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L’impegno non basta, ora serve una bicamerale per salvare il Pnrr

 
Pino Pisicchio

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Pino Pisicchio

L’impegno non basta, ora serve una bicamerale per salvare il Pnrr

Compito dei governi, allora, è quello di non perdere un solo euro del cospicuo stanziamento. Compito delle opposizioni, invece, quello di cooperare affinché quelle risorse non si disperdano o non si depauperino, pur non rinunciando ad esercitare il fondamentale ruolo di critica democratica

Sabato 08 Aprile 2023, 13:59

Gli stanziamenti europei a sostegno del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) non sono risorse dei governi che si sono succeduti negli ultimi tre anni alla guida del Paese, ma patrimonio degli Italiani. Risarcimenti, se l’espressione può meglio raccontare, per i danni ricevuti a causa della catastrofe sanitaria, economica, sociale, che si chiama Covid 19.

Compito dei governi, allora, è quello di non perdere un solo euro del cospicuo stanziamento. Compito delle opposizioni, invece, quello di cooperare affinché quelle risorse non si disperdano o non si depauperino, pur non rinunciando ad esercitare il fondamentale ruolo di critica democratica.

In questo momento siamo al redde rationem della vicenda PNNR, i cui primi cospicui interventi ci hanno aiutato a reggere botta dopo il biennio «infelix», regalandoci anche l’illusione che i giorni bui debbano essere considerati un incubo lontano. Ma così potrebbe non essere se per strada si perdesse qualche pezzo o anche «di più» di qualcosa a causa di insufficienze progettuali e impreparazione amministrativa. Va dato atto al governo, e al responsabile del dicastero competente, Fitto, di un impegno adeguato che, però, potrebbe non bastare.

In un Paese abituato a vivere la dialettica politica in una dimensione di plausibile «normalità» e non di conflitto perenne potrebbe apparire non così strana la decisione, relativamente a questa specifica necessità, di attenuare gli antagonismi. D’altro canto, però, non è tempo questo che possa consentire alterazioni della simmetria politica maggioranza-opposizione. Allora bisognerà cercare linee di solidarietà, sulle linee portanti nella gestione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, puntando ad altre dimensioni collaborative, rispettose di quella simmetria ma al tempo stesso capaci di consentire un’adeguata condivisione delle scelte fondamentali in un momento così decisivo nella vita del Paese.

Il Parlamento è certamente il luogo in cui il processo di interazione tra maggioranza e opposizione si produce senza provocare alcun vulnus alla dialettica istituzionale. Ma forse è possibile in un momento delicato come questo fare un passo in più sulla strada della condivisione delle politiche pubbliche nel tempo dell’emergenza, utilizzando il percorso delle Commissioni di garanzia.

Potrebbe, allora, sperimentarsi la strada di una Commissione bicamerale, presieduta da un esponente dell’opposizione, da strutturare secondo la tipologia delle Commissioni di controllo e di indirizzo parlamentare già sperimentate dal nostro ordinamento, come quella prevista per l’indirizzo e la vigilanza dei servizi radio- televisivi.

In fondo sarebbe un primo gesto sulla strada di uno statuto delle opposizioni, evocato inutilmente da troppo tempo.

Un tentativo di ripristino della perduta civiltà politica, in un momento in cui nessun Governo può permettersi di agire ignorando le ragioni dell’opposizione.

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