BARI - C’è traffico in coda. Si muovono tutti, mentre il Bari resta al semaforo rosso. Il sabato di un’imprevedibile serie B certifica che vanno a punti la Feralpisalò, l’Ascoli, il Cosenza, il Sudtirol. Lo Spezia aveva già alzato la testa superando i biancorossi, oggi si muoverà una tra Lecco e Ternana, entrambe se pareggeranno lo scontro diretto. Comunque vada, i Galetti vedranno scendere a quattro i punti di margine sulla zona playout. Ovvero, la parola opposta rispetto a quella pronunciata dalla società come obiettivo (minimo) stagionale. Ma il piccolo Bari di oggi proprio non può guardare in alto: le distanze dai playoff non sono nemmeno minime (sei punti dall’ottavo posto del Modena), ma è la sostanza a sbarrare la strada dei sogni. Almeno con l’attuale espressione. Sperando che il mercato possa davvero cambiare il volto di una squadra piatta, dall’identità indefinibile, priva di chissà quale spirito combattivo. Ritenere che i biancorossi, dopo aver perso i pezzi migliori della scorsa stagione, avessero quantomeno conservato l’«anima» (come l’aveva definita il direttore sportivo Ciro Polito) è stata un’illusione.
I pugliesi non sono né furiosi, né pratici: limitare i danni ed incamerare almeno il punticino nelle giornate meno felici è un’altra prerogativa smarrita nel passaggio da Michele Mignani a Pasquale Marino. Ecco perché ora, l’imperativo è evitare almeno un serio coinvolgimento nella lotta per non retrocedere. Ci mancherebbe soltanto questo ulteriore smacco ad una piazza che da giugno si porta una frattura nel cuore.
UN MESE IN PICCHIATA
Eppure, il calendario sembrava strizzare l’occhio a capitan Di Cesare e compagni. Dall’11 novembre in poi, il percorso poneva come unica big il Venezia (un esame di maturità miseramente fallito), quindi Feralpisalò, Lecco, Sudtirol, Spezia, ovvero tutte formazioni di bassa classifica. Ebbene, il verdetto è impietoso: quattro punti in cinque giornate, frutto del pareggio con la Feralpi (partendo dal vantaggio di due reti e finendo con il doverne recuperare una) e del successo sul Sudtirol (in dieci dal 16’). Quindi, le sconfitte con Lecco e Spezia. Il Bari vince pochissimo (quattro appena le affermazioni, stesso numero delle sconfitte: solo Spezia, Ternana e Feralpisalò hanno gioito meno) e pesca le sue vittime nel mucchio. Ha battuto una formazione di alta classifica come la Cremonese, due che gravitano nel limbo come Brescia e Sudtirol, una in zona playout come l’Ascoli. Della serie: i Galletti non sono al livello delle big, ma faticano pure con chi è in difficoltà. Basti pensare che dai confronti con il manipolo coinvolto nei playout sono arrivati appena sei punti: i pareggi con Feralpi, Ternana e Reggiana, il successo sui marchigiani. Poi, i rovesci con Lecco e Spezia. Il possibile decollo, quindi, si è trasformato in una pericolosa picchiata.
POLVERI BAGNATE
Che il Bari faticasse a rendersi pericoloso si era intuito fin dall’alba del torneo. Ma ora i dati inchiodano tutte le lacune di un attacco precario. La prima linea pugliese, con 17 reti all’attivo, è la quintultima della B: peggio soltanto Pisa (16), Spezia e Lecco (14), Feralpisalò (12). Il reparto avanzato ha perso subito il talento di Menez e non ha quasi mai beneficiato della velocità di Diaw, poggiandosi in gran parte sull’estro di Sibilli e sul potenziale di Nasti che, però, a soli vent’anni non può essere l’uomo della provvidenza. Per il resto, Aramu prosegue nella sua inesorabile involuzione, Morachioli e Achik si confermano solo discrete alternative. L’attacco manca di struttura fisica, potenza, presenza in area. Ed è terribilmente a corto di risorse. L’allarme suona sempre più forte: nelle ultime quattro gare, tre sono state chiuse all’asciutto. Urge intervenire con idee ed investimenti.
LA POSIZIONE DI MARINO. E LE PAROLE DI DE LAURENTIIS?
La proprietà continua ad essere nel mirino della tifoseria che anche a La Spezia non ha risparmiato cori alla famiglia De Laurentiis, invitata a più riprese a vendere il club. Si sussurra che il presidente Luigi De Laurentiis possa prendere parola in settimana: d’altra parte, sarebbe l’ultima occasione utile prima del Natale. Un chiarimento sul progetto pare davvero imprescindibile per evitare che la situazione ambientale degeneri.
Così come la posizione di Marino resta sotto osservazione: sembrano da escludere decisioni clamorose nell’immediato, ma la sfida di sabato contro il Cosenza potrebbe risultare determinante per le prospettive del tecnico siciliano. Che, finora, non ha portato l’auspicata svolta. Al di là di qualche punticino in più.