BARI - Antonio Bellavista non l’ha mai abbandonata la vita da mediano. In campo correva e «menava», il vero e proprio uomo ovunque. Ve lo ricordate il soprannome che Eugenio Fascetti affibbiò a lui e De Ascentiis? «Cagnaccio», sì proprio così. Ed era un complimento, un modo di esaltare la sua aggressività. «Mediano» anche dopo e, se vogliamo, non c’è da sorprendersi. Anche e soprattutto perché la vita l’ha costretto a pedalare in salita. Una vita familiare ricca di ferite impossibili da guarire (il papà e la mamma sono volati in cielo in giovanissima età) prima dei guai legati alla vicenda scommesse. L’arresto, gli schizzi di fango, un mondo costruito con tanta fatica e poi finito in mille pezzi.
Bellavista, il suo sfogo social non è passato inosservato. La battaglia per cancellare la radiazione continua ad andare a vuoto. Nuovo «no» della commissione sportiva della Figc alla sua richiesta di grazia.
«Non mi arrendo, questa è l’unica certezza che ho. Mi sento vittima di una grande ingiustizia. In Italia la giustizia sportiva viaggia a due velocità. I classici due pesi e due misure. È più facile prendersela con Bellavista, un obiettivo sin troppo facile da massacrare. Io ho sbagliato e l’ho detto in tutte le salse. Tra l’altro credo di aver anche pagato un conto salatissimo. Sono passati 13 anni da quella terribile estate. Mi hanno tolto tutto e purtroppo non è finita».
Domani al «San Nicola» arriverà il Sudtirol in cui milita Andrea Masiello. Lui può ancora giocare dopo aver ammesso reati gravi.
«Mi creda, non sono geloso. Anzi, le dico che sono contento per lui. Credo che tutti abbiano diritto a una seconda opportunità. Masiello la sta avendo e non è l’unico. Penso a Signori, che va in tv e si consente il lusso di fare addirittura la vittima. Aveva conti criptati all’estero, l’inchiesta di Cremona lo vedeva come un personaggio influente in una certa organizzazione. E oggi mi tocca vederlo riabilitato e addirittura ospite di Gravina alla partita della Nazionale».
Se tornasse indietro seguirebbe la stessa strategia difensiva? O deciderebbe di raccontare più cose ai magistrati?
«Non cambio il mio stile di vita. Ripeto, Bellavista ha sbagliato e tanto. E ha pagato un conto salatissimo. Cosa dovrei dire? Secondo voi potevo fare tutto da solo? Ovvio che ci fossero in ballo altri. A me piacerebbe poter avere una vita sportiva normale. Magari allenare i ragazzi della mia scuola calcio. In fondo, parliamo di un mondo in cui ho vissuto da sempre. Poi non è detto che diventerebbe la mia attività principale avere un ruolo nel calcio. Però è terribile la mancanza di libertà. Io voglio essere libero di decidere della mia vita. La grazia sarebbe un atto di profonda giustizia».
A proposito di Bari-Sudtirol, che idea si è fatto dei Galletti?
«Secondo me il Bari ha un ottimo allenatore. Longo ha portato la squadra più in alto del reale valore della rosa».
Quali gli obiettivi alla portata della compagine biancorossa?
«Ci sono quattro-cinque squadre più attrezzate ma i playoff possono e devono essere raggiunti. Escluse le big... non vedo altre squadre superiori al Bari. Bari che ha il vantaggio di un pubblico super».
Eppure negli ambienti del tifo c’è tanto fermento.
«I baresi non amano il modo di fare calcio dei De Laurentiis. Vorrebbero una proprietà meno prudente e in grado di soddisfare l’enorme ambizione della città. Qui basta poco per accendere il pubblico. E sarebbero investimenti intelligenti visto che, poi, tra abbonamenti e botteghino ci sarebbero grosse entrate».
Cosa servirebbe al Bari per poter alzare l’asticella?
«Direi tre rinforzi di qualità. Un difensore, un esterno e un attaccante di razza. Credo che, invece, nel vivo del gioco Longo possa contare su una discreta varietà. Penso a Maiello che gioca pochissimo e che, invece, è un ottimo regista».
Quali sono le sorprese del campionato?
«Sicuramente Cesena e Juve Stabia. I romagnoli hanno dalla loro un’ottima tradizione, club con una storia importante. Diverso il discorso dei campani. Un progetto interessante, quasi tutti esordienti in B compreso un direttore sportivo giovanissimo».
Una curiosità, infine. Nello staff di Longo c’è un suo vecchio compagno di squadra, Ceccarelli.
«Sì, siamo stati insieme nell’Hellas Verona. Ho un bel ricordo di Luca, un ragazzo con tanta energia. Gli auguro il meglio».