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Manzari fra sogni e ambizioni il futuro promette meraviglie

 
Nicola Pepe

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Nicola Pepe

Manzari fra sogni e ambizioni il futuro promette meraviglie

L’ala del Sassuolo: non mi pongo limiti, Berardi il mio modello

Venerdì 26 Maggio 2023, 19:56

20:01

Il primo dettaglio che balza all’occhio è l’assenza di evidenti tatuaggi: «Non ne ho neanche uno, non mi piacciono». Giacomo Manzari, 22 anni, barese doc, seconda punta, al quarto campionato tra i «pro», in quota al Sassuolo, è uno dei talenti del calcio della città di San Nicola: il primo tiro a soli 4 anni, poi a sei anni il colpo di fulmine per la sfera e il reclutamento nei «pulcini» del Bari. Tra un allenamento e l’altro, ha frequentato corsi di nuoto conseguendo diversi brevetti. Da quel momento, la sua carriera non si è fermata fino a quando non è approdato nell'olimpo della massima serie, al Sassuolo (Primavera e prima squadra), società che detiene il suo cartellino. E a Sassuolo, formalmente, il giovane barese tornerà dopo la fine del prestito al Frosinone («girato» al Monopoli).

Giacomo Manzari, nello spogliatoio emiliano «Jack», proviene da una famiglia normalissima che abita in una palazzina del quartiere San Girolamo di Bari: si è costruito da solo e ha fatto la classica gavetta in silenzio, «protetto» dal papà Nicola che lo segue dappertutto anche nelle trasferte. Dopo una parentesi nella Carrarese (con 29 presenze e 3 gol), è approdato in prestito al Frosinone che, a sua volta, lo ha girato successivamente al Monopoli dove ha appena concluso una stagione di tutto rispetto (con 35 presenze) totalizzando 9 gol e 7 assist. In tanti ricordano la tripletta nell'incontro di aprile contro il Latina che ha segnato la remuntada del Monopoli, perfomance che richiama altri due tris di gol di Manzari con la Primavera del Sassuolo (gara contro l’Empoli) e la Primavera del Bari. Qualche giorno fa, Manzari si è congedato dalla piazza biancoverde pubblicando un video su Instagram che lo ritrae in diverse zone nel centro del sud barese, accompagnato da un post in cui ringrazia sia i compagni di squadra che i tifosi monopolitani.

Nella stagione appena conclusa con il Monopoli, c’è chi ritiene lei sia stato un po’ sacrificato nella prima parte del campionato.

«Sono andato a Monopoli per fare la seconda punta, mi è stato chiesto di fare la mezzala o altri ruoli non propriamente miei, che comunque ho accettato nell'interesse della squadra. Poi, gli schemi sono cambiati e i risultati non sono mancati».

Il suo cartellino è del Sassuolo, il 30 giugno prossimo scade il prestito al Frosinone, squadra nel frattempo promossa in serie A. Qui non si è sentito a casa con Fabio Grosso, il ds Angelozzi e il suo braccio destro Doronzo, tutti con una storia biancorossa?

«Mister Grosso mi ha allenato sia a Bari che a Frosinone. Anche Angelozzi e Doronzo hanno avuto modo di conoscermi...».

Tuttavia, l’anno scorso, durante il ritiro col Frosinone, per lei cambiarono i programmi in corso d’opera. E si è ritrovato a Monopoli pur di non rischiare una stagione di incertezze.

«Il mio unico interesse era giocare per poter esprimere il meglio di me stesso».

E i risultati sembrano averla premiata.

«Non posso che essere felice per questo».

Inutile nasconderlo, ma quello con il Sassuolo è stato un colpo di fulmine. Appena arrivato, non ancora 18enne, ha vinto il premio come miglior giocatore nel torneo «Città di Vignola».

«A Sassuolo mi sono sentito a casa fin dal primo giorno. Per questo, le immagini dell’Emilia piegata dall’alluvione mi hanno rattristato molto. Il Sassuolo mi ha regalato l’emozione di solcare per per la prima volta, a 19 anni, il campo della serie A, a Cagliari, sia pure in uno stadio vuoto causa emergenza Covid. Ma per me si era realizzato un sogno».

È vero che ha pianto quella volta?

«Assolutamente sì, ero felice».

Se si paragonasse a un campione a chi si ispirerebbe?

«Ce ne sono tanti, ma uno che sento vicino o guardo prevalentemente, anche per rapporto di maglia, è Berardi».

Cosa vede nel suo prossimo futuro?

«Un calciatore con tanta voglia di giocare».

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