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Brindisi, «Volevano ammazzarmi, stavo dando fastidio»

 
Stefania De Cristofaro

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Stefania De Cristofaro

Brindisi, «Volevano ammazzarmi, stavo dando fastidio»

Parla l’imprenditore citato come testimone dal pm della Dda. A processo i fratelli Morleo: Cosimo ritenuto mandante, Enrico esecutore materiale di entrambi gli omicidi, con le aggravanti della premeditazione e del metodo mafioso

Giovedì 27 Aprile 2023, 14:32

14:38

BRINDISI -«Dissi a Sergio Spada che avevo saputo che c’era stata una riunione, così mi riferì una persona: a quanto pare, volevano farmi fuori fisicamente. Sì, volevano ammazzarmi, perché stavo dando fastidio in Sicilia. E Sergio mi raccontò che a lui avevano detto che era meglio se fosse andato via da Brindisi». L’imprenditore citato come testimone dal pm della Dda di Lecce nel processo sugli omicidi di Salvatore Cairo e Sergio Spada, attivi nel settore del commercio di pentole e casalinghi, ha raccontato ai giudici della Corte d’Assise quanto sarebbe accaduto più di 20 anni addietro, nei mesi precedenti alla scoperta del cadavere di Spada e alla sparizione di Cairo, con i quali all’epoca aveva contatti commerciali essendo titolare di un’azienda di import-export di casalinghi.

Il corpo di Salvatore Cairo venne fatto e pezzi con una motosega e bruciato a maggio 2000. Sergio Spada venne ucciso a novembre 2001. Sotto processo ci sono i fratelli brindisini Cosimo ed Enrico Morleo, il primo ritenuto il mandante e il secondo esecutore materiale di entrambi gli omicidi, con le aggravanti della premeditazione e del metodo mafioso: secondo l’accusa imbastita dal pm Milto Stefano De Nozza, gli imprenditori avrebbero pagato con la vita l’aver intrapreso strade in concorrenza con quella della famiglia Morleo che avrebbero voluto una situazione di monopolio.

Il pm, nell’udienza del 21 marzo scorso, ha chiesto al testimone chi in quel periodo lo minacciò. «Questo non lo so», ha risposto l’imprenditore per poi aggiungere un altro dettaglio definito come «circostanza nuova» dallo stesso pubblico ministero. «Un’altra persona, sempre in questa riunione, disse: “Ma perché ve la prendete con quello, che non c’entra niente?”. Le parole furono: “Si deve tagliare la testa al serpente e non la coda” e io queste parole gliele dissi anche a Sergio». Stando a quanto riferito in udienza, la circostanza sarebbe stata riportata da un venditore che in quegli anni «lavorava con Morleo Cosimo».

«Era una persona che si avvicinava a me in Sicilia, perché lui stava nel trapanese, io ero nel ragusano e siccome aveva problemi delle volte di approvvigionamento, veniva qualche volta da me a caricare delle pentole, biancheria e quindi avevamo dei rapporti commerciali», ha spiegato l’imprenditore. E il pm ha chiesto: «Lei era la coda del serpente?». Risposta: «Sì». «E la testa chi sarebbe stata?». «Sergio», ha detto il testimone.

Quanto, poi, ai partecipanti alla riunione, l’imprenditore ha escluso che potessero essere siciliani, ritenendo possibile che si trattasse dell’area brindisina. Il teste ha precisato di non aver chiesto neppure chi fossero «perché sapevo - ha spiegato - che lui aveva dei buoni rapporti con Morleo». E ha aggiunto che quella persona gli disse: «Ti ho fatto un favore a dirtelo. Ti ho voluto avvisare, di stare tranquillo».

Il pm a questo punto ha chiesto: «Lei ha immaginato che il perimetro da cui arrivava questa riunione era quella dei Morleo?». Risposta: «Certo». Quella persona, stando alle dichiarazioni rese in udienza, sarebbe stata anche responsabile di un «bidone» ai danni dello stesso imprenditore. «Quando tornai a Brindisi per cercare di incontrarlo e vedere di recuperare qualcosa, lo invitai a pagarmi, a vedere quello che poteva fare e s’intromise Cosimo Morleo. Non personalmente, ma quando io gli telefonai, sentivo Morleo che diceva “Digli di venire qua, faccio io i conti con lui”. “Alla fine, il bidone che lui mi aveva fatto era stato pilotato da Cosimo Morleo perché voleva che io andassi via dalla Sicilia e lui aveva già avuto contatti e si era preso già alcune persone, collaboratori di aziende che io servivo, facendo prezzi stracciati. Mi ha danneggiato notevolmente», ha detto ancora il teste. La conferma del bidone pilotato sarebbe arrivata anche dallo stesso collaboratore di Morleo che riferì della riunione in cui si parlò di far fuori l’imprenditore. La stessa in cui si parlò anche della testa del serpente.

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