Ognuno di noi ha sette anime gemelle, e secondo Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, una di queste abita in Salento. «Avrebbe preferito Bari, eh?» - ci chiede mentre iniziamo la nostra conversazione - ma ho soltanto fatto il giro del mondo che conosco meglio. «A Lecce ho un caro amico che vado a trovare ogni anno. Anche Bari conosco, ci sono venuto tante volte e sempre sono andato nei panifici di Barivecchia per la focaccia, avrei potuto mangiarne all’infinito».
Pif, autore e conduttore di programmi televisivi e radiofonici di successo, regista di successo, scrittore di successo, diventato celebre con «Le Iene», ha debuttato nel 2013 alla regia cinematografica con il pluripremiato La mafia uccide solo d’estate, e ora è in libreria con il suo nuovo romanzo, per Feltrinelli, La disperata ricerca d’amore di un povero idiota (pp. 219, euro 18) con protagonista Arturo, quasi quarantenne, alle prese, appunto, con la ricerca dell’anima gemella. L’incontro con un vecchio compagno di scuola fa al caso suo perché l’amico sta sperimentando una app che rileva l’affinità tra le persone grazie alla quale scopre che ci sono ben sette anime gemelle che lo aspettano in Italia e nel mondo. Così Arturo inizia il suo viaggio alla ricerca dell’amore, e non solo.
Pif, un libro sull’amore. Perché?
«Per la vecchiaia. A cinquant’anni, con figlia a carico di due anni è come se si fosse chiuso un capitolo della mia vita per aprirne un altro. Viene naturale girarsi e chiedersi com’è che sono arrivato fin qua. Magari non tutti si fanno queste domande, ma io che sono il re delle fisse mentali, me le faccio. Una volta me le facevo anche struggendomi, invece ora lo faccio in maniera divertita e serena. Cose importanti della mia vita le ho fatte grazie al caso, a cominciare dalla mia svolta quando ho seguito un corso come autore televisivo a Milano dove ho conosciuto il capo autore delle “Iene”. Sono le sliding doors. Certo, poi ci devi mettere anche del tuo, non è che cade tutto dal pero, però è un mix tra la tua volontà e il destino».
Questo è il suo terzo libro. Alle tante cose che fa possiamo ora aggiungere la voce “scrittore”?
«Alla fine forse sì. Io continuo a dire che non sono uno scrittore. Nella mia testa scrivo soggetti di film, ma ora dovrò arrendermi, perché al terzo libro devo cominciare a dire che anche questa è una mia attività. Lo vivo come un aspetto del mio lavoro. Devo comunicare delle cose e per alcune di queste il mezzo migliore è un film, un programma radiofonico, uno spettacolo teatrale o un libro».
Ma se dovesse definirsi cosa direbbe? Pierfrancesco Diliberto, professione?
«Autore. Una volta avrei detto regista perché era il mio sogno e tutt’ora è la cosa che forse preferisco. Però per prendere tutto forse c’è autore».
La cifra della sua arte è l’ironia. È riuscito a ironizzare persino sulla mafia. Si può parlare di tutto con ironia?
«Non è una cosa che scelgo a tavolino ma mi viene spontaneo raccontare il mondo così. Quando hai il coraggio di affrontare la vita con ironia c’è sempre una speranza. Provo un fallimento quando discutendo con qualcuno o affrontando qualcosa perdo l’ironia e sono solo incazzato. Anche la mia incazzatura la voglio accompagnare con l’ironia».
Lei ha portato avanti battaglie importanti, su tutte «Giustizia per Giulio Regeni». Pensa che per un personaggio pubblico e popolare questo sia doveroso?
«Per come sono fatto io sì. Non c’è scritto da nessuna parte che bisogna farlo però non potrei mai pensare di avere la possibilità di intervenire su una cosa grazie alla mia popolarità e non farlo. Questo non vuol dire risolvere il problema, però accendi una luce su un fatto. Per me il massimo della goduria è quando grazie alla popolarità riesci ad accendere l’attenzione e alcune volte anche a risolvere. Al mio funerale vorrei che venisse cantata “Oh bella ciao” perché vivo la vita come una perenne Resistenza».
Pif e la politica. Come va oggi?
«Diciamo che per uno che ha le mie idee potrebbe andare decisamente meglio, a proposito di Resistenza. Ciò che mi fa più arrabbiare è che ci sono politici che sono inutili. E anche se qualcuno la pensa come questo politico non lo dovrebbe seguire perché è inutile. Questo credo sia peggio che avere a che fare con una persona che la pensa in maniera opposta alla tua. Di politici inutili ce ne sono sempre stati ma ora c’è proprio un’esaltazione».
La rivedremo presto anche in tv?
«Dal 9 gennaio andrà in onda la nuova edizione de “Il Testimone”. E da gennaio torno anche in tv sulla Rai con “Caro Marziano”».
Infine, una curiosità: perché ha dedicato questo romanzo a Carmen Consoli?
«Perché è la mia passione. In realtà non me ne fregava niente di scrivere libri, ma volevo farne uno per dedicarglielo e comunicare al mondo che ho una passione sfrenata per lei, una donna meravigliosa, il meglio che la Sicilia possa esprimere. Mi onoro di conoscerla, francamente neanche così bene, non so neanche se è fidanzata, non mi interessa, perché il mio è un amore che deve rimanere nell’eternità».