Sabato 06 Settembre 2025 | 11:29

Serie B, Zambrotta è sicuro: «Bari troppo giù, ma si salverà di certo»

 
Davide Lattanzi

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Davide Lattanzi

Serie B, Zambrotta è sicuro: «Bari troppo giù, ma si salverà di certo»

«Ero sicuro che la sfida contro il Como avrebbe avuto il profumo di serie A. Che orgoglio la chiamata in Nazionale quando indossavo la maglia biancorossa, ricordo la felicità di Vincenzo Matarrese»

Sabato 13 Aprile 2024, 12:32

BARI - «Como è la mia “culla”, il mio porto sicuro, ma quanto devo al Bari…». Oggi, sulle tribune dello stadio «Sinigaglia», non sfuggirà la presenza di un campione del mondo: Gianluca Zambrotta è il «doppio ex» forse più prestigioso della sfida tra lariani e biancorossi. Nel club lombardo ha mosso i primi passi nel professionismo (48 presenze e sei reti dal 1994 al ‘97), ma in biancorosso è esploso fragorosamente totalizzando 59 gettoni e sei gol in serie A dal 1997 al ‘99: da lì la sua escalation è diventata irresistibile. La nazionale azzurra (98 «caps» e due reti, il trionfo Mondiale in Germania nel 2006, il secondo posto all’Europeo del 2000), sette stagioni alla Juventus (due scudetti, altrettante Supercoppe italiane), due al Barcellona, quattro al Milan (con un altro tricolore), prima di chiudere in Svizzera al Chiasso ed intraprendere il percorso da allenatore. Pur avendo vinto tutto, il confronto di oggi resterà molto speciale: perché tutto è cominciato proprio da Como e Bari.

«Ho avuto la fortuna di cominciare con società serie, sempre attente ai giovani e di avere grandi maestri», la premessa di Zambrotta. «La missione del Como, ad esempio, è sempre stata di costruire squadre fondate in gran parte da calciatori allevati nel settore giovanile, grazie alla professionalità di autentici specialisti nel ramo come Angelo Massola, Mino Favini, Giorgio Rustignoli. Ho svolto tutta la trafila nel vivaio lariano, fino ad esordire con Marco Tardelli in B per pii disputare due stagioni in C1 vincendo una Coppa Italia di categoria e sfiorando il ritorno in cadetteria. Poi arrivò la chiamata del Bari, grazie alla competenza di uno straordinario dirigente come Carlo Regalia che mi affidò ad un allenatore eccezionale come Eugenio Fascetti: fu la svolta della mia carriera».

Quali sono i ricordi che la legano maggiormente alle due esperienze?

«Como non è il passato, ma l’attualità. Vivo dentro le mura del centro storico, respiro quotidianamente la città, porto mio figlio e i suoi amichetti allo stadio ogni volta che ce n’è la possibilità. E non mancheremo per una sfida così sentita per la mia carriera. Del biennio a Bari potrei raccontare tanto: emozioni uniche per i risultati che portarono a due salvezze con grande anticipo, guardando spesso da vicino la zona Coppe e togliendosi soddisfazioni bellissime come battere l’Inter e il Milan a San Siro. Ma la maggiore gratificazione fu la chiamata in Nazionale. Già, perché io in azzurro arrivai proprio dal Bari: la mia convocazione cadde a circa cinquant’anni dalla precedente partecipazione di un calciatore biancorosso nella prima squadra dell’Italia. Ricordo la gioia dell’intero ambiente pugliese, a cominciare dal presidente Vincenzo Matarrese».

Como-Bari oggi è praticamente un testa-coda?

«La classifica dice questo, ma il Bari non vale certo la zona playout e sono sicuro che se ne tirerà fuori. Dopo lo scorso anno, mi sarei aspettato di assistere ad un confronto diretto per la promozione. Il progetto del Como, infatti, nasce dalle solide fondamenta garantire dalla famiglia indonesiana Hartono che sta costruendo con investimenti importanti, ma anche badando ad ogni asset del club: dal centro sportivo al settore giovanile che resterà centrale nelle prospettive societarie. Ora la squadra è attrezzata per il grande salto, con calciatori di categoria affiancati a “top players” come Cutrone e Strefezza. Il Bari veniva da una finale playoff persa, era atteso come protagonista assoluto del campionato, ma la stagione ha preso una piega differente, forse anche condizionata dagli infortuni di calciatori fondamentali. L’obiettivo ora deve essere evitare almeno il patema d’animo di soffrire per la salvezza fino all’ultimo. Ci sono tutti gli ingredienti per una grande partita: il Como sicuramente sarà carico e aggressivo, ma i biancorossi hanno una tradizione tale per cui non potranno certo badare a difendersi. Sono certo che la truppa di Iachini lotterà a sua volta per conquistare la posta piena».

A proposito di Iachini: quanto varrà per un tecnico così vincente l’orgoglio di uscire da una situazione complicata?

«Non ho dubbi che un allenatore come Iachini abbia scelto Bari per un programma ad ampio raggio, mirato a ben altri traguardi. La squadra è incappata in una crisi di risultati, ma se c’è uno che può tirarla fuori dagli impicci è proprio lui. Perché non si tratta soltanto di un allenatore che ha una carriera emblematica ad alti livelli, ma anche di un uomo di carattere, serio, lavoratore, capace già in più di un’occasione di aggiustare contesti difficili. Figurarsi se non smanierà per farlo in una città come Bari».

Da uomo che ha vissuto il calcio ai più alti livelli, come vede il progetto della famiglia De Laurentiis: Bari soffre non poco la multiproprietà…

«La storia calcistica del Bari è nota. Se la famiglia De Laurentiis ha deciso di investire in un club così blasonato ed abituato a vivere ad alti livelli, significa che l’obiettivo non può essere diverso dalla promozione nel massimo campionato. Bari ha un pubblico meraviglioso, uno stadio stupendo che è stato riportato a nuovo, ma soprattutto una passione che si accende immediatamente quando i programmi sono ambiziosi. Forse questa stagione può essere un insegnamento per tutti: perché, augurandosi di mantenere la categoria, potrà far scattare subito la molla di costruire una squadra che ricrei l’entusiasmo perduto e punti dritto alla serie A. Un B ad oltranza non sarebbe conveniente né per una città a cui è stretta questa categoria, né ad una proprietà da sempre molto competitiva».

I fratelli Hartono si erano interessati al Bari nel 2018 prima di puntare sul Como…

«Quando si deve gestire un fallimento sono tante le componenti da valutare e da lontano non sarebbe giusto giudicare entrare in una vicenda così particolare. Posso, invece, valutare l’opera che si sta portando avanti a Como con silenzio, senza proclami, procedendo per gradi e investendo su figure professionali e strutture: si parla addirittura del nuovo stadio. Si è creata una mentalità a lungo termine che può davvero portare il Como ad alti livelli. Già, sarebbe proprio bello se questa gara si giocasse in serie A…».

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