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Francavilla, 6 mesi dopo l'omicidio di Davide Stasi manca ancora l’imputato

 
Stefania De Cristofaro

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Stefania De Cristofaro

Francavilla, 6 mesi dopo l'omicidio di Davide Stasi manca ancora l’imputato

Delineato solo il contesto In base agli indizi emersi, si è potuto finora solamente ipotizzare un’uccisione maturata negli ambienti dello spaccio di «erba»: al momento iscritte nel registro degli indagati 5 persone

Sabato 06 Maggio 2023, 14:23

FRANCAVILLA - Sei mesi dopo l'omicidio di Paolo Stasi non ci sono risposte. Non ancora. Chi e per quale motivo lo ha ucciso? È ancora in libertà il killer del ragazzo di 19 anni, freddato nella prima serata del 9 novembre 2022 con due colpi di pistola davanti al portone dell'abitazione in via Occhibianchi, a Francavilla Fontana, in cui viveva con la famiglia. Libero è anche chi lo ha aiutato. Una, o forse, più persone.

L'inchiesta condotta in tandem dai pm Giuseppe De Nozza della procura di Brindisi e Paola Guglielmi della procura per i minorenni di Lecce non è sfociata in alcuna misura cautelare a fronte degli elementi raccolti dai carabinieri sotto forma di indizi. Le tessere del puzzle sono costituite dalle informazioni emerse dal traffico telefonico, in entrata e in uscita, sull'utenza che aveva in uso Paolo Stasi, dalle dichiarazioni rese da persone informate sui fatti e dalle immagini delle telecamere di videosorveglianza nel raggio di un chilometro dall'abitazione della famiglia Stasi.

Essendo in scadenza il periodo dei sei mesi, sono due gli scenari: la chiusura dell'inchiesta con la notifica dei relativi avvisi, passo che prelude alla richiesta di processo, o la richiesta di proroga per avere ulteriori riscontri con riferimento al contesto e ai ruoli degli indagati, in modo da blindare il quadro, eliminando zone eventualmente rimaste in ombra. Sono cinque i nomi iscritti sul registro degli indagati, tra cui quello di un ragazzo, amico della vittima, che all'epoca aveva 17 anni. Al giovane, ora 18enne, sono stati sequestrati 8.960 euro, ritenuti provento dello spaccio di droga, nel cui ambito sarebbe maturato l'omicidio, e una pistola a gas. Il 18enne sarebbe indagato assieme a un 19enne per omicidio volontario, aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi.

Il nome del 18enne sarebbe emerso sin da subito, una volta recuperati i messaggi sul profilo social della madre di Paolo Stasi e sul suo telefono cellulare. La donna è stata ascoltata in veste di persona informata sui fatti, sia a distanza di qualche giorno dall'omicidio che nelle settimane successive. In uno degli interrogatori, sarebbe stato precisato il ruolo del 18enne indicato come il giovane che avrebbe rifornito la droga per cessioni a terzi.

Sempre dall'analisi del traffico telefonico, è emerso che Paolo Stasi avrebbe incontrato il 18enne nella sua abitazione in via Occhibianchi attorno alle 15 il giorno in cui è stato ucciso. E che, quello stesso pomeriggio, alle 17,29 avrebbe ricevuto l'ultima telefonata dal 18enne. Il confezionamento delle dosi di droga, le cessioni, la rete degli acquirenti e i canali di rifornimento hanno portato a contestare la detenzione ai fini dello spaccio di sostanze stupefacenti. Contestate, inoltre, la detenzione e il porto in luogo pubblico di un’arma da sparo e le esplosioni in luogo pubblico.

Le telecamere di videosorveglianza avrebbero ripreso due giovani in sella a uno scooter, nell'orario compatibile con quello in cui il 19enne è stato raggiunto da due colpi di pistola. A sparare, il passeggero, ma l'arma usata non è stata ritrovata. Si tratterebbe di una pistola di piccolo calibro, stando a quanto emerso dall'esame autoptico, ma la relazione del medico legale non è stata ancora depositata. Ed è probabilmente questo il tassello mancante. La famiglia Stasi resta in silenzio, stretta in un dolore senza fine. «Attendiamo con fiducia la conclusione delle indagini e la risoluzione di questa vicenda drammatica», dice l'avvocato Domenico Attanasi che rappresenta i genitori del ragazzo.

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