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Bari, Santa Teresa rischia di sparire: «Nessuno tocchi il monastero»

 
Annadelia Turi

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Annadelia Turi

Bari, Santa Teresa rischia di sparire: «Nessuno tocchi il monastero»

Preghiere e volontariato in via Amendola: si teme la costruzione di abitazioni

Venerdì 04 Marzo 2022, 14:38

Cento anni di vita contemplativa a pochi chilometri dal centro di Bari. Un’oasi di pace e preghiera non semplice da preservare, oggi più che mai. Sono giorni complicati, ma soprattutto d’intensa preghiera anche qui, nel Monastero di Santa Teresa Nuova di via Amendola, fondato nel 1922 da Teresa Gimma. Il prossimo 24 aprile le monache di clausura festeggeranno un compleanno davvero speciale con una cerimonia presieduta dal vescovo di Bari, monsignor Giuseppe Satriano. Un centenario vissuto tra obbedienza, sacrifici e aiuto alla città, grazie alla forte vocazione e gli insegnamenti lasciati dalla sua fondatrice, discendente dalla nobile e ricca famiglia degli Abate Gimma. Un’immensa struttura che nel tempo è diventata punto di riferimento per Bari, ospitando tante ragazze ispirate alla vocazione, ma anche molti poveri e bisognosi.

Oggi nel monastero vivono solo 6 monache: la più giovane ha 42 anni, la più anziana 88. Sono poche certo, ma ogni giorno vivono con lo stesso spirito di accoglienza che la fondatrice ha trasmesso in cento anni di vita del monastero, affrontando periodi difficili come quello della prima e seconda guerra mondiale. La chiesa del monastero è aperta tutti i giorni ai fedeli per la celebrazione eucaristica delle 7, compresa la domenica. E poi l’accoglienza alla locale comunità di Sant’Egidio che prepara pasti caldi ai senza tetto ogni martedì pomeriggio. Insomma, un monastero attivo nonostante la presenza di poche monache.

Eppure, spesso, rincorrono voci, seppure non confermate, che il monastero rischi la chiusura. Abbattere il monastero per fare spazio alla lottizzazione in corso da tempo su via Amendola? Sono pronti a scommetterlo i volontari della comunità di sant’Egidio ospiti del monastero. «Sappiamo che questa voce gira da tempo - spiegano i volontari - e che qualcuno si sia anche affacciato per tentare in qualche modo di far chiudere il monastero per dare spazio a nuove costruzioni. E’ vero, ci sono poche suore, ma questo è un luogo davvero di grande spiritualità. Qui si respira fede, carità e misericordia. La città di Bari non può permettersi di perdere un luogo come questo. Del resto - aggiungono - le imprese costruttrici in questo periodo sono a caccia nella zona di terreni da espropriare per edificare».

Intanto, le monache resistono e, affidando la loro vita a Dio, vivono la quotidianità fatta di sacrifici e difficoltà, dedicandosi alle attività mattutine con la raccolta dei prodotti del loro orto e la preghiera sempre più intensa, in particolare in queste ore per fermare la guerra. «Ci svegliamo anche di notte per pregare – spiega Madre Nazarena – gli acciacchi della vecchiaia si fanno sentire, ma il fuoco dell’amore di Dio è più forte di tutto. Stiamo affidando i soldati e il popolo ucraino alla Madonna affinché possano cessare presto i bombardamenti. Il nostro futuro solo Dio lo conosce. Noi confidiamo in lui».

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