Da racconti e documenti viene fuori un copione da film. Mentre la Brindisi Multiservizi affondava, c’era ad esempio chi noleggiava una Jaguar come propria auto di servizio e presentava richieste di rimborsi per decine di migliaia di euro. A leggere le note spese nero su bianco, viene il capogiro. Con tutto quello che è accaduto in quella società negli ultimi venti anni, è un miracolo che sia ancora attiva e sia riuscita a schivare la scure della legge Madia, applicata in verità «all’italiana» in tutto lo Stivale.
Nella Bms ci lavorano cognomi «illustri», entrati con contratto a progetto e diventati presto colonne portanti della società. Dentro puoi trovarci di tutto, anche il cognato del politico, la cui famiglia magari affitta pure il proprio locale alla Bms per adibirlo a ufficio Parcheggi (eppure di spazi ampi e inutilizzati, nella sede della partecipata del Comune, ce ne sono parecchi). Così come capita di imbattersi in storie come quella della Fiat Panda «fantasma», per l’uso della quale ogni anno venivano versati a una società decine di migliaia di euro. L’aspetto ancora più incredibile della vicenda è che, bloccati i pagamenti dall’attuale amministratrice Rossana Palladino, da otto mesi nessuno viene a riprendersi l’auto.
E poi le inefficienze. Tante. La Bms ha buttato alle ortiche un sostanzioso subappalto da parte di City Green Light per la manutenzione della pubblica illuminazione, e questo perché i lavori commissionati spesso non venivano realizzati. Addirittura tanti pali della luce sono spariti dalle pubbliche vie e sono ricomparsi in ville private. E ancora: il servizio di guardiania del dormitorio di via Provinciale San Vito, sempre «a chiamata», senza uno straccio di carta che legittimasse la Bms a farsi pagare le fatture per i servizi offerti. E poi i dipendenti assegnati al servizio di rimozione coatta delle auto rimasti inoperosi per anni.
Fino ad arrivare a storie torbide, come le numerose liti furibonde scoppiate tra dipendenti (alcune con l’utilizzo di oggetti contundenti), ma anche tra un responsabile della Bms e un politico, svenuto a terra per qualche secondo. Quel responsabile (oggi delle aree verdi e della sede della società) è Sandro Trane, protagonista della zuffa durante l’assemblea dei lavoratori dei giorni scorsi e per questo attinto da provvedimento disciplinare. Trane vuole vuotare il sacco e rivendicare che «l’albero del male da estirpare» non è lui, che anzi in questi anni ha denunciato (e si è perfino autodenunciato) più volte. «Leggo dichiarazioni dell’ex sindaco Riccardo Rossi dove sostiene che certi episodi (ossia le colluttazioni, ndr) non si sono verificati negli anni scorsi. È falso. Durante il suo mandato da sindaco, io ho alzato le mani a un consigliere comunale - rivela Trane - mentre ero in servizio: mi sono autodenunciato verbalmente all’amministratore unico ma non sono stati presi provvedimenti nei miei confronti. Ci sono state altre pesanti liti, ma ci si è sempre girati dall’altra parte, anche davanti a episodi di gravissima violenza». Trane ha anche presentato un esposto alla Forestale per l’incendio che si verificò all’interno del parco Cillarese, «partito dai cumuli degli sfalci vegetali che il responsabile del settore ordinò di depositare nel parco».
«Negli ultimi anni - rivendica il dipendente della partecipata - ho denunciato diversi casi di mala gestio, e mi fa sorridere che gente come il consigliere Francesco Cannalire parli di uso disinibito dell’auto di servizio, che per carità, ci sarà pure stato, ma che certamente non ha determinato il buco milionario che si è prodotto in questi anni, durante i quali ho visto di tutto nella Bms. Come mai durante la precedente amministrazione non si è mai denunciato il caso dell’auto fantasma, per la quale venivano fatti bonifici su bonifici nonostante la società disponga già di un parco mezzi? Ci tengo comunque a sottolineare che l’autista al quale era stata affidata questa auto è esente da colpe».
Ma Trane vuole togliersi sassolini anche sulle gestioni antecedenti. «Il consigliere Lino Luperti sostiene che la società vada lasciata fallire perché ci sono sprechi e tanti vagabondi. Immagino che da questo contesto sia esclusa l’assunzione di un suo familiare nella Bms negli anni in cui era assessore o l’affitto pagato dalla società su immobili riconducibili alla sua famiglia. Troppo facile - osserva Trane - guardare la pagliuzza negli occhi degli altri e non accorgersi della trave nei propri occhi».
Per il finale di questo racconto nelle viscere di una società che ha condizionato la vita amministrativa ed i circuiti democratici della città, non poteva mancare un grande classico: il politico benestante che si reca alla sede della Bms per riprendere la propria auto portata via dal carro attrezzi e che strappa l’autorizzazione dai piani alti a non pagare quanto dovuto. Dalla bagatella agli episodi più gravi, è tutto al vaglio degli investigatori.