LECCE - Ha conosciuto il professionismo in Italia, Sergej Alejnikov, dopo essere stato uno dei punti di forza della Dinamo Minsk dal 1980 al 1989. Nel Belpaese, il centrocampista bielorusso (ma all’epoca la sua nazione faceva parte dell’Unione Sovietica) ha militato nella Juventus, nel 1989/1990 (30 presenze e 3 gol, per poi essere impegnato nel settore giovanile bianconero come trainer, dal 2005 al 2007). Ha quindi indossato la casacca del Lecce, nel 1990/1991 e nel 1991/1992 (59 gare disputate e 2 reti). È quindi un doppio ex della compagine salentina e di quella piemontese, che si troveranno di fronte domenica al Via del Mare.
«È scontato dire che, sulla carta, la squadra allenata da Allegri sia nettamente favorita - sostiene Alejnikov - I risultati, però, si decidono sul terreno di gioco e bisogna meritarseli, ciascuno con le armi a propria disposizione. Se fosse decisiva la sola qualità della rosa, la vittoria della Juventus sarebbe ineluttabile ma, per fortuna, non è così. Il calcio piace tanto in tutto il mondo proprio perché capita che un team meno accreditato batta uno attrezzatissimo. Insomma, il Lecce dovrà gettare nella mischia tutto quello che ha pur di muovere la classifica e non ho dubbi circa il fatto che i giallorossi credano in se stessi».
L’undici diretto da Roberto D’Aversa avrà della propria parte la passione dei trentamila che assieperanno le gradinate del Via del Mare. «Il calore della propria gente è molto importante, ma le motivazioni di un calciatore, quando disputa simili incontri, sono sempre al massimo. Il fatto stesso di duellare con la Juventus o con le altre “grandi” costituisce uno stimolo enorme per chiunque».
Alejnikov non se la sente di ipotizzare attraverso quale strada il Lecce potrebbe creare dei problemi alla Vecchia Signora. «La tattica e le strategie da attuare le deciderà D’Aversa, che ha il termometro della propria formazione - rimarca - Ma sarà determinante l’applicazione di chi verrà schierato dal primo minuto e di chi subentrerà nel corso del match. La cosa certa è che i salentini dovranno evitare di commettere errori perché li pagherebbero a caro prezzo».
Nel campionato in corso, il centrocampista bielorusso ha visto all’opera sia il Lecce che la Juventus. «Non sempre i bianconeri hanno espresso un calcio brillante, ma la cosa che conta davvero è il risultato e sotto questo profilo le cose sono andate decisamente bene - sottolinea Alejnikov - Da qualche settimana ha ripreso a fare gol Vlahovic e questa per Allegri è una gran bella notizia. Danilo e compagni saranno in lizza con l’Inter per lo scudetto sino alle ultimissime battute. I giallorossi hanno terminato l’andata a quota 21, mettendo da parte un bottino niente male per chi punta a restare in A. Se sapranno confermarsi nel ritorno, allora la permanenza potrebbe arrivare in anticipo. Sono ottimista, ma i salentini dovranno evitare di incappare in un ciclo nero, com’è accaduto nella passata annata agonistica».
Per Alejnikov, approdare in Italia è stato un salto di rilievo: «In quel periodo militavano in A tanti campioni. Venivo da una nazione nella quale non esisteva il professionismo nello sport. Avrei dovuto giocare a Genova ed invece, per quegli strani intrecci che a volte si registrano in sede di mercato, fui tesserato dalla Juventus. Mi trovai proiettato in un top club. A Villar Perosa tutto era organizzato alla perfezione, nulla era lasciato al caso. Ricordo quando l’Avvocato (Gianni Agnelli ndc) veniva a trovare la squadra. Conquistammo la Coppa Italia e la Coppa Uefa. La parola d’ordine era vincere».
Il trasferimento al Lecce lo costrinse a mutare ottica: «Una volta nel Salento, il traguardo cambiò radicalmente. Bisognava salvarsi, lottando a denti stretti. Ma un professionista deve essere pronto a dare il meglio qualunque sia l’obiettivo. Purtroppo retrocedemmo e la stagione seguente non riuscimmo a risalire la china. In seguito, abbandonata l’Italia, ho giocato in Giappone, con l’Osaka, e poi in Svezia, con l’Oddevold».