Mia moglie ed io siamo nonni di cinque splendidi nipoti, di età compresa tra i cinque e i sedici anni, che per nostra fortuna possiamo incontrare spesso, perché vivono (con i lori genitori) a noi vicini. Così, quando sfogliando The Economist mi sono imbattuto in un articolo dal titolo The age of grandma (L’era della nonna) l’ho letto con curiosità, scoprendo dei dati molto interessanti.
A livello mondiale, l’aspettativa di vita è salita dai 51 anni del 1960 ai 72 attuali (la mia età tra tre mesi: incrocio le dita!), mentre il tasso di fecondità (numero medio di figli per donna) nello stesso periodo è sceso da 5 a 2,3. Ricordiamo che dovrebbe essere circa 2,1 per avere una popolazione costante; in Italia siamo a 1,23, uno dei livelli più bassi al mondo: da qui la sempre più imminente prospettiva di «inverno demografico».
L’effetto combinato dei due fenomeni sta facendo salire enormemente il numero degli anziani rispetto a quello dei nipoti. Sempre a livello mondiale, secondo il Max Planck Institute, al mondo ci sono al momento 1,5 miliardi di nonni: erano «solo» 500 milioni nel 1960, e saranno 2,1 miliardi nel 2050, il 22% della popolazione mondiale, una quota leggermente superiore di quella dei minori di quindici anni.
Con questi numeri il ruolo sociale, ed anche economico, dei nonni, già ora tutt’altro che trascurabile, è inevitabilmente destinato ad accrescersi.
In Italia, secondo l’ISTAT, quando entrambi i genitori lavorano, i nonni si prendono cura dei nipoti nel 60,4% dei casi, per bambini fino a 2 anni, nel 61,3%, per quelli dai 3 ai 5 anni, e nel 47,1% per i nipoti dai 6 anni in su. Se però si prendono in considerazione tutte le famiglie (comprese quindi quelle dove non lavorano entrambi i genitori) la quota di nonne che accudiscono i nipoti cala al 34% circa, molto al di sotto di altri paesi europei, che registrano punte del 61% in Belgio e del 57% in Francia (Survey on Health, Ageing and Retirement in Europe).
I nonni intervengono quindi soprattutto per agevolare/consentire il lavoro dei genitori: da una ricerca compiuta negli USA, è emerso che vivere in un raggio di 40 km da una nonna aumenta il tasso di occupazione delle giovani madri di una quota dal 4% al 10%. Il supporto alle famiglie dei figli si estrinseca anche con altre modalità: secondo un’indagine dell’Eurispes, in Italia i nonni le aiutano economicamente, in varie modalità, nel 72,7% dei casi. Abbiamo nonni molto impegnati quindi, a volte anche su un doppio fronte: considerato che in Italia ci sono più di 2 milioni di oltre ottantacinquenni, c’è un numero significativo di nonni che si fanno carico della cura non solo dei nipoti, ma anche di genitori molto anziani: la cosiddetta grandsandwich generation, presa in mezzo - come in un sandwitch appunto - tra altre due (anzi tre) generazioni.
Tutto ciò pone significativi problemi di equilibrio tra diversi desideri e necessità: i nonni non possono, e non devono, sostituire i genitori, né avere una presenza troppo «ingombrante», non foss’altro per la quasi insopprimibile tendenza a viziare i nipoti. Diversi studi condotti in USA, Regno Unito, Cina e Giappone dimostrano che i bambini che passano molto tempo con i nonni hanno più probabilità di diventare obesi.
D’altra parte, ricordo una discussione tra un mio amico ed il figlio che lo rimproverava di eccessiva generosità nei confronti dei nipoti: «Tu sei il padre ed hai il dovere di educarli; io sono il nonno ed ho il diritto di viziarli!».
Questione complessa quindi, che merita probabilmente ulteriori riflessioni, illuminate però da una splendida verità: essere nonni è il più bel mestiere del mondo!