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Eurispes, l'impietosa foto di un paese che è ridotto male

 
Roberto Calpista

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Roberto Calpista

Eurispes, l'impietosa foto di un paese che è ridotto male

Velo pietoso sul tema della giustizia: il 65,9% non ha fiducia nel sistema giudiziario e solo l’8% ritiene che funzioni bene. La malagiustizia, secondo l’analisi, sarebbe causata soprattutto dall’eccessiva lentezza dei processi

Venerdì 27 Maggio 2022, 14:42

Prima di starnazzare al qualunquismo dilagante, chiediamoci, noi italiani, perché ci siamo ridotti così. Il 25% della popolazione sopra i 18 anni crede che un complotto abbia scatenato la pandemia e un ulteriore 30% non ha alcuna fiducia nelle Istituzioni. Viviamo in un Paese in cui solo il 25,4% apprezza il lavoro del Parlamento e solo il 29,1% si fida dei partiti, mentre il governo piace solo al 35,1%.

La fotografia che esce dal nuovo rapporto Eurispes è solo disarmante. Chiediamoci il perché.

Chiediamoci perché tra lamenti e diffidenze, si disegna una penisola senza speranza, che guarda con scarso ottimismo al futuro, convinta di essere vittima di una serie di ingiustizie. Un’Italia povera che - dimenticatasi del Covid - vive con il timore di una terza guerra mondiale (l’84,3% degli intervistati), scopre la gravità della crisi energetica (87,3%) ed è certa che i fondi del Pnrr non saranno utilizzati correttamente (i fiduciosi sono il 36,2%).

«Ci troviamo in un momento di passaggio cruciale - spiega il presidente dell’istituto, Gian Maria Fara -, in uno snodo della storia carico di indeterminatezza per il futuro, e questo vale particolarmente proprio per noi, per l’Europa. Nel passaggio che stiamo vivendo occorre operare per la costruzione di una “Buona Società”».

Il problema è: chi la costruisce? In che tempi? Di certo occorre fare in fretta. La situazione economica generale è peggiorata negli ultimi dodici mesi (secondo il 59,1%) e continuerà a peggiorare nel prossimo anno (47%), mentre quasi la metà delle famiglie è costretta ad usare i risparmi per arrivare a fine mese, la capacità di risparmiare è diminuita (22,9%; -4,7%) mentre aumenta la difficoltà a pagare la rata del mutuo (43%; +4,8%). Circa una famiglia su quattro affronta con fatica le spese mediche (24,5%), e il pagamento delle utenze (34,4%, +7,4% sul 2021). Il 35,7% (+7,2% rispetto al 2021) ha chiesto un sostegno finanziario alla propria famiglia oppure si è rivolto ad amici, colleghi o altri parenti (18,2%, +3,1%); ha chiesto un prestito bancario il 18% (+2,9%), mentre è molto più diffuso il ricorso alla rateizzazione dei pagamenti per effettuare acquisti, utilizzata da circa uno su tre (33,6%). L’11,1% del campione, non potendo accedere a finanziamenti bancari, ha richiesto prestiti a privati (non parenti o amici), pratica che spesso si traduce in una usura obbligata; il 14,4% ha dovuto vendere o ha perso dei beni (casa, attività, automobile, ecc.) e il 12,9% è tornato a vivere in casa con la famiglia di origine o con i suoceri (+2,9%). Chi avrebbe avuto bisogno di una badante vi ha rinunciato nel 31,6% dei casi e sono il 27,5% i genitori che hanno rinunciato all’aiuto di una baby sitter. Tra quanti, studenti e lavoratori, hanno optato per il rientro nella propria regione a causa della pandemia, emerge che il 28,8% sono stati costretti a farlo per mancanza di lavoro.

Vecchi e nuovi mali, nel 2022 il 7,4% afferma di essere stato vittima di stalking, con il persecutore che in un caso su 4 è l’ex partner.

Velo pietoso sul tema della giustizia: il 65,9% non ha fiducia nel sistema giudiziario e solo l’8% ritiene che funzioni bene. La malagiustizia, secondo l’analisi, sarebbe causata soprattutto dall’eccessiva lentezza dei processi. Di fronte ad un reato o illecito più di un cittadino su 4 preferisce non denunciare.

Cresce invece il consenso sulla tutela delle coppie di fatto indipendentemente dal sesso (67,1%), e sull’eutanasia (74,9%). La legalizzazione delle droghe leggere (hashish e marijuana) trova favorevoli poco più della metà degli italiani (52,3%), mentre il 49,1% si dice a favore della regolamentazione della prostituzione.

Eurispes ci consegna, insomma, una nazione divisa tra una classe dirigente e privilegiata - non solo politica - e la popolazione. Tutto già scritto del resto. 47 anni fa, nel gennaio del 1975, Pier Paolo Pasolini avvertiva: «Prevedo la spoliticizzazione completa dell'Italia: diventeremo un gran corpo senza nervi, senza più riflessi. Lo so: i comitati di quartiere, la partecipazione dei genitori nelle scuole, la politica dal basso… Ma sono tutte iniziative pratiche, utilitaristiche, in definitiva non politiche. La strada maestra, fatta di qualunquismo e di alienante egoismo, è già tracciata. Resterà forse, come sempre è accaduto in passato, qualche sentiero: non so però chi lo percorrerà, e come».

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