È l’uccello più piccolo al mondo, ma noto per le sue straordinarie capacità di volo. Può volare persino all’indietro e stare quasi immobile nell’aria. Come Marco Carrera, il protagonista de Il colibrì - film di Francesca Archibugi, tratto dall’omonimo romanzo di Sandro Veronesi, Premio Strega 2020 - interpretato da uno straordinario Pierfrancesco Favino. La vita di quest’uomo, detto «Il colibrì», è un’esistenza fatta di amori assoluti, perdite e coincidenze fatali. Medico e padre di famiglia, sembra avere un’esistenza tranquilla, ma le strade della sua vita conosceranno presto pericolosi incroci e dubbi esistenziali.
Il film, coproduzione italo-francese Fandango con Rai Cinema, presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma lo scorso 13 ottobre, ha appena iniziato la sua quarta settimana di programmazione nelle sale. Oggi e domani Favino sarà in Puglia per presentarlo e salutare il pubblico: stasera allo spettacolo delle 20.45 al Multicinema Galleria di Bari, e domani al Cinema Savoia di Taranto, alle 19.15 (al termine dello spettacolo delle 17.15), e all’inizio di quello delle 19.30. Per il produttore barese Domenico Procacci, fondatore di Fandango, l’ottimo risultato che sta avendo Il colibrì è una boccata d’ossigeno salutare, in un periodo ancora non facile per le sale cinematografiche.
«Sono molto contento di come stia andando - spiega Procacci alla “Gazzetta” -, abbiamo superato le 400mila presenze, e sono pochissimi i film usciti dopo il periodo del lockdown con una tenitura così lunga».
Non sembra neanche un caso isolato. «Infatti, c’è anche un film come La stranezza di Roberto Andò che sta alla seconda settimana e va anche meglio. La cosa interessante è che si tratta di due film costruiti forse non per il grandissimo pubblico. Ma stanno dando un segnale molto forte. La stagione cinematografica sta iniziando a cambiare ed è qualcosa su cui riflettere. Tra l’altro sul discorso del grande pubblico vanno fatti dei distinguo: in fondo Il colibrì è tratto da un libro di grande successo che ha vinto il Premio Strega. Un romanzo certamente non “facile”, ma di cui si è parlato tanto. È un film che si muove in un tempo emotivo e non lineare, e sta piacendo tanto».
Quando ha letto il romanzo ne ha intuito subito le potenzialità filmiche?
«Nel 2008 avevo prodotto anche Caos calmo, tratto da un altro romanzo di Veronesi vincitore dello Strega. Conosco bene la sua scrittura e dopo aver letto Il colibrì ero certo se ne potesse fare un buon film. Non pensavo potesse diventare una sorpresa al botteghino. Francesca Archibugi, poi, conosce bene il mondo di Veronesi ed è stata la persona giusta per raccontarlo».
La prova di Favino?
«Pierfrancesco lo conosco ormai da anni, sin dai tempi di Correre contro di Antonio Tibaldi, una produzione Fandango del 1996. Abbiamo lavorato insieme tante volte, ma a ogni film lo trovo sempre più bravo. Gli sono grato per le presentazioni che farà nella mia Puglia».
Come vede il futuro del cinema in sala?
«Non credo sia sempre giusto contrapporre i risultati della sala con il proliferare delle piattaforme streaming. Dobbiamo tener conto di una combinazione di fattori e uno di questi è la bontà dei film che facciamo. Dobbiamo sforzarci di produrre film di qualità come questi di cui stiamo parlando. E al contempo, anche le sale devono fare il loro, tenendo alta la qualità delle strutture e dell’offerta dei servizi allo spettatore».