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Un secolo di Juventus all’insegna degli Agnelli

Un secolo di Juventus all’insegna degli Agnelli

 
Mimmo Mazza

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Mimmo Mazza

Un secolo di Juventus all’insegna degli Agnelli

La foto di copertina ritrae Gianni Agnelli, Giampiero Boniperti e Umberto Agnelli, il libro «1923 – 2023 Agnelli – Juventus – La famiglia del secolo» scritto da Italo Cucci e Salvatore Giglio con le foto di Nicola Calzaretta e le prefazioni di Alessandro Del Piero e Fabio Capello

Giovedì 23 Febbraio 2023, 13:52

Quando i campionati e le classifiche si fanno nelle aule dei tribunali, rendendo quasi un inutile orpello le vittorie sul campo – di corto o lungo muso che siano – non resta molto altro che aggrapparsi ad una storia e a una tradizione ormai centenaria.

Con la foto di copertina che ritrae Gianni Agnelli, Giampiero Boniperti e Umberto Agnelli, il libro «1923 – 2023 Agnelli – Juventus – La famiglia del secolo» scritto da Italo Cucci e Salvatore Giglio con le foto di Nicola Calzaretta e le prefazioni di Alessandro Del Piero e Fabio Capello, coglie pienamente l’obiettivo, riappacificando noi tifosi juventini con la nostra squadra e la nostra maglia.

Nel volume, elegante e ricco di fotografie in grado di aprire varchi immensi e anche dolorosi, come nel caso della tragedia dell’Heysel, nei ricordi dei tifosi bianconeri, c’è il racconto di una squadra divenuta per tanti la Fidanzata d’Italia, con l’inconfondibile stile Juventus: «Sempre uguali i dirigenti, sempre fedeli i soci, sempre uniti i giocatori, mai troppo lodati, mai troppo rimproverati, in quest'ambiente vi è una cosa: l'educazione non solo sportiva, ma anche sociale». Stile periodicamente smarrito ma poi sempre puntualmente ritrovato. Uno stile che inevitabilmente abbraccia la famiglia Agnelli: da Gianni, l’Avvocato che nel 1955, si smarcò dal ruolo di presidente lasciando oneri e onori al fratello Umberto che potè contare su Giampiero Boniperti, capitano di lungo corso e bomber scaltrissimo in reparto offensivo fortissimo, con l’argentino terribile Omar Sivori e il gigante buono gallese John Charles. Poi Boniperti fu a sua volta presidente nell’era Agnelli, gestendo la società con rigore: celebri erano le trattative sui rinnovi dei contratti, chiuse in pochi minuti, senza nulla concedere a procuratori e chiacchiere. La Juventus di allora era un mix formidabile, formato dal genio di le roi Michel Platini e dalla disciplina ferrea dei vari Scirea, Tardelli, Cabrini, Gentile. Furono decenni contrassegnati da campioni puntualmente omaggiati da France Football con il Pallone d’oro: Paolo Rossi, Michel Platini, Roberto Baggio, Zinedine Zidane, Pavel Nedved e Fabio Cannavaro. Già, Cannavaro, l’azzurro bianconero campione del mondo nel 2006, l’anno dello scandalo di Calciopoli e la retrocessione in B della Juventus, atto interruttivo della saga degli Agnelli, poi riscattata da Andrea con 9 scudetti e pure le ombre degli ultimi mesi. E allora, nei giorni di inchieste e accuse sulla presunta “malafinanza”, osservata da tutti ma imputata solo alla Juve, il tifoso bianconero può solo consolarsi rileggendo la storia straordinaria della Juventus degli Agnelli, che anche sotto la nuova regia di John Elkann - il favorito del nonno, l’Avvocato - ha mantenuto nel suo dna il principio base dello stile della Vecchia Signora, quel mantra bonipertiano che recita perenne: «Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta». Fino alla fine.

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