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Alessandro Cecchi Paone al Kursaal di Bari: «Attenti alla scienza sui social»

Alessandro Cecchi Paone al Kursaal di Bari: «Attenti alla scienza sui social»

 
Redazione Cronaca Bari

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Alessandro Cecchi Paone al Kursaal di Bari: «Attenti alla scienza sui social»

L’appello del giornalista: «Investire di più su ricerca e giovani»

Venerdì 29 Settembre 2023, 08:09

BARI - Dal salotto della tv, ai teatri d’Italia per parlare di scienza «per mettere un argine alle derive contrarie alle scienza che circolano sui social» e soprattutto per «sensibilizzare non gli studenti del sud, ma i loro professori, a investire di più nella ricerca». Con questi obiettivi, arriva oggi al Kursaal Santalucia Alessandro Cecchi Paone, giornalista, conduttore televisivo e divulgatore scientifico, ospite de «La notte europea delle ricercatrici e dei ricercatori», organizzata dall’Istituto Tumori «Giovanni Paolo II» di Bari, Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico.

Che notte sarà?

«Non ho dubbi, sarà una notte speciale. Ogni anno, fin dal primo anno della sua istituzione, sono stato chiamato a partecipare alla Notte Europea dei Ricercatori, ospite in tante città, da Milano a Roma, passando per Chieti e, quest’anno, a Bari. Sono notti entusiasmanti, importantissime, perché si tocca con mano la passione di questi giovani professionisti per il lavoro che volgono ogni giorno nei loro laboratori. E non c’è solo il piacere della condivisione e della divulgazione. Si respira anche il piacere della ricerca, dello studio, l’emozione delle scoperte e dei successi raggiunti, del lavoro di squadra e, nel caso della ricerca medica, il piacere e l’orgoglio di essere utili ai pazienti, soprattutto quando, come qui a Bari, si lavora per la ricerca oncologica».

Al netto dell’entusiasmo, però, tanti studenti lasciano il sud per andare a studiare fuori oppure a lavorare all’estero dopo anni intensi di ricerca qui a Bari, al Sud in generale. Che cosa direbbe a questi studenti o a questi neo-laureati?

«Più che ai ragazzi, parlerei ai loro professori, ai direttori delle Asl, degli istituti di ricerca, ai direttori dei laboratori e su fino ai loro, ai nostri, politici: un appello per garantire loro buone, anzi ottime, condizioni di studio e di lavoro poi. E non parlo solo di stipendi ma anche di strumenti, mezzi, finanziamenti, occasioni di incontro per fare rete. Questo è l’unico sistema per frenare non solo la fuga dei cervelli ma anche la fuga dai pazienti che, dalla Puglia così come da altre regioni del sud Italia, vanno al nord per curarsi. In Puglia ci sono ottime università, ottimi policlinici ma manca, forse, un sistema che sostenga il lavoro di tanti ricercatori d’eccellenza. Un sistema così organizzato, a macchia di leopardo, non gratifica e non sostiene l’impegno di chi lavora».

Come è cambiata la divulgazione scientifica da «La macchina del tempo» ad oggi? I social hanno migliorato la qualità dell’informazione scientifica?

«Lungi da me essere contrario all’evoluzione e al progresso tecnologico, di mezzi e dei comportamenti ma, purtroppo, non penso che i social abbiamo migliorato la qualità della divulgazione e dell’informazione scientifica. Questo perché sui social non c’è alcun argine, alcuna sponda alle informazioni che circolano, siano esse fake news o, in alcuni casi, anche informazioni contrarie alle scienze. Questo espone gli studenti, la gente, a dei rischi, specie se queste persone si trovano in condizioni di fragilità come, per esempio, i malati. Abbiamo visto cosa è successo negli anni del Covid. La divulgazione scientifica in tv, invece, poteva contare su professionisti seri, rigorosi, autorevoli, che hanno fatto un’informazione certa, autentica, scientifica, appunto. Parlo ovviamente del «papà», Piero Angela, che ha portato in tv anche le scienze cosiddette dure, come la matematica e la fisica. Oggi nei palinsesti tv non c’è spazio per la divulgazione scientifica. Ed è proprio per questo che bisogna tornare nei teatri a parlare di scienza, per far appassionare i ragazzi, per diffondere la cultura autentica della conoscenza».

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