La grande crisi economica che stiamo vivendo, tra inflazione alle stelle e caro-bollette, non permette di lesinare sulle risorse da stanziare per aiutare cittadini e imprese in difficoltà.
Contrariamente a quanto annunciato dal Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in sede di aggiornamento della Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza, dove parlava di mettere a disposizione 30 miliardi di maggior deficit, di cui 22 a sostegno della legge di bilancio per il 2023, lo stesso ministero dell'economia, nella Relazione sulla Nadef, è stato costretto ad ammettere che lo scostamento di bilancio è molto più esiguo, pari solo allo 0,6% del Pil, che tradotto in soldoni, fanno poco più di 11 miliardi di euro.
Una cifra del tutto insufficiente a fronteggiare quella che la stessa Meloni ha definito «una tempesta».
Altro tema in discussione in questi giorni, sui cui constatiamo delle contraddizioni della maggioranza di governo rispetto alle promesse elettorali, è il Reddito di Cittadinanza.
Apprendiamo dal Sottosegretario al lavoro, Durigon, che questa importante misura di protezione sociale non verrà cancellata. Un vero e proprio ripensamento rispetto a quanto annunciato in campagna elettorale dal centrodestra che ne aveva sbandierato l’abolizione.
Sul Reddito di cittadinanza è stata fatta molta demagogia e, in molti casi, si è persino arrivati ad offendere la dignità di chi oggi si trova in uno stato di povertà assoluta, arrivando persino alla discriminazione. Del resto, il fenomeno è in continua crescita, così come attestato nell’ultimo report della Conferenza Episcopale Italiana e della Caritas, dove si auspica persino il rafforzamento dei benefici e l’allargamento ad una platea maggiore di percettori.
Per questo, il M5S ha già manifestato la disponibilità a collaborare e a discutere per migliorare una misura di protezione sociale, presente in quasi tutti i Paesi europei.
Con riferimento ai percettori abili al lavoro, riteniamo che si debba porre particolare attenzione su formazione e politiche attive, entrambe di competenza regionale, ma sin qui risultate inidonee ad assolvere il loro ruolo.
E se da parte delle Regioni sul tema c'è più di qualche zona d'ombra, non ci si deve dimenticare che ben 14 su 20 sono attualmente governate dal centrodestra.
Il reddito di cittadinanza non è a vita, come dice il neo sottosegretario del lavoro Durigon, e nessuno vuole che i percettori abili al lavoro stiano sul divano.
A tal riguardo, l'attuale normativa prevede già un termine di protezione sociale a 18 mesi, prorogabile di altri 18 mesi laddove permangano le condizioni di povertà assoluta del beneficiario. Allo stesso tempo anche il decalage, cioè la progressiva riduzione del reddito di cui parla il sottosegretario, è contemplata dall'attuale normativa.
Quando, poi, lo stesso sottosegretario afferma che chi è idoneo al lavoro alla prima offerta rifiutata si vede il RdC stralciato, dice un'autentica banalità, col preciso scopo di svilire una realtà complessa, spesso misconosciuta. Prima di arrivare a questa misura estrema, proposta dal sottosegretario Durigon, occorre mettere nelle condizioni di lavorare chi oggi percepisce il reddito ed è abile al lavoro.
Per questo si dovrebbe fare un'analisi approfondita delle caratteristiche dei percettori abili al lavoro. In taluni casi, trattasi di persone poco istruite, con basso livello di competenza e scarsa professionalità. Persone a cui, innanzitutto, serve una specifica formazione che li renda non solo idonei al lavoro, ma anche capaci di lavorare. È questo il discrimine; l'aspetto critico da superare, dove le Regioni in qualità di responsabili delle politiche attive e della formazione professionale hanno fallito.
Anziché continuare a mortificare i percettori del reddito di cittadinanza, il Movimento 5 Stelle ritiene sia imprescindibile metterli nelle condizioni di lavorare, promuovendo l'acquisizione di nuove competenze. Allo stesso tempo, riteniamo fondamentale il completamento, da parte sempre delle Regioni, del piano assunzionale per il potenziamento dei Centri per l’impiego, già finanziato dal Governo Conte. Ad oggi, a fronte di un miliardo di euro stanziati per 12mila assunzioni, se ne registrano soltanto 3 mila. Di fronte a queste emergenze e ai temi d’interesse dei cittadini e delle imprese, il Movimento 5 Stelle farà una opposizione costruttiva, senza fare sconti.
Saremo sempre dalla parte giusta, difenderemo gli ultimi e lavoreremo per ridurre il disagio di coloro che vivono sulla propria pelle le diseguaglianze sociali, salariali e territoriali.