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Brindisi, ex delegazione del Casale: «Aprite quel centro migranti le firme frutto di xenofobia»

 
andrea pezzuto

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andrea pezzuto

Brindisi, ex delegazione del Casale: «Aprite quel centro migranti le firme frutto di xenofobia»

Il centrosinistra non crede a un utilizzo diverso: «Impossibile prima del 2029 e senza personale. Rischio degrado». E criticità anche a Tuturano

Sabato 13 Aprile 2024, 13:13

La destinazione dell’ex delegazione del Casale è il nuovo fronte di scontro tra maggioranza e opposizione. L’amministrazione Rossi intercettò un finanziamento del ministero dell’Interno retto allora da Matteo Salvini per recuperare l’immobile e trasformarlo in un centro di accoglienza per minori stranieri non accompagnati. Ne seguirono proteste da parte di centinaia di residenti che apposero la propria firma nell’ambito di una petizione popolare organizzata da FdI e Lega. Terminati i lavori, la maggioranza di centrodestra ha fatto sapere che vuole rispettare quella volontà popolare e non destinare quindi la struttura ai ragazzini in fuga dai loro Paesi. Una scelta che porta il capogruppo del Pd Francesco Cannalire a parlare della vicenda come di «un nuovo caso pista ciclabile» ed a preannunciare la presentazione di un’interrogazione.

«In questa vicenda - attacca Cannalire - si rischia di scadere nella solita inconcludente demagogia, già vista con la pista ciclabile di viale Aldo Moro. Una ‘annuncite’ solo per assecondare le pulsioni di una parte della maggioranza, capitanata dal vicesindaco Oggiano, che teme di essere sconfessata anche su questa questione, utilizzata strumentalmente in campagna elettorale. Se la precedente amministrazione non avesse avuto il finanziamento, quella struttura sarebbe rimasta ancora nel degrado». Per il dem, destinare l’immobile a delegazione comunale è un intento condivisibile, ma occorre chiarire che non potrebbe avvenire prima del 2029: «Noi siamo disponibili a ragionare di una riapertura della delegazione, perché consideriamo importante ripristinare un presidio comunale. Ma per fare questo bisogna rispettare un periodo vincolante di almeno cinque anni dalla fine dei lavori. L’amministrazione comunale, quindi, ha due strade: attendere i tempi previsti dagli impegni vincolanti con il ministero o rifondere l’intero importo del finanziamento, pari a circa 600mila euro, per avere mano libera. Se non ha le risorse, dovrà attivare subito le procedure per assegnare a finalità sociali il bene. Anche perché l’inerzia accresce il pericolo di atti vandalici e furti in una struttura che è completa e aspetta di essere utilizzata».

Il consigliere comunale Riccardo Rossi ha vissuto la vicenda da vicino, essendo stato il sindaco che ha ottenuto il finanziamento per recuperare quella struttura inagibile. Contro di lui si scagliarono centinaia di residenti del quartiere. Ma Rossi imputa quella reazione al fatto che «Oggiano, attraverso una narrazione a tratti xenofoba, paventò l’arrivo di migranti che avrebbero posto problemi di sicurezza. Un racconto non veritiero, dato che quell’edificio diventerebbe un centro accreditato dal dipartimento Immigrazione del ministero, verrebbe gestito da professionisti e accoglierebbe pochi minori individuati dal ministero. Sarebbe una procedura controllata». Rossi, tra l’altro, è molto scettico sulla possibilità di riaprire una delegazione comunale: «Dove trovano personale da dislocare in quella delegazione? Già quella di Tuturano viene aperta una sola volta alla settimana e per il centro anziani di Bozzano si continuano a incontrare notevoli difficoltà. Se ci aggiungiamo che a fronte di 45 pensionamenti previsti tra il 2023 e 2024 non si è ancora assunto nessuno, si comprende come sia impensabile aprire un’altra delegazione».

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