LECCE - Protetto dai vetri di una teca, è esposto in una delle sale della Pinacoteca Francescana di Lecce, nel complesso architettonico dell’antica Villa Fulgenzio della Monica, nel quale per unicità e bellezza, spicca il fantastico Ninfèo ipogeo. Ma per quanto fra i numerosi arredi sacri di pregio brilli per originalità e rarità (un paliotto in seta ed oro, reliquiari “a tabella” e completi d’altare in ferro battuto), non si può dire sia molto conosciuto.
Il nostro nuovo «Tesoro nascosto» è un crocifisso anatomico (Ecce Homo Anatomicus) del Settecento, di scuola napoletana ma di autore ignoto, che realizzato in ceroplastica, con i suoi 40 centimetri di altezza, è la fedele riproduzione di un vero e proprio corpo umano.
Nonostante le ridottissime proporzioni, sono infatti distinguibili gli apparati ossei, fra cui costole e sterno, e gli organi interni, che celati, in origine, da uno sportellino andato purtroppo perso, una volta aperto potevano essere esaminati anche a scopi scientifici. Ma è da dire, che all’epoca, e verosimilmente ancora oggi, i crocifissi anatomici, avevano pure un obiettivo allegorico: rappresentare e quindi dimostrare, l’umanità del Redentore, e allo stesso tempo, alla luce della cruda esposizione, il concetto di Divina Misericordia.
Questo della Pinacoteca Francescana, che assieme all’attigua Biblioteca è intitolata all’intellettuale e vescovo leccese nominato da Papa Sisto IV, fra Roberto Caracciolo, meglio noto come fra Roberto (1425-1495), è uno dei soli sei musealizzati esistenti al mondo, e per di più, fra i più grandi e di miglior fattura.
Dei sei, altri due si trovano in Italia. Uno, interamente in cera, nella sede di Ostuni del Museo diocesano; l’altro, alto 30 centimetri, nel Museo dell’agricoltura e del mondo rurale di San Martino in Rio, in provincia di Reggio Emilia. Datati entrambi fine Seicento inizio del Settecento, anche questi due sono di autore ignoto.
Se gli esposti nei Musei sono dunque soltanto sei, in ambito privato italiano, dovrebbero essercene almeno altri diciannove, prodotti fra il XVII ed il XIX secolo, quasi tutti nelle botteghe ceroplastiche siciliane.
Oltre che sul sito di “Bizzarro Bazar”, di essi è ampio e dettagliato racconto, nella ricerca “L’origine dell’iconografia in Visceribus Christi. Dai prodromi medievali della devozione cordicolare alla rappresentazione moderna delle viscere di Cristo”, del giovane brindisino, storico dell’arte e tutor didattico dell’Università del Salento, Teodoro De Giorgio, pubblicata nella prestigiosa rivista internazionale “Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florence”.