Tutti in silenzio davanti al giudice per le indagini preliminari Barbara Nestore. Salvatore Buccarella (detto Totò Balla), Umberto Attanasi (alias Robertino L’americano), il figlio Pasquale, e Vincenzo Schiavone (detto Pasulicchio), nella giornata di ieri si sono avvalsi della facoltà di non rispondere dal carcere di Lecce e da quello di Secondigliano, nel napoletano, dove è stato riaccompagnato il boss Buccarella.
I quattro, lunedì scorso, sono stati raggiunti da un decreto di fermo richiesto dal pubblico ministero antimafia Carmen Ruggiero, che ha coordinato l’attività d’indagine dei poliziotti della squadra mobile di Brindisi, guidati dal vice questore Giorgio Grasso. Devono rispondere del reato di associazione di tipo mafioso (per Salvatore Buccarella e Umberto Attanasi aggravata dall’averlo commesso in regime di semilibertà), nonché di una tentata estorsione aggravata dall’appartenenza alla Sacra corona unita, dall’agevolazione di associazione mafiosa e dal metodo mafioso. Salvatore Buccarella è assistito dagli avvocati Vito Epifani e Gabriella Di Nardo; Umberto Attanasi e il figlio Pasquale sono assistiti dai legali Laura Beltrami e Giampaola Gambino; Vincenzo Schiavone è difeso dall’avvocato Danilo Di Serio. Il pm antimafia ha richiesto la misura del fermo per la pericolosità sociale dei quattro e per il pericolo di fuga avendo, gli investigatori, intercettato i loro intenti omicidiari nei confronti del clan capeggiato da Raffaele Martena, che con le giovani leve aveva preso il controllo di un territorio fortino dei vecchi boss capeggiati da Buccarella e dal suo fedele affiliato Umberto Attanasi.
Le oltre 100 pagine del decreto di fermo, oltre a ripercorrere la storia della Sacra corona unita, la scissione della frangia mesagnese da quella dei cosiddetti tuturanesi e il vuoto lasciato da Francesco Campana e occupato dalle giovani leve, ha svelato retroscena scottanti dietro l’attentato incendiario al Domus Cafè di Tuturano, preso di mira, secondo la ricostruzione del pm, perché luogo d’incontro storico del boss Buccarella e degli affiliati. Dunque, per far capire chi comanda oggi, il clan rivale, che si incontra in un altro bar poco distante, gli avrebbe dato fuoco. Nel provvedimento del pm si fa riferimento anche a un incontro dell’ottobre scorso in cui, in riferimento alla necessità di procacciare denaro, Pasquale Attanasi raccontava di essere a conoscenza del fatto che a Brindisi stavano per arrivare armi e, probabilmente, denaro. E a proposito di soldi, viene intercettato il disappunto di «Totò Balla» per il comportamento di una parente che aveva rifiutato i soldi per il mantenimento della famiglia da parte di una persona. Questo fatto, Buccarella l’ha confidato ad Attanasi a margine dell’incontro avuto in masseria nel giorno di Natale. Inoltre, dal decreto è emerso anche come, ciò che stavano ascoltando i poliziotti durante le intercettazioni relativamente agli incontri che organizzavano le rispettive famiglie dei boss, trovava conferma nelle foto postate sui social da parte dei familiari. Post che trovavano largo consenso sociale tra i vari internauti felici della reunion familiare dopo i 37 anni di carcere.