Domenica 07 Settembre 2025 | 00:35

Bari, niente scherzi. C’è la Reggiana e serve un’accelerata

 
antonello raimondo

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antonello raimondo

Bari, niente scherzi. C’è la Reggiana e serve un’accelerata

La strada è tracciata. Il Bari ha una struttura tattica ben definita. E allora cosa manca per fare un salto di qualità?

Sabato 02 Novembre 2024, 12:53

BARI - La strada è tracciata. Il Bari ha una struttura tattica ben definita, un’anima calcistica. E poi compattezza e mentalità. E allora cosa manca per fare un salto di qualità? Semplice. I dettagli, da sempre determinanti. Serve maggiore qualità offensiva, cinismo in fase realizzativa. E anche limitare qualche sbavatura difensiva. Si può vincere anche 1-0, dove sta scritto che se subisci la rete del pareggio la colpa sta solo nell’aver fallito i palloni per chiudere il conto? I dettagli sono anche questi e a ricordarlo c’è la storia.

Longo ha ragione da vendere quando dice che i pareggi hanno due chiavi di lettura. Per i pessimisti sono una mezza sconfitta e per gli altri lo scorgere la forza di chi riesce a non perdere. Muovere la classifica non è mai un dettaglio. E il punticino... mai inutile. Ci sono fasi diverse in un campionato così lungo e stressante come quello di serie B. La regolarità ti consente di lavorare meglio e di cercare la «chiave» senza l’affanno delle crisi conclamate. A patto, però, di accompagnare le «ics» con qualche vittoria che valorozzi il percorso. A maggior ragione quest’anno, davanti a una classifica che più compressa non si può.

Non serve girarci attorno. Oggi pomeriggio al «San Nicola» arriva la Reggiana ed è il momento giusto per chiudere con il passato. Troppo poche due vittorie per una piazza che vive di calcio e che in serie B si sente strettissima. «Poche anche le sconfitte», dice ancora bene mister Longo. Cambia la visuale, ognuno sceglie quella più vicina al proprio pensiero. Ora, però, c’è poco da dividersi. Non battere nemmeno la Reggiana sarebbe un mezzo flop e non perché esistano partite facili. Domani sera sarà volato via quasi un quarto di campionato, un campione credibile per abbozzare griglie e ipotizzare scenari futuri. Non una partita decisiva, evidentemente. C’è sempre tempo per mettere la freccia e imboccare la corsia di sorpasso. Ma vincere, stavolta, è l’unica cosa che conta. Anche più della prestazione e delle recriminazioni.

I calciatori del Bari hanno più di un motivo per pensare positivo. Il più «pesante» è l’affetto della gente. Tutto tranne che scontato in un mondo dove il risultato, sempre più spesso, ha il potere di condizionare giudizi e valutazioni. E no, qui la gente applaude una squadra che è a metà classifica, che ha vinto solo due volte in undici partite e che solo qualche mese fa si è chiusa una delle stagioni più imbarazzanti della storia biancorossa. La gente del Bari applaude nonostante un budget limitato e un allenatore che sceglie un profilo basso («prima la salvezza»). E se la gente applaude... un motivo c’è sempre. E va oltre campo e classifica. I baresi si nutrono di emozioni. Amano ciò che scalda il cuore e che fa coraggio. Una squadra non costruita per vincere ma che gioca col piglio che piace al tifoso. Una squadra che vince poco ma che quasi sempre ha convinto per spirito e atteggiamento. La gente del Bari sa guardare oltre.

Non è vero, insomma, come disse una volta l’ex capitan Di Cesare che «qui puoi prendere anche Messi ma tanto hanno sempre da ridire». Rispondeva, incautamente come gli accade spesso, a qualche mugugno social sull’ingaggio di Lasagna, reduce da tre stagioni poco brillanti certificate dallo stesso attaccante nel giorno della presentazione alla stampa. Giocare a Bari è pesante, anzi diciamo che non è per tutti. Vero, verissimo. Piazza complicata, tifosi esigenti e a volte schizofrenici. Qui, caro Di Cesare, accadono cose che in qualsiasi altro angolo di mondo si sognano. Qui, a Bari, applaudono anche le sconfitte. Come quella a Latina, nella mitica stagione fallimentare, dopo una semifinale stregata. E anche oggi applaudono, nonostante un futuro ingarbugliato e un presente con pochissime certezze. Si fanno bastare una squadra che gioca con coraggio e dignità. Ecco, una cosa va detta. Qui a Bari sarebbe bello avere, oltre a calciatori, tecnici e dirigenti di primo livello, anche gente che impari a parlare, a comunicare, a spiegarsi. Perché ascoltare cose dette con superficialità, ignoranza e, talvolta, spocchia... sta diventando insostenibile. Il tifoso del Bari, nessuno escluso, merita rispetto. Sempre. Anche quando spara balle e diventa insopportabile. Perché questa è la legge del calcio. A chi ti regala l’anima... devi concedere qualcosa. Altrimenti sei completamente fuori strada.

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