Al Ninfeo di Villa Giulia, nel Museo Nazionale Etrusco, è ormai quasi tutto pronto per accogliere questa sera la finale della LXXVI edizione del Premio Strega, promosso dalla Fondazione Maria e Goffredo Bellonci e da Liquore Strega, un’edizione che passerà alla storia perché per la prima volta i finalisti saranno 7: Mario Desiati con Spatriati (Einaudi) alla guida della «settina», seguito da Claudio Piersanti con Quel maledetto Vronskij (Rizzoli), Marco Amerighi con Randagi (Bollati Boringhieri), Veronica Raimo con Niente di vero (Einaudi), ex equo Fabio Bacà con Nova (Adelphi) e Alessandra Carati con E poi saremo salvi (Mondadori), e in chiusura di classifica Veronica Galletta con Nina sull’argine (Minimum Fax). Con lo spettro del covid ancora presente (Bacà e Galletta sono in attesa di fare il tampone e rischiano di non partecipare) ma con un’evidente voglia di riconquistare la «normalità», il prestigioso concorso letterario, trasmesso in diretta su Rai3 alle 23 con la conduzione di Geppi Cucciari, non mancherà di dare il proprio omaggio «a Raffaele La Capria, protagonista di una grande edizione del premio», come ha detto Giovanni Solimine, presidente della Fondazione Bellonci, che ha espresso soddisfazione anche per la ritrovata «collaborazione, purtroppo interrotta in questi anni, con il Comune di Roma», annunciata dall’assessore alla cultura Gotor. «Faremo diverse iniziative - ha aggiunto - assieme all’amministrazione capitolina, la prima dedicata a Flaiano per i 50 anni dalla morte». «Gli ultimi mesi i dati sulla lettura non sono stati incoraggianti: forse si tratta di flessione fisiologica dopo i buoni numeri ottenuti durante la pandemia. Speriamo che anche quest’anno i libri dello Strega diano una mano», si è augurato Stefano Petrocchi, direttore della Fondazione Bellonci.
Evidente in tutti gli autori, reduci da un intenso tour di presentazioni (18 tappe in Italia e la trasferta all’Istituto Italiano di Cultura a Copenaghen), il bagaglio di emozione e soddisfazione, non solo in vista dell’ultimo step della gara, ma proprio per la consapevolezza di aver potuto condividere con gli altri colleghi e con il pubblico riflessioni e confronti sulla scrittura e sul mondo.
«Mi sembra buffo che un libro come Randagi, che è anche un romanzo sul fallimento, mi abbia portato in finale allo Strega - ha osservato Marco Amerighi - scrivendo ho riflettuto su che tipo di società siamo: veniamo da decenni di pensiero positivo legato al capitalismo». «Ma non credo - ha proseguito - che questo pensiero ci abbia fatto bene. È normale avere paura e fallire».
Per Alessandra Carati «l’ultimo mese è stato tutto intenso e faticoso, ma molto prezioso. Avere occasione di parlare del proprio libro con altre persone ne ha reso più luminose alcune parti, che che proprio gli altri mi hanno fatto vedere. Tra le cose messe a fuoco, il tema della comunità e dello spazio che si lascia alle minoranze.
Anche per Mario Desiati è stata un’emozione che non si aspettava. «Un’esperienza umana importante - ha spiegato -. Già nel 2011 partecipai con Ternitti allo Strega, ora con Spatriati mi sono chiesto perché si emigra così tanto dall’Italia. Di certo per una ragione economica ma anche per una sottile ragione esistenziale. Ma mi sono rimasti dubbi».
«Ho incontrato tante persone perbene - ha dichiarato Claudio Piersanti - spero che il Premio sia un’occasione per approfondire, andando oltre la trama, per scoprire che un libro è fatto di stile, di dettagli. Noi adoperiamo uno strumento che si chiama scrittura, una parola purtroppo ormai poco usata».
«Nel mio libro - ha concluso Veronica Raimo - racconto una parte di me stessa che non solo non avrebbe mai pensato ma nemmeno desiderato essere qui. Questo ultimo periodo è stato di disagio ma anche di esplorazione di me e di persone che ho imparato a conoscere. E poi ancora vivo un rapporto con i social molto conflittuale, perché ho difficoltà a trovare tante notizie sul mio libro sopra piattaforme che non ho scelto».