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Buongusto
ANTONELLA MILLARTE
25 Novembre 2017
RACCOLTA - Le olive sono pronte per fare l'olio nuovo
di ANTONELLA MILLARTE
BUONGUSTO - Frantoi al lavoro, mentre un consumatore sempre più distratto pensa troppo spesso solo al costo, dimenticando il gusto e le proprietà nutraceutiche della collezione di oli prodotti in Italia. La Basilicata, terra di olive da olio e da mensa eccellenti, prosegue il suo impegno verso la valorizzazione del prodotto locale ed ha presentato la domanda di riconoscimento della Indicazione Geografica Protetta “Olio Lucano” che l’Associazione di Organizzazioni di produttori del comparto oleario invierà insieme alla documentazione ed al disciplinare di produzione al Mipaaf.
L’attenzione dell’assessorato regionale guidato da Luca Braia verso il settore olivicolo si può tradurre in cifre. In Basilciata ci sono cinque milioni di piante di olivo, distribuite su 28mila ettari di territorio, con oltre 27 varietà autoctone tra cui le più famose sono Ogliarola del Bradano delle Colline Materane, la Maiatica di Ferrandina e l’Ogliarola del Vulture. In pratica, una piccola industria della bontà e che è composta da circa 30mila le aziende e 145 frantoi attivi, gran parte ancora aperti per la campagna olivicola 2017 in corso.
In Basilicata è presente una sola DOP riconosciuta, che è quella dell’olio del Vulture, su 46 marchi a denominazione dell’Italia.
Dopo un percorso durato due anni, le sei organizzazioni di produttori (Apo; Olivicola Lucana, Oprol, Assoprol, Olivicoltori lucani e Uprol) che rappresentano insieme oltre 11mila olivicoltori, circa 8300 ettari di uliveti e 35 trasformatori, hanno costituito l’Associazione IGP olio lucano.
Dall’Associazione è stato inviato ufficialmente al Mipaaf il dossier contenente le relazioni storica, socioeconomica e tecnica oltre che il disciplinare di produzione con le specifiche atte a delineare l’olio lucano che potrà fregiarsi di tale denominazione di qualità, rispettandone le caratteristiche organolettiche e chimico-fisiche sia in fase di produzione che di trasformazione.
Le parole d’ordine di questo percorso che vuol dare valore all’olio lucano sono: aggregazione, tracciabilità, identità territoriale e difesa della tipicità dell’olio extravergine di oliva locale. Ma una volta ottenuto il marchio, a fare la differenza sarà la cultura alimentare e la scelta sullo scaffalefatta dai consumatori ogni giorno.
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