Nel 1980 qualcuno, dopo essere riuscito a entrare nella cattedrale di Brindisi forzando la porta laterale, riuscì a rubare il «paliotto» in argento napoletano del Settecento che copriva la parte anteriore dell’altare principale, senza che nessuno se ne accorgesse. Sono stati necessari 44 anni per riuscire a trovare parte dell’opera, costituita da due placche che rappresentano San Leucio d’Alessandria e San Pelino, prelato di origine albanese, vescovo a Brindisi nel VII secolo, oggi patrono di Sulmona. Il ritrovamento è merito dei carabinieri del nucleo di tutela del patrimonio artistico e saranno gli stessi investigatori a consegnare le due placche al parroco della cattedrale, don Mimmo Roma. La cerimonia si svolgerà nella mattinata di domani, con inizio previsto alle 11. «Qualche tempo fa c’è stata la telefonata», racconta don Mimmo Roma, che domenica sera ha anticipato la bella notizia a conclusione della messa. «Una telefonata inaspettata visto il lasso di tempo trascorso», aggiunge.
«Poi c’è stato il riconoscimento e finalmente ci sarà la restituzione alla cattedrale di quel che era stato rubato». Le ricerche non si sono mai fermate. Si sono succeduti vescovi e parroci da quando, 44 anni fa, don Mario Guadalupi scoprì il furto. La svolta risalirebbe alla scorsa primavera, quando i militari sono riusciti a intercettare parte del paliotto che al centro aveva una raffigurazione della Madonna e ai due lati le rappresentazioni dei due vescovi santi, nella cronotassi della diocesi di Brindisi e Ostuni, anche patroni della città capoluogo, prima di San Teodoro e San Lorenzo. Le opere, probabilmente, erano destinate a diventare oggetto di una compravendita illegale. Il paliotto venne commissionato nel 1706 dall’arcivescovo brindisino Barnaba De Castro ad Antonio Avitabile, un argentiere napoletano. Poche le pubblicazioni dedicate all’opera. Di rilievo quella scritta dal brindisino Rosario Jurlaro, che raccoglie alcune foto consultate per accertare la veridicità delle opere ritrovate.