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Politiche energetiche, l’Italia non ripeta gli errori del passato

 
Nunzio Valentino

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Nunzio Valentino

Bonus gas confermatoper il 2018 ma «dimagrito»

Ma qual è la situazione del mix energetico italiano? Il nostro governo guidato da Mario Draghi cerca di mantenere la barra dritta in momenti di aperta campagna elettorale, le amministrative il 12 giugno e poi le politiche del 2023

Sabato 28 Maggio 2022, 15:16

La guerra in Ucraina è diventata da tre mesi parte triste di ogni nostra giornata, il vero guaio è che sembra non avere né una fine a breve di tipo diplomatico, né una ad armi che tacciono a medio termine. La fine non si vede perché la resistenza Ucraina ha ora un buon supporto militare: le armi, i sistemi di difesa, forniti dall'Occidente funzionano, complementati come sono dalle informazioni di intelligence americane ed inglesi. Le forze armate di invasione russe non riescono a sfondare. L’invasione lampo è fallita e ora si rubacchia qualche chilometro di terreno di battaglia con una logorante, costosa guerra di posizione.

Le materie prime, quelle di cui Russia ed Ucraina erano e sono grandi produttori ed esportatori , scarseggiano: manca il grano, l'orzo, il girasole. Sono bloccati in Ucraina 22 milioni di tonnellate di grano, che sfamava non solo l'Africa ma anche qualche granaio italiano. Mancano materie prime indispensabili per le imprese manifatturiere europee come alluminio, palladio, litio. Mancano soprattutto le materie prime energetiche di origine fossile del grande fornitore russo: carbone, petrolio, gas.

L’Europa paga oggi la mancata concretezza di una politica estera che, ad essere clementi, si può far risalire al 20 febbraio 2014, giorno della invasione della Crimea da parte di truppe russe senza insegne. I messaggi che, in questi lunghi sette anni, Putin ha inviato erano chiari e più volte ripetuti. La classe politica UE non ha saputo leggerli, abbiamo continuato a muoverci in ordine sparso pur di continuare a fare affari. E oggi deve affrontare l'errore marchiano di una valutazione errata del mix energetico, deve confrontarsi con la necessità di non poter rinunciare alle forniture energetiche russe con buona pace del tanto decantato «Green Deal». I nostri leader europei non hanno saputo applicare alla nostra politica energetica un giusto principio di precauzione, come hanno fatto invece nel tempo i finlandesi, con una intelligente preparazione di alternativi scenari energetici, che alla UE è completamente mancata.

Dopo le prime coese decisioni sulle sanzioni alla Russia a valle della invasione e della guerra in Ucraina, ora la unanime approvazione sulla proposta di embargo sul petrolio russo è saltata. Il povero ministro degli esteri europeo Josep Borrell ha dovuto allargare le braccia ed arrendersi: decisione rimandata, lavoro diplomatico da rifare. Sul gas da pagare in rubli è stato trovato invece un escamotage a mezza strada tra diplomazia e finanza che salva la faccia ma non cambia la sostanza .

Putin ha vinto, nelle casse russe continuano ad entrare circa un miliardo di euro al giorno , il rublo ha ripreso quota rispetto alle altre valute internazionali e la guerra continua. Per l’Europa un’altra sconfitta pesante è stato il necessario abbandono per almeno dieci anni del Green Deal, la tanto agognata Transizione Energetica.

Con Repower UE si ritorna all'utilizzo del carbone e della energia atomica, solo un timido messaggio di speranza nella diversificazione delle fonti di approvvigionamento sopra tutto del gas, considerando la opportunità economica di acquisto con contratti di fornitura comuni a tutti i paesi europei.

Ma qual è la situazione del mix energetico italiano? Il nostro governo guidato da Mario Draghi cerca di mantenere la barra dritta in momenti di aperta campagna elettorale, le amministrative il 12 giugno e poi le politiche del 2023. Il riferimento è ancora una volta la UE, da condizionare nelle nuove scelte che non possono essere ancora una volta senza visione prospettica. Dobbiamo ricercare e sfruttare il gas di casa nostra, rubato nell'Adriatico dagli amici della Crozia, puntare sulle rinnovabili, fotovoltaico ed eolico on e off-shore, rimodernare, aggiungo io, i nostri impianti idroelettrici, creando le cosiddette batterie ad acqua, rendere smart la rete di trasmissione elettrica, costruire gassificatori galleggianti e non, potenziare la capacità di trasporto dei gasdotti esistenti, TransMed e TAP ed anche rimettere in funzione, per almeno due anni, le quattro centrali di produzione di energia elettrica da carbone ,ora ferme, inclusa quella di Brindisi Nord.

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