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Tullio Solenghi attore tra la folla, il 21 aprile al TeatroTeam di Bari con Massimo Lopez

 
Mariangela Pollonio

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Mariangela Pollonio

Tullio Solenghi attore tra la folla, il 21 aprile al TeatroTeam di Bari con Massimo Lopez

E ricorda: «Anna Marchesini? Sempre nel nostro cuore»

Domenica 10 Aprile 2022, 12:57

Bertolt Brecht diceva «quando un attore che ha fatto delirare il pubblico scende dal palco, deve confondersi tra la folla». D’accordo con il grande drammaturgo tedesco, l’attore genovese Tullio Solenghi si definisce una persona normale, a cui piacerebbe solo invecchiare facendo questo mestiere, senza fare bilanci. Nel frattempo con lo storico compagno di scena, Massimo Lopez, torna a teatro con uno show da oltre 300 repliche e due stagioni sold out. Il duo sarà a Bari giovedì 21 aprile al Teatroteam con lo spettacolo organizzato da Aurora Eventi (biglietti in vendita su ticketone.it). I due mattatori ripropongono una travolgente carrellata di voci, imitazioni e improvvisazioni. Dall’incontro tra Papa Bergoglio e Papa Ratzinger ai duetti musicali di Gino Paoli e Ornella Vanoni, con musica jazz dal vivo.

Lo spettacolo che porta in scena con Lopez riscuote ogni volta grande successo. Qual è il segreto?

«Non abbiamo perso l’entusiasmo, nonostante la nostra veneranda età da pensionati. C’è tanta voglia di continuare e restare in conto col pubblico. Per noi è come se fossero parenti. In camerino viene a trovarci sempre qualcuno che ci racconta un aneddoto della sua vita legato ai dodici anni del Trio. Tutte storie che ci fanno capire che non abbiamo lavorato invano».

Non eravate consapevoli della popolarità?

«Assolutamente no. Non pensavamo che i Promessi Sposi potessero diventare un cult. Alle tournée teatrali vedevamo folle oceaniche, quindi qualche sospetto cominciavamo ad averlo, in senso positivo. Ma non immaginavamo ciò che è accaduto. Eravamo molto intransigenti su qualità, scrittura; sull’evitare qualsiasi volgarità. C’erano speranze. Oggi per fortuna sono certezze».

Durante lo spettacolo dedicate uno spazio ad Anna Marchesini. Avete mai considerato l’idea di entrare in scena con un’altra attrice?

«Anna è insostituibile. La sentiamo sempre con noi. Il modo di esprimerci è quello plasmato dagli anni trascorsi insieme. È stata una sorella, mi ha dato una grande autostima e la tenacia per cercare strade nuove. Siamo diventati un fenomeno col Trio perché non abbiamo mai seguito la strada di chi ci aveva preceduto, ma siamo andati contromano. La Rai, dopo il successo dei Promessi Sposi, voleva farci condurre Fantastico. Abbiamo detto no, per fare qualcosa che è rimasta nella storia della tv».

Come ha vissuto la pandemia? E la guerra in Ucraina?

«Con la mia famiglia ho vissuto la pandemia come una sorta di limbo doloroso. Noi siamo tornati a lavorare, ma molti colleghi hanno smesso un mestiere già da sempre precario. Perché la cultura è considerata una Cenerentola. Circa la guerra mi scandalizzo e mi irrito per chi fa ignobili congetture. Questi signori dovrebbero andare alle frontiere e vivere l’esodo dei profughi. È facile far demagogia seduti in salotto col calore della stufa, che forse l’anno prossimo sarà meno calda, visti gli embarghi».

Da comici lei e Lopez avete fatto satira sull’attualità. Se la sentirebbe di portare in scena Putin e Zelensky?

«Credo che la censura sia negativa. Poi però ognuno di noi ha la responsabilità delle scelte. Così come non farei ironia sulla malattia di una persona, come è successo ai recenti Oscar, così non vorrei si ridesse di una tragedia come il conflitto in atto».

Quali modelli ha avuto da ragazzo?

«Sono tre. Il grande Gilberto Govi, maschera imprescindibile, del quale a maggio metterò in scena i Maneggi per maritare una figlia; Alberto Lionello, con cui ho avuto l’onore di lavorare, e poi Paolo Villaggio, tanto intrattabile nel privato quanto sublime in scena. Grazie a loro credo di essere un attore brillante che riesce a fare anche l’imitatore, il cantante, il doppiatore tutto in maniera dignitosa. Non ho mai fatto scelte di basso profilo. Ma ho cercato sempre di valorizzare i miei neuroni».

E se potesse parlare con Solenghi bambino, cosa gli consiglierebbe per affrontare il mondo di oggi?

«Nonostante sia padre e nonno, in famiglia mi dicono che non crescerò mai. Quindi direi a quel bambino di continuare a seguire l’istinto di gioia che ha l’infanzia. E di non farsi sopraffare dal dolore.»

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