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Effetto Nordio in Puglia: la prima indagine salta a Barletta, ecco la mappa dei processi a rischio

 
Massimiliano Scagliarini

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Massimiliano Scagliarini

Effetto Nordio in Puglia: la prima indagine salta a Barletta, ecco la mappa dei processi a rischio

«Permesso illegittimo per un supermercato»: il fascicolo sarà archiviato. In Puglia cadono accuse a funzionari pubblici, sindaci ed ex magistrati

Sabato 13 Luglio 2024, 10:00

17 Luglio 2024, 16:19

BARI - Negli esatti minuti in cui la Camera votava l’approvazione del disegno di legge Nordio un ufficiale giudiziario stava notificando, a Bari e Barletta, un decreto di proroga relativo a una nuova indagine per abuso d’ufficio. Riguarda un caso molto sentito nella Bat, che sarà dunque - salvo una riqualificazione dell’accusa - il primo fascicolo a saltare per effetto del colpo di spugna voluto dal ministro Carlo Nordio e dalla maggioranza di governo. Un caso da manuale.

Il decreto di proroga, firmato dal gip tranese Lucia Anna Altamura, riguarda l’ipotesi di abuso d’ufficio formulata dal pm Francesco Tosto a carico di un dirigente e un funzionario del Comune di Barletta per la realizzazione di un supermercato Lidl a due passi dal fossato del castello. Una società immobiliare aveva acquistato un rudere, ottenendo nel 2020 un’autorizzazione unica (Pau) per demolirlo e costruire una struttura più grande da destinare, appunto, ad area di vendita. Quando la notizia è stata resa nota, è nato un movimento di protesta che l’anno successivo ha indotto il Comune ad annullare in autotutela il Pau: gli atti amministrativi sono stati ritenuti «parzialmente illegittimi per false rappresentazioni dei fatti». Ma nel frattempo era stato presentato un esposto alla Procura di Trani che illustrava gli stessi elementi messi a base della revoca disposta dal Comune.

Gli indagati sono i tecnici che avevano istruito il permesso. Si tratta di Donato Lamacchia, dirigente del Comune di Barletta fino alla revoca dell’incarico disposta nel 2021 dal sindaco Mino Cannito, e un funzionario dello Sportello unico, Ruggiero Dinoia, destinatari due giorni fa del decreto di proroga in cui si ipotizza, appunto, il reato di abuso d’ufficio abolito proprio il giorno della notifica.

Ciò che interessa di questa vicenda, più che le posizioni personali di Lamacchia (difeso dall’avvocato Ruggero Sfrecola) e Dinoia, è l’effetto del venir meno della norma incriminatrice. A questo punto infatti la Procura di Trani ha due possibilità. La prima è chiedere l’archiviazione (perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato), oppure - se ne sussistono i presupposti - riqualificare l’accusa sotto una diversa fattispecie che potrebbe essere - in linea puramente teorica - il falso ideologico. (Si legga in basso la replica del legale di Di Noia)

Da oggi, dunque, non si può più indagare sulle ipotetiche violazioni di legge nel compimento delle attività proprie dei pubblici ufficiali. Secondo le stime rese note dall’Associazione nazionale magistrati, sono circa 4mila le sentenze di condanna per abuso d’ufficio che ora verranno cancellate a seguito dell’abrogazione del reato. Una fetta importante di queste condanne riguarda proprio i reati collegati ad edilizia e urbanistica, ovvero il rilascio di permessi illegittimi o comunque irregolari: il dipendente pubblico, a questo punto, non rischia più niente, purché non chieda nulla in cambio o sia sufficientemente bravo a non farsi beccare mentre incassa. Stesso identico discorso vale per i concorsi pubblici truccati: nascondere bene la mazzetta (o comunque fare in modo che la contropartita non sia denaro, vista la contemporanea riforma del reato di traffico di influenze) è garanzia di impunità assoluta. Bisogna comunque ricordare che l’abuso d’ufficio era già stato riformulato nel 2020, restringendone sensibilmente la portata e contribuendo al crollo delle condanne che - secondo il ministro Nordio - ne ha certificato l’inutilità.

L’obiettivo di «salvare i sindaci» dalla «paura della firma», in Puglia, farà cadere quale condanna. Come quella a un ex sindaco di Castellana Grotte, condannato insieme all’ex segretario comunale nel 2019 (pende appello) per aver demansionato il comandante della polizia municipale.

Ma l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio avrà come conseguenza anche il ridimensionamento di molti processi importanti, non solo nei confronti dei pubblici ufficiali: a carico dell’ex funzionario della Regione Puglia Antonio Mercurio, nei guai per gli appalti della Protezione civile, resta infatti la sola ipotesi di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio. Si assottiglierà, per lo stesso motivo, il processo barese che riguarda gli appalti dei Consorzi di bonifica. Diventeranno sicuramente più lievi le condanne di primo grado pronunciate a marzo nei confronti degli agenti penitenziari baresi per il presunto pestaggio di un detenuto con patologie psichiatriche: tra i reati contestati ad alcuni degli imputati c’era pure l’abuso d’ufficio. Ma ci sono anche i processi che riguardano i magistrati. A Potenza è in corso il processo-bis all’ex procuratore di Taranto, Carlo Capristo, per i suoi rapporti con l’Ilva: una delle accuse a suo carico è proprio l’abuso d’ufficio (da cui è stato assolto «perché il fatto non sussiste» nel primo processo, relativo a quando era procuratore a Trani). Stesso discorso per la condanna a 16 anni e 9 mesi (in primo grado) a carico dell’ex gip Michele Nardi, nel frattempo radiato dalla magistratura, che ora affronterà l’appello a Potenza: l’abuso d’ufficio dovrà essere stralciato dai capi di imputazione.

IL LEGALE DI DI NOIA: «NESSUN ILLECITO ACCERTATO A SUO CARICO»

«Si rileva, nell’interesse del geom. Di Noia, già funzionario dell’ufficio edilizia e non dello sportello unico, che proprio la circostanza che i fatti si riferiscano all’anno 2020 e che sia stato necessario notificare addirittura una richiesta di proroga d’indagini sta a significare che l’azione della Procura, certamente capillare, non ha consentito, dopo così tanto tempo, di accertare nulla d’illecito a suo carico». E' quanto scrive in una nota l'avvocato Mario Malcangi, difensore di Ruggero Dinoia.

«Al di là dello stop impresso dal legislatore con riferimento all’ipotetico e presunto abuso d’ufficio - conclude l'avvocato Malcangi - resta, sullo sfondo, la serenità del detto funzionario che, dopo innumerevoli anni di onorato servizio, svolto senza mai alcun rilievo, rivendica la correttezza del suo agire alieno da congetturali ipotesi di asserite falsità in atti (di cui si scrive) che mai hanno caratterizzato il suo agire».

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