica nella economia del paese. La privatizzazione Ita Airways cedendola a Lufthansa non va bene. Si perde di vista il futuro del turismo di massa. Siamo certi che è proprio Il Direttore della Privatizzazioni del Mef la persona giusta per studiare queste strade alternative. La sua grande capacità manageriale finanziaria merita di essere assistita da una visione manageriale del suo livello. Cosa questa che non è successo. Sulla strada di Marco Polo. L’Italia e l’Oriente. Per il turismo di massa orientale l’Italia è l’interlocutore naturale, ed è in questa prospettiva che va vista la privatizzazione della nostra linea aerea. Ma gli interessi del turismo di massa italiani non possono essere affidati alla visione strategica delle linee aeree della Lufthansa. Con tutto il rispetto – tanto- per Herr Klaus-Michael Küne, per promuovere il turismo italiano è meglio che il governo si affidi a imprenditori italiani. Questo governo oltre a esprimere sciovinismo lessicale, dimostri che sa tutelare un nodo strategico della nostra economia come il turismo di massa: guardi all’Oriente per il futuro della nostra linea aerea.
* Senior Fellow / Center for Digital Future / Annenberg School of Communication / University of Southern California / Los Angeles, US