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A Lecce l’«antenato» della balena Moby Dick

A Lecce l’«antenato» della balena Moby Dick

 
Luisa Ruggio

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Luisa Ruggio

A Lecce l’«antenato» della balena Moby Dick

Università del Salento, il Museo dell’Ambiente espone lo scheletro del preistorico cetaceo killer

Venerdì 26 Luglio 2024, 12:38

LECCE - Prima di diventare una potente allegoria del conflitto tra le forze misteriose della natura e l’uomo, Moby Dick, la grande balena bianca nata dalla penna di Melville, era lo spettro del «capodoglio killer», un cetaceo vissuto 9 milioni di anni fa.

Nel Museo dell’Ambiente dell’Università del Salento è possibile visitare da ieri (Ekotekne, ingresso gratuito) la grande teca che ospita un reperto eccezionale: lo scheletro dello Zygophyseter varolai. Si tratta di un fossile esposto in modo da ricostruire nella sua interezza i 6 metri di lunghezza del predatore dei mari preistorici, l’esposizione è il simbolo del lavoro di ricerca e custodia del museo salentino.

La spettacolare scoperta dello scheletro risale al 1988, all’epoca il paleontologo Angelo Varola stava lavorando alla ricerca dedicata ai blocchi di pietra leccese estratti da una cava di Cavallino, vicino al capoluogo salentino. Varola, dopo un microscavo e restauro, estrasse il fossile diffuso dentro decine di blocchi di pietra e ne riassemblò le parti sino a restituire una seconda vita, tridimensionale, all’antenato dei capodogli.

Lo studio approfondito dei paleontologi dell’Università di Pisa, Giovanni Bianucci e Walter Landini, decretò l’assoluto primato mondiale del ritrovamento, il fossile fu battezzato Zygophyseter varolai, in omaggio all’insuperata avventura di Varola.

Ad oggi, infatti, si tratta dell’unico reperto noto di questa specie e il più completo scheletro mai rinvenuto dei Fiseteroidei, un gruppo di cetacei attualmente rappresentato da tre specie: il gigante Capodoglio e i due piccoli Cogia di Blainville e Cogia di Owen.

Lo Zigofisetere era un «dio» estinto degli abissi, dotato di una mascella dentata che di recente è stata oggetto di studi approfonditi: la forza del suo morso era comparabile a quello dei più grandi squali bianchi attuali. All’apice della catena alimentare, così come altri Fiseteroidei miocenici (tra cui il gigante Leviatano), in una posizione simile a quella dell’Orca, lo Zigofisetere rivive nel disegno realizzato nel 2014 da Alberto Gennari.

Il «re del mare infinito», «il gran pesce creato per inghiottire Giona», come viene definito il mitico capodoglio scomparso, simbolo dell’inquietudine che si muove nell’ignoto cantato in tutte le canzoni picaresche e rintracciabile nelle citazioni letterarie che lo stesso Melville giustappose nell’introduzione al suo capolavoro firmato nel 1851, è una delle scoperte eccellenti in mostra in Puglia.

«Il Museo dell’Ambiente», commenta il Rettore Pollice, «è il luogo attraverso il quale l’Università del Salento non racconta solo l’evoluzione, ma anche la ricerca al servizio della collettività. L’esposizione di questo eccezionale reperto, va ad arricchire l’allestimento del MAUS rendendolo ancora più attrattivo a beneficio di quanti vorranno visitarlo».

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