«Chiediamo uno scatto di cristiana umanità da parte di chi ha in mano gli strumenti per decidere e di farlo presto». È quanto chiedono il vescovo di Andria, monsignor Luigi Mansi; e l’arcivescovo di Catania e presidente della commissione per i problemi sociali e del lavoro della Conferenza episcopale italiana, monsignor Luigi Renna. Il riferimento è a quanto stanno vivendo gli operai della Minox di Minervino Murge, nel nord Barese, che da quasi un mese sono in presidio fisso dinanzi alla fabbrica dai cancelli serrati. La ditta ha prodotto contenitori in acciaio inox per alimenti fino a quando una sentenza emessa dal Tribunale di Lamezia Terme, dove c'è un’altra filiale aziendale, ne ha decretato la chiusura.
Una produzione ininterrotta per 30 anni, poi, lo scorso 18 maggio, ci ha pensato una sentenza di fallimento a far scattare l'esercizio provvisorio che il 20 giugno scorso è sfociato in una ingiunzione di licenziamento. In 37 - 25 in Puglia e 12 in Calabria - sono rimasti senza lavoro.
Mansi e Renna, quest’ultimo nato a Minervino, rivolgendosi alla curatela e alla giudice delegata, invitano a mettere «al centro non solo la legge con i suoi tempi e le sue procedure, ma le persone perché dietro ogni contratto fermo c'è una famiglia che aspetta, un padre che si sente impotente, delle comunità, quelle di Minervino e Lamezia che rischiano di perdere un pezzo importante della propria identità oltre alla speranza di andare avanti».
«La situazione è diventata drammatica», continuano evidenziando che gli operai «attendono che il tribunale di Lamezia Terme che ha disposto la chiusura e i licenziamenti, possa sbloccare in breve tempo la situazione accogliendo le soluzioni proposte per addivenire a una rapida soluzione della vicenda, nell’intento di far tornare queste persone a lavorare». "La Chiesa sostiene la posizione di questi lavoratori che chiedono solo la dignità e il diritto di poter tornare a lavorare nella loro azienda- concludono - e come parte della comunità, ci uniamo a questa speranza».