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Porto di Brindisi, nuovo investimento da 200 posti

Porto di Brindisi, nuovo investimento da 200 posti

 
andrea pezzuto

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Porto di Brindisi, nuovo investimento da 200 posti

Ma resta il parere negativo del Comune. Rossi disse: «No ad altri insediamenti produttivi vicino al castello» e il progetto di potenziamento del sito si estenderà su ulteriori 5mila mq

Giovedì 28 Marzo 2024, 14:46

Duecento nuovi posti di lavoro in arrivo nella cantieristica navale. L’amministratore del consorzio Cantieri Riuniti del Mediterraneo, Domenico Di Palo, ha presentato ieri mattina al presidente dell’ente portuale Ugo Patroni Griffi, al sindaco Pino Marchionna e all’assessore all’Urbanistica Massimiliano Oggiano un progetto di potenziamento delle attività del cantiere situato nei pressi del «Marina di Brindisi».

Il progetto prevede la realizzazione di un pontile per l’attracco di navi su un’area di oltre 5mila metri quadri e la demolizione di una piattaforma per l’allargamento e il posizionamento di un travel lift, utilizzato per sollevare le navi dall'acqua e per trasportarle sul molo. L’investimento è subordinato all’ottenimento di fondi rivenienti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Ma in questa vicenda c’è un «però». Nella nota ufficiale diramata dall’Autorità portuale si legge che l’ente, assieme al Comune di Brindisi, «supporterà l’investimento che, oltre a dare un nuovo rilevante slancio all’industria cantieristica locale, creerà almeno altri 200 nuovi posti di lavoro». Tuttavia, la posizione ufficiale del Comune è contraria a qualsiasi nuovo insediamento in quell’area.

La precedente amministrazione, infatti, nel dicembre del 2022 ha approvato in consiglio comunale una delibera con la quale ha espresso parere contrario alle previsioni del nuovo Piano regolatore portuale, anche con riferimento a nuovi insediamenti negli spazi attigui il Marina di Brindisi. Delibera impugnata dall’Autorità di sistema portuale con ricorso straordinario al presidente della Repubblica.

L’Authority, nel nuovo Piano regolatore portuale, prevede per quelle aree l’ampliamento della funzione del diporto nautico attualmente svolto e il potenziamento del distretto dedicato alla cantieristica navale attraverso la realizzazione di strutture a mare che consentano di estendere le attività anche a navi di dimensioni superiori.

L’amministrazione Rossi, però, ritenendo quella un’area di interazione città-porto, ha osservato che «sono ammessi esclusivamente gli interventi consentiti per legge sul patrimonio edilizio esistente, con esclusione delle nuove costruzioni, e gli interventi di riqualificazione degli spazi esterni coerenti con le tutele del Pptr della Puglia. Sono ammessi installazioni, attrezzature e impianti funzionali allo svolgimento delle attività consentite».

A spiegare meglio il concetto è stato l’allora sindaco Riccardo Rossi, che in aula dichiarò: «Su quell’area sono previsti anche insediamenti produttivi, ma essendoci lì l’isola di Sant’Andrea e il castello, gli insediamenti produttivi non li vediamo rispondenti agli attuali strumenti urbanistici».

Cosa farà adesso l’amministrazione comunale? Revocherà in autotutela il parere sul Prp approvato dal consiglio comunale nel 2022?

Il vicesindaco Massimiliano Oggiano, interpellato sull’argomento, apre a questa ipotesi: «Credo che la priorità sia governare la transizione energetica, assorbendo tutti i lavoratori in uscita dal ciclo del carbone e dal petrolchimico. Immagino che nessun pregiudizio ideologico possa ostacolare questo intendimento e sono convinto che il consiglio comunale sia di questo avviso».

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