BRINDISI - Ambiente, salute e sviluppo: quelle appena trascorse sono state ore cruciali per il futuro del territorio brindisino. Mentre dall’Enel viene annunciato l’avvio anticipato della decarbonizzazione a Cerano, da Bruxelles arriva la notizia dell’implementazione della capienza del «Just Transition Fund» con la quota per l’Italia che aumenta da 364 milioni a 2,14 miliardi di euro e con la possibilità per Brindisi di essere inserita assieme a Taranto e al Sulcis Inglesiente.
«Via libera alla chiusura anticipata del Gruppo 2 della centrale termoelettrica “Federico II” di Brindisi a partire dal primo gennaio 2021: il Ministero dello Sviluppo Economico ha dato riscontro positivo alla richiesta presentata da Enel lo scorso gennaio», dice una nota della società elettrica, dalla quale si apprende che «si tratta della prima delle quattro unità produttive a carbone della centrale che si avvia alla chiusura definitiva», perché è stato avviato «negli scorsi mesi l’iter di permitting per la riconversione del sito con un impianto a gas ad altissima efficienza necessario per assicurare la chiusura completa dell’impianto a carbone di Brindisi entro il 2025 e per assicurare contestualmente la sicurezza della rete elettrica nazionale». E l’Enel ha fatto rilevare che «la chiusura anticipata del Gruppo 2 della centrale Federico II di Brindisi rientra nell’impegno di Enel per la transizione energetica verso un modello sempre più sostenibile».
«Questa è una buona notizia - ha commentato il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano – abbiamo lavorato con grande determinazione per convincere Enel a dismettere la centrale a carbone di Cerano e questo impegno è stato preso per il 2025. Dobbiamo dare atto ad Enel che ha preso questo impegno alla dismissione e lo sta mantenendo. La battaglia ambientale, che è la battaglia di tutti, la stiamo vincendo e questo è un presupposto fondamentale per la tutela della salute pubblica. Ovviamente la nostra attenzione resta alta anche sul nuovo modello industriale, perché i lavoratori e le loro famiglie vanno tutelati».
Il sindaco di Brindisi, Riccardo Rossi, ha invece fatto rilevare come si confermi «così il percorso avviato di dismissione dal carbone. Sebbene si tratti solo del primo passo non possiamo che accoglierlo positivamente. Di fatto si dismette un gruppo che produceva 660 MegaWatt e capace di bruciare fino a 2 milioni di tonnellate di carbone all’anno. Questo processo sarà costante e dovrà essere sostenuto anche dal Just Transition Fund».
Anche le associazioni ambientaliste si sono pronunciate: il Wwf ha auspicato che la decarbonizzazione si completi davvero entro il 2025; Greenpeace, invece, pur considerandola «un’ottima notizia» ha proposto che «a Brindisi si punti su rinnovabili e non su gas».
Ieri, ancora, ci si sarebbe dovuti incontrare in Regione per lo stop degli impianti Versalis: nulla di fatto. «Versalis non pensi di far pagare ai lavoratori le ordinanze. Se non sono condivise ci sono altre sedi per far valere le proprie ragioni, ma non ci si può sottrarre al confronto con le Istituzioni», ha detto il sindaco Rossi in un videomessaggio, esprimendo il proprio disappunto «per la decisione di boicottare l’incontro con la Regione e il Comune di Brindisi subordinandola al ritiro delle ordinanze» con cui il primo cittadino ne ha bloccato l’attività.