BRINDISI - Ancora in silenzio. Luigi Borracino, 18 anni, si è avvalso per la seconda volta della facoltà di non rispondere, dopo essere finito in carcere il 22 maggio scorso con l’accusa di aver ucciso, con premeditazione e per futili motivi, Paolo Stasi, 19 anni, il 9 novembre 2022, a Francavilla Fontana, davanti al portone dell’abitazione di via Occhi Bianchi in cui il ragazzo, suo amico, viveva assieme ai genitori.
L’indagato, ristretto nella casa circondariale di Brindisi, all’epoca aveva 17 anni e ieri mattina, non ha risposto alle domande della gip Paola Liaci del tribunale dei Minorenni che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare con l’accusa di omicidio, contestando le due aggravanti legate al sopralluogo effettuato cinque giorni prima e al movente, riconducibile al debito pari a 5mila euro, che Stasi aveva accumulato nell’ultimo anno per aver consumato dosi di droga, assieme alla madre, rimasta indagata a piede libero.
Borracino, difeso dall’avvocato Luigi Andriulo, è accusato di spaccio di droga dal gip del tribunale di Brindisi, Vittorio Testi, che ha contestato anche l’omicidio a Cristian Candita, 21 anni anni, ritenuto complice del 18enne. Anche per il gip di Brindisi sussistono le aggravanti della premeditazione e dei futili motivi. Stando alla ricostruzione dei fatti, basata sulla visione delle immagini delle telecamere presenti nella zona e sulle intercettazioni telefoniche e ambientali, Candita (difeso dall’avvocato Michele Fino) avrebbe accompagnato Borracino in auto, una Fiat Grande Punto di proprietà di un familiare (estraneo ai fatti) nei pressi di via Occhi Bianchi, e sarebbe rimasto ad aspettarlo in modo da garantirgli la fuga.
Borracino si sarebbe nascosto sul sedile posteriore, protetto dai vetri oscurati dell’auto, anche se per alcuni istanti il suo volto sarebbe stato illuminato dalla luce del display del telefono usato per chiamare Paolo Stasi e dirgli di farsi trovare davanti al portone con un pretesto. Per l’accusa, in quella telefonata durata venti secondi e fatta usando la modalità «sconosciuto», nell’erronea convinzione che non si potesse risalire all’autore della chiamata, Borracino avrebbe chiesto a Stasi di consegnargli la busta contenente dosi di droga che lo stesso indagato avrebbe lasciato a casa del 19enne un paio d’ore prima di ucciderlo.
Le fidanzate di Borracino e Candita, interrogate giovedì scorso, hanno respinto l’accusa di spaccio davanti al gip, spiegando di aver detenuto dosi di sostanza stupefacente esclusivamente per uso personale. La compagna di Borracino, M.M, 24 anni, è agli arresti domiciliari, mentre quella di Candita, S.C. 21 anni, è sottoposta all’obbligo di dimora. Sono entrambe difese dall’avvocato Michele Fino.