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Calcio Bari, De Laurentiis e il dovere dell’ambizione

 
Fabrizio Nitti

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Fabrizio Nitti

Bari calcio, De Laurentis in conferenza: «Lasciare la squadra? È una speculazione»

Il numero uno biancorosso non esprime i propri pensieri alla piazza barese ormai da luglio

Martedì 05 Dicembre 2023, 10:28

10:32

BARI - Non è tempo di processi, non ancora. Ma è tempo di riflessioni profonde. Perché vedere il «povero» Bari perdere a Lecco, in quel modo, non può non produrre una serie di ragionamenti. Che il feeling con questa società non sia mai stato un feeling «completo», è un dato di fatto. Gli ultimi striscioni, i cori piovuti addosso ai De Laurentiis («LDL» peraltro era assente anche a Lecco) domenica scorsa, la raccontano lunga su quanto il rapporto si sia incrinato. Una direzione che anche i silenzi del presidente contribuiscono a rendere ancora più in salita. Al di là di qualche piccola uscita più o meno pubblica, il numero uno biancorosso non esprime i propri pensieri alla piazza barese ormai da luglio.

Non comunica, chiuso in un silenzio inutile e dannoso. Troppi mesi. Soprattutto nei confronti di una piazza che, di continuo, ha contribuito a sostenere la società anche dal punto di vista economico, fra sponsor locali, pubblico al «San Nicola» e quanto altro può girare lecitamente attorno ad una squadra di calcio. Compreso il rifacimento dello stesso stadio voluto dall’amministrazione comunale. Il debito di riconoscenza è reciproco, non univoco...

Forse non è chiaro, è bene ribadirlo. Non è necessaria, non è indispensabile. Ma ma la passione per il biancorosso, dalle nostre parti, è vitale. Sacra. Come a Napoli. Bari ha tradizione, storia, è una piazza che per importanza è seconda solo alle «grandi» del calcio italiano, superiore a «location» come Bologna e Firenze, stabilmente in A a giocarsi anche l’Europa se l’annata va bene. Bari è una responsabilità pesante. E la doppia proprietà, inutile ricordarlo, è un ingombro. È il peccato originale. Di certo, non si potrà andare avanti così fino al giugno del 2028, quando, secondo le regole attuali, bisognerà vendere.
Discutere sull’esonero di Marino (che resterà ancora al suo posto), è un esercizio di riserva. Parlare del ritorno di Mignani, ammesso che il tecnico poi sia intenzionato ad accettare, non serve. La sconfitta di Lecco getta la squadra in un tunnel dal quale, per non rischiare addirittura la stessa Serie B, bisognerà uscire al più presto. Intanto facendo punti (Bari-Sudtirol nel campionato scorso valeva un posto in finale playoff, oggi è una sfida da vivere con la schiena aperta...), poi intervenendo pesantemente sul mercato, posto che il mercato invernale è ancora più complicato di quello classico.

Lo dicono i risultati e la classifica, questa squadra non è stata costruita benissimo. Alle lacune strutturali si sono aggiunti una serie di infortuni che hanno abbassato la qualità di una rosa non del tutto omogenea. Ribadito che è stato un delitto «calcistico» smaterializzare la squadra che ha perso la A a pochi istanti dalla fine della finale playoff senza avere le idee chiare su come affrontare la nuova stagione, ora bisogna porre rimedio. Non si può correre il rischio di trasformare questa stagione in un lungo calvario. Né si deve gettare la spugna oggi, parlando di una Serie A con vista sul domani, sul prossimo anno. Se è vero che Bari rappresenta qualcosa all’interno della loro galassia, ai De Laurentiis non resta che fare una cosa: dimostrarlo sul campo, rinforzando pesantemente la squadra e tentare di ricucire un rapporto che, altrimenti, rischia di deteriorarsi in maniera ancora più profonda.

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