BRINDISI - L’Autorità portuale non potrà prorogare la concessione demaniale della banchina. Enel - salvo ipotesi al momento ignote - sarà quindi costretta a lasciare dall’1 gennaio 2025 il molo dove fino all’anno scorso veniva movimentato il carbone (la concessione, alla luce della proroga annuale garantita nel 2023, scadrà il 31 dicembre 2024). L’Autorità di regolazione dei trasporti, che è un organo indipendente, nelle scorse ore ha chiarito all’ente portuale che non è possibile rilasciare concessioni demaniali se l’istanza non è corredata da un Piano economico finanziario. Enel non movimenta carbone da un anno, ed essendo il phase-out previsto per il 31 dicembre 2025, non è nelle condizioni di giustificare una istanza di concessione demaniale per come la richiede Art e per come è disciplinato nel nuovo Regolamento per le concessioni demaniali.
Già nel dicembre del 2023 l’ente portuale concesse una proroga annuale al colosso energetico, nonostante il parere negativo dell’Art. Si potette fare in quanto il nuovo Regolamento sulle concessioni demaniali non era ancora entrato in vigore (vige dal primo gennaio 2024). La nuova normativa vieta agli enti di prorogare una concessione demaniale in mancanza di un piano di investimenti. Enel, come detto, ha come unico obiettivo quello di garantire la sicurezza energetica del Paese, così come richiesto dal Mase. Ma per il colosso energetico potrebbe adesso perfino configurarsi l’ipotesi di una occupazione abusiva dell’area demaniale a partire dal primo gennaio 2025.
C’è da evidenziare un altro aspetto, che concorre a complicare la vicenda: l’Autorizzazione integrata ambientale rilasciata a Enel prevede che l’impianto possa essere in esercizio solo previo utilizzo delle opere ambientali prescritte, e tra queste rientrano anche le infrastrutture presenti in banchina, che consentono la movimentazione (a questo punto eventuale ed emergenziale) del carbone in sicurezza. Pertanto, sarebbe da comprendere come si inquadra l’ipotesi eventuale dello scarico del carbone nel porto di Taranto, per poi trasportarlo con i camion fino a Cerano. Nello scenario peggiore (ma comunque concreto) per la società, potrebbe anche accadere che l’Autorità portuale decida di procedere - forte del parere dell’Art - allo smantellamento delle infrastrutture presenti in banchina, agendo poi in danno di Enel.
L’ente portuale da tempo è in pressing per accelerare la liberazione di quella banchina. Grimaldi e le società che vogliono realizzare componenti per gli impianti eolici off-shore, infatti, hanno chiesto di poter utilizzare proprio l’area occupata da Enel e dalle sue attrezzature, e non possono aspettare altri quattro-cinque anni (tra la fine delle esigenze di sicurezza energetica e i lavori di smantellamento). Occorre partire subito. Del progetto di Grimaldi si sa che vale complessivamente 60 milioni di euro e 240 occupati diretti. È prevista la realizzazione di una grande piastra logistica su una superficie di 20mila metri quadri (che dovrebbe comprendere la zona franca doganale e la banchina di Enel), dove movimentare soprattutto automotive attraverso le car carrier. In una prima fase, l’investimento sarebbe da 30 milioni di euro e 120 addetti. Una volta completate le opere di infrastrutturazione portuale, Grimaldi investirebbe altri 30 milioni e occuperebbe ulteriori 120 unità.